06 ottobre 2008

 
     

Afghanistan 7 anni dopo : Talebani ancora forti , droga e corruzione
di Rico Guillermo

Domani, 7 ottobre, si compiranno sette anni dall'inizio della guerra in Iraq e, mentre gli Afghani cominciano a registrarsi per le elezioni presidenziali del 2009, per la cui tranquillita' si teme, il mondo politico e militare occidentale e' scosso dalle dichiarazioni del generale brigata Mark Carleton-Smith, comandante delle truppe britanniche, secondo cui la guerra contro i Talebani non puo' essere vinta.

"Non vinceremo questa guerra - ha detto infatti il generale in un'intervista pubblicata ieri - Si tratta di portarla a un livello di ribellione controllabile che non risulti una minaccia strategica e possa essere gestita dall'esercito afghano", aggiungendo che se i Talebani vogliono dialogare, questo potrebbe essere "precisamente il tipo di progresso" necessario per mettere fine alla ribellione.

Il ministro della Difesa afghano ha reagito affermando di ritenere quella di Carleton-Smith "l'opinione personale di quel comandante" e aggiungendo che "Il principale obiettivo del governo afghano e dell'intera Comunita' internazionale è avere successo in questa guerra al terrore", mentre il portavoce della Casa Bianca ha detto che i commenti del generale britannico evidenziano la necessita' che Stati Uniti, Nato ed esercito afghano lavorino sui fronti politico, economico e della sicurezza per vincere in Afghanistan.

Tuttavia lo stesso alto comandante militare americano in Afghanistan, Gen David D. McKiernan, aveva appena detto di aver bisogno di piu' truppe e aiuti economici nel minor tempo possibile poiche' la battaglia contro i ribelli si sta facendo piu' violenta. In una conferenza stampa tenutasi a Washington il primo ottobre, McKiernan aveva detto infatti ai giornalisti che la situazione della sicurezza nel sud ed est del paese continua a deteriorarsi.

Secondo McKiernan, le forze della NATO si trovano in una lotta molto dura contro una insurrezione che potrebbe peggiorare e che vede un aumento del numero di combattenti stranieri e del livello di violenza. "Le persone in genere non si sentono sicure - ha aggiunto - non hanno liberta' di movimento e coso' le truppe militari supplementari che sono state richieste sono necessarie il piu' rapidamente possibile".

McKiernan dice che egli ha bisogno di almeno 10.000 soldati in piu' per combattere i ribelli, oltre alle truppe promesse per il prossimo gennaio, ma e' difficile che venga ascoltato da Washington, data la situazione di crisi economica degli USA, anche se la Nato sta valutando l'opportunità di aumentare le truppe Isaf per assicurare la conduzione pacifica delle elezioni a settembre 2009.

Peraltro, secondo alcuni commentatori, l'ammissione da parte del comandante delle forze britanniche in Afghanistan, che la guerra contro i Talebani non possa essere vinta, porterà inevitabilmente alla rinnovata richiesta al governo britannico di avviare un ritiro completo delle forze armate da quella che e' diventata la prima linea nella guerra al terrore. Ma secondo altri, la Gran Bretagna e i suoi alleati della NATO non hanno alcuna alternativa diversa da quello di rimanere in Afghanistan fintanto che la regione costituisce una grande minaccia terroristica per l'Occidente.

Al 1 settembre in Afghanistan vi erano sottio il comando della NATO 47.600 truppe Isaf, di cui 17.790 soldati USA, 8.380 britannici, 3.220 tedeschi, 2.660 francesi, 2.500 canadesi e 2.350 italiani. Sono invece 19.000 i soldati Usa operanti nell'ambito dell'operazione 'Enduring Freedom'. Ma oltre 220 soldati della coalizione sono stati uccisi nel 2008, l'anno piu' mortale dall'inizio delle operazioni militari in Afghanistan nel 2001 contro i Talebani.

Tuttavia, secondo McKiernan, "Non è solo una questione più soldati. Si tratta di una questione di maggior governabilita', piu' aiuti economici, maggiore assistenza politica al governo dell'Afghanistan". Il generale ha detto inoltre di sostenere la proposta del ministro della Difesa afghano, Abdul Rahim Wardak, della creazione di una forza militare comune per la lotta contro i militanti su entrambi i lati del confine con il Pakistan, ammettendo comunque che si tratta di una frontiera "porosa".

In ogni caso, nonostante le vittorie militari ottenute inizialmente nel rovesciare il governo dei talebani e distruggere le infrastrutture terroristiche di Al-Qaeda in Afghanistan, i Talebani restano un nemico determinato ancora oggi come sette anni fa, mentre la maggior parte delle agenzie di intelligence occidentali riservatamente ammettono che al-Qaeda resta valida oggi come lo era all'inizio della guerra al terrore.

Ma il problema dell'Afghanistan non sono solo gli insorti. Un grave tarlo e' il commercio di droga, nel quale sembra essere coinvolto anche il fratello del presidente Karzai.

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Speciale pace

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