22 agosto 2008

 
     

Ciclone Zuma : fra accuse di corruzione e rischi di impunita'
di Giulia Alliani

Era il 5 agosto e il giudice aveva annunciato che il 12 settembre sarebbe stata comunicata la decisione: archiviazione o rinvio a giudizio per le accuse di frode, corruzione e riciclaggio per aver accettato sostanziose tangenti da un'azienda produttrice di armi francese.

Lui, Jacob Zuma, leader dell'African National Congress, l'aveva giurato: se l'avessero fatto finire in prigione per corruzione non ci sarebbe finito da solo e l'aveva dichiarato a Johannesburg (Sud Africa), sui gradini del tribunale, lanciando un chiaro messaggio ai suoi giudici. Aveva usato la lingua Zulu per dire, forse alludendo al presidente Thabo Mbeki, che avrebbe "chiamato qualcuno a testimoniare". Poi si era lanciato in una danza insieme ai suoi sostenitori esibendosi in una interpretazione personale di "Portami la mitraglietta", una nota canzone contro l'apartheid.

Pare che il piccolo show sia servito a galvanizzare soprattutto le forze più giovani del partito, guidate da Julius Malema, leader dell'associazione giovanile dell'ANC che, dopo il minaccioso vaticinio di Zuma ("La verità sarà svelata"), si era affrettato a dichiarare: "Il nostro presidente é la vittima di una congiura politica, e noi siamo certi che questo complotto sia stato ispirato dal Capo dello Stato (cioé Mbeki). Prima di mettere le mani addosso al vecchio dovrete metterle addosso a noi. Finché avremo vita nessuno arresterà Zuma".

E così, arrivati al 12 settembre, accogliendo il ricorso presentato dalla difesa, che chiedeva l'annullamento del procedimento contro l'ex vicepresidente Zuma per presunte "irregolarità procedurali", e ritenendo che ci fossero sufficienti motivi per considerare le accuse contro Zuma ispirate da ragioni politiche, una corte d'appello sudafricana ha deciso il non luogo a procedere nei suoi confronti, spianandogli la strada verso la presidenza del Paese. Non era infatti ancora passata una settimana che al presidente Mbeki venivano rivolti inviti sempre più pressanti da parte dell'ANC perché rinunciasse all'incarico, nonostante fosse ancora lontana la fine del suo mandato. Gli inviti, dopo breve resistenza, venivano accolti e, poche ore fa, il presidente Tabo Mbeki, ha accettato di rassegnare le dimissioni.

Nel dicembre scorso, Mbeki era già stato messo in minoranza nell’African National Congress, i cui iscritti gli avevano preferito il rivale Jacob Zuma. Pare che Mbeki, un uomo che ha trascorso in esilio metà della sua vita, nato in una famiglia di politici, laureato in economia in una università britannica, non condivida la passione del suo rivale per il ballo e le canzoni, interesse che molti suoi compatrioti sembrano invece apprezzare. Dicono che il presidente dimissionario, che si presenta sempre vestito con sobri abiti scuri, inorridirebbe all'idea di indossare il tradizionale gonnellino leopardato con il quale Zuma si é più volte presentato in pubblico.

A Mbeki si rimprovera di essere un centralizzatore, poco alla mano, assorto nei suoi impegni, lontano dal suo popolo, addirittura "un inglese dalla pelle scura". Eppure, grazie ai provvedimenti da lui adottati in economia, il paese ha fatto grossi passi avanti, attirando investimenti stranieri e favorendo lo sviluppo di una classe media. Certo, restano grandi sacche di povertà, dove la disoccupazione arriva anche al 40%, e in questo ambiente sembrano incontrare maggior successo le canzoni e i gonnellini di Jacob Zuma, anche se finora non risultano dati statistici che mettano in rapporto certe manifestazioni canore con il miglioramento delle condizioni di vita.

Che cos'abbia intenzione di fare Mbeki, dopo le dimissioni, non é dato sapere anche se corrono voci che potrebbe dedicarsi all'istituzione di una fondazione africana per la pace. Meglio definiti appaiono invece i progetti di Zuma, la cui attività risulta tutta rivolta a rimuovere qualsiasi ostacolo si frapponga tra lui e la conquista e il mantenimento della carica di presidente. Sventato, o quasi, il pericolo del rinvio a giudizio per corruzione, già sono in atto, fin dal congresso dell'ANP del dicembre scorso, che ha visto Zuma vittorioso, proposte e provvedimenti atti a garantire che certi pericoli non debbano mai più ripresentarsi.

Il caso più clamoroso e dibattuto rimane quello degli Scorpions, appellativo del Directorate of Special Operations (DSO): si tratta di una unità specializzata, istituita nel 1999, con il contributo formativo di Fbi e Scotland Yard, che si occupa in particolare di corruzione, ed é composta da investigatori e rappresentanti della pubblica accusa selezionati tra personaggi, anche plurilaureati, assai qualificati per preparazione ed esperienze. Secondo alcuni osservatori il contrasto tra questo corpo e la polizia sudafricana, spesso inefficiente, impreparata e, a volte, anche corrotta, non potrebbe essere più stridente.

La forza degli Scorpions viene fatta risalire, oltre che alla preparazione dei singoli componenti, al lavoro di squadra, per cui un caso viene seguito dall'inizio alla fine da tutto un gruppo misto, composto da investigatori e procuratori. Mentre, con i vecchi metodi, il rappresentante dell'accusa si trovava spesso senza i mezzi di prova necessari per incriminare un imputato perché la polizia non glieli forniva, il lavoro in team, grazie al rapporto continuo tra chi indaga e chi prepara il fascicolo per l'eventuale incriminazione, ha portato a risultati molto, forse troppo soddisfacenti. Infatti, nel corso degli anni, il DSO non solo ha ottenuto importanti successi contro il crimine organizzato, ma ha finito col toccare, con accuse di corruzione, anche uomini politici (tra i quali appunto Jacob Zuma), e importanti funzionari delle forze di polizia.

La sua attività ha quindi suscitato forti preoccupazioni e l'African National Congress vorrebbe ora far approvare due leggi (la National Prosecuting Authority Amendment Bill e la SAPS Amendment Bill) grazie alle quali lo scomodo DSO verrebbe smantellato. Un recente sondaggio ha dimostrato che il 90% dei cittadini sarebbe contrario al provvedimento e, intanto, circolano voci incontrollate, volte a screditare il DSO, secondo le quali, dietro agli Scorpions, ci sarebbe un complotto di paesi stranieri, o magari una presunta "vecchia guardia" risalente al periodo dell'apartheid. La discussione dura da mesi e, a parere di analisti e criminologi, se il progetto dovesse andare in porto, si tratterebbe di un colpo mortale alla lotta contro la corruzione.

Mentre Zuma si dichiara fieramente anti-Scorpions, accampando come pretesto l'esistenza nel gruppo di "alcune mele marce", la posizione di Mbeki è più sfumata, ma, anche nel suo caso, ci sono alcune ombre che si riferiscono alle disavventure di un commissario di polizia, stretto alleato del presidente, che aveva subito una perquisizione ed un arresto per presunta corruzione. Poco dopo, il direttore delle operazioni del DSO era stato sospeso e, in seguito, sebbene non ce ne fossero i presupposti, veniva arrestato dalla polizia, sempre per presunta corruzione, proprio il capo degli Scorpions, il quale però, ovviamente, veniva subito rilasciato.

Un avvertimento? Qualcuno lo crede possibile, ma Mbeki ha sempre sostenuto di non aver mai saputo nulla delle indagini sul suo alleato. Il dibattito sulle due leggi anti-Scorpions é in corso. I rappresentanti dell'ANC sostengono che investigatori e rappresentanti dell'accusa dovrebbero lavorare separati, che la Costituzione prevede una sola agenzia federale anticrimine e che l'attuale sistema misto non favorisce il coordinamento. Alcuni si spingono fino a dire che le indagini degli Scorpions su personaggi dell'ANC hanno motivazioni politiche. L'opposizione, alcuni istituti indipendenti, e molti rappresentanti della società civile si dichiarano fortemente contrari e prevedono, in caso di approvazione, un messaggio negativo a proposito della serietà con cui in Sudafrica si vuol combattere il crimine e, di conseguenza, un calo di fiducia da parte degli investitori esteri.

Viene anche ricordata una inchiesta giudiziaria indipendente del 2006 che raccomandava di mantenere l'indipendenza degli Scorpions, affermando l'inesistenza di problemi di incostituzionalità. Secondo Peter Gastrow dell'Istituto di Studi per la Sicurezza, un istituto indipendente, non affiliato a partiti, la soppressione del DSO "può solo minare l'immagine positiva del Sudafrica in termini di lotta al crimine e alla corruzione" e "lascia il fortissimo sospetto che nell'ANC vi siano alcuni personaggi chiave, in posizioni di comando, che vogliono far sparire l'unico organismo che prende di mira personaggi politici e uomini d'affari" Hugh Glenister, un uomo d'affari, che ha presentato una specie di ricorso preventivo, e Raenette Taljaard, della Helen Suzman Foundation, sostengono che sono incostituzionali le due leggi anti-Scorpions proposte dall'ANC. Secondo la Taljaard le due leggi avrebbero effetti devastanti sul principio di legalità, e sull'obbligo costituzionale dello stato di proteggere i suoi cittadini.

Oggi il Guardian riferisce che, sebbene nessuno lo ammetta chiaramente, ai piani alti dell'African National Congress pare siano in molti a ritenere che il compito principale del presidente ad interim che sostituirà MbeKi sarà quello di mantenere fuori dalla galera l'uomo che il partito ha deciso debba vincere le elezioni e diventare il prossimo presidente, e cioè Jacob Zuma. Per raggiungere lo scopo la nuova amministrazione dovrà fare proprio quello di cui il partito ha accusato Mbeki per farlo dimettere: esercitare la propria influenza politica sul potere giudiziario. Infatti i procuratori nel procedimento contro Zuma hanno presentato ricorso contro la decisione di proscioglimento del giudice Chris Nicholson del 12 settembre, e Zuma non può ancora considerarsi al riparo.

L'opposizione fa notare che l'Alta Corte ha sì bloccato il procedimento, ma a causa di presunte interferenze da parte di Mbeki, mentre, nel merito delle accuse di tangenti, nulla ha detto che scagioni Zuma. Porre Zuma al di sopra della legge - si fa notare - metterebbe a rischio la Costituzione più di qualsiasi altra decisione. L'opzione che rimane é quella di un'amnistia per tutti i reati associabili all'acquisto di armi. Gli interessati sarebbero molti e Zuma ha detto che, se fosse costretto a presentarsi in tribunale al banco degli imputati, comincerebbe a fare i nomi...

Speciale mani pulite

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Sudafrica: preoccupazione per il "principio Berlusconi"