17 giugno 2008

 
     

Penalisti : sospensione processi incostituzionale
di osservatoriosullalegalita.org

Anche l'Unione Camere Penali critica l'emendamento Vizzini-Berselli al disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di sicurezza con il quale si propone di introdurre la immediata sospensione di tutti i processi di primo grado in corso per fatti commessi prima del 30 giugno 2002, ad eccezione dei processi di criminalità organizzata e per delitti puniti con pena superiore a dieci anni.

Secondo il presidente UCPI, prof. Oreste Dominioni, "La prima e decisiva critica che va mossa alla norma sulla sospensione dei processi è la sua incostituzionalità per violazione dell'obbligatorietà dell'azione penale. La persecuzione dei reati che si vuole privilegiare risponde certamente, anch'essa, a un valore costituzionale, che però va bilanciato con il principio per cui tutti i reati devono essere perseguiti. Tale bilanciamento deve avvenire con i criteri della prevalenza e della ragionevolezza".

In questo caso, spiega Dominioni, "la prevalenza del valore che si vuole privilegiare, nella genericità del tutto approssimativa della norma di sospensione, non è per nulla individuabile. Inoltre, e forse soprattutto, manca completamente la ragionevolezza di una manovra di sospensione processuale, tanto indiscriminata quanto foriera di un'ulteriore grave dissesto dell'amministrazione della giustizia".

A giudizio del presidente UCPI, "Quella su cui si pretende di intervenire è una materia assai delicata, che richiede ben altre e più accorte misure legislative, che non compromettano gli apparati giudiziari già degradati al limite di rottura. Tanto meno interventi di tale genere non sono adottabili con decreto legge". L'UCPI ribadisce che alla crisi della giustizia si risponde "non con provvedimenti estemporanei e improbabili, ma con una riforma organica".

Anche l'ANM ha espresso dubbi sull'effetto dell'emendamento affermando che "Si tratta di un intervento di cui non si comprendono le finalità e che aggrava la già difficile situazione del processo penale" producendo "gravissime disfunzioni che deriverebbero dal generalizzato rinvio di un anno di migliaia di processi, anche per fatti di rilevante gravità" e che "la individuazione del termine del 30 giugno 2002, del tutto sganciato da qualsiasi riferimento, crea una ingiustificata disparità di trattamento tra i diversi imputati".

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