05 ottobre 2007

 
     

Il caso De Magistris e la solitudine di Falcone e Scopelliti
riceviamo e rispondiamo

Il Ministro Mastella protesta contro la Rai e in particolare la trasmissione "Anno Zero" di Michele Santoro e parla addirittura di "setta", di "Ku Klux Klan dell'informazione". Dice che "non gli sono mai piaciuti i processi in piazza" e cita un esempio: "L'anno scorso, quando mi hanno mi hanno mandato un avviso di garanzia per il Calcio Napoli, me ne sono stato zitto zitto, ho aspettato, non ho sollevato polveroni di alcun genere" (virgolettati da "La Repubblica").

Una replica alle ragioni di Mastella viene spontanea riprendendo le parole di Salvatore Borsellino il quale ha ieri in Tv ha rievocato l'indifferenza delle piazze prima e dopo l'uccisione del fratello Paolo. Così Rosaria Scopelliti dopo la morte del padre è andata via dalla Calabria ferita dall'indifferenza generale ed è tornata adesso perchè incoraggiata dalla risposta dei giovani calabresi sopo l'omicidio Fortugno.

Anche lei come tanti pensa che le piazze e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica possono essere l'antidoto per un sistema corrotto e malato che, altrimenti, stritolerebbe, una per una, le persone rimaste eticamente integre dentro e fuori le istituzioni. Sappiamo bene che i poteri forti hanno bisogno del silenzio per raggiungere i propri obiettivi. Sappiamo bene che in un sistema colluso con la criminalità i singoli magistrati onesti, i lavoratori dentro le aziende, gli impiegati non omologati hanno bisogno della solidarietà dei cittadini quando su di loro si apre l'ostracismo e scatta la reazione dei "Don Rodrigo".

Il film documentario di Marco Turco, "In un altro paese", tratto dal libro di Alexander Stille, è incentrato sulla storia del maxi-processo di Palermo e sul sacrificio dei due magistrati che lo resero possibile. Ripercorre, trent'anni di mafia e di intrecci tra Cosa Nostra e politica. Un film che fa vedere chiaramente come il percorso del Giudice Falcone prima della strage di Capaci: il procuratore capo gli tolse alcune inchieste, fu isolato all'interno del CSM, fu rimosso da Palermo con un trasferimento al Ministero e poi fu facile in un contesto ambientale fatto di silenzio dargli il colpo di grazia.

Quindi,a mio avviso, contrariamente a quanto afferma Mastella, la piazza, l'opinione pubblica potrebbero essere l'unico giubbotto antiproiettile valido che hanno a disposizione. Anche Borsellino, Scopelliti, Chinnici e i tanti altri servitori dello stato, commissari e uomini di scorta, forse non sarebbero morti se i cittadini si fossero sollevati nelle piazze e nelle tv per proteggerli dal silenzio creato ad arte su di loro. Un silenzio di cui si sono serviti i poteri forti per aspettarli al varco e trucidarli.

Domenico Ciardulli

Risponde il nostro presidente, Rita Guma:

Colgo l'occasione della sua lettera per precisare la mia posizione sul caso De Magistris.

Ritengo che qualora la decisione di trasferire il magistrato fosse stata nei poteri della politica, insorgere a sostegno del magistrato sarebbe stata una forma di critica politica all'inopportunita' della misura nel bel mezzo di una inchiesta riguardante proprio politici.

In questo caso, invece, la legge dispone che sia il CSM a valutare le carte e decidere sul trasferimento. L'organismo di autogoverno della magistratura e' elettivo e vede al suo interno componenti togati e componenti laici di ogni parte politica, quindi la rappresentativita' della categoria ai fini di indipendenza ma anche la 'vigilanza' esterna sono assicurate, come ha dimostrato il recente documento sul Sismi approvato dal CSM all'unanimita' ma che tanto polverone ha sollevato sia nella maggioranza che nell'opposizione parlamentare e nel governo (tanto da indurre un esponente di quest'ultimo a minimizzare 'CSM che?').

Mi sembra quindi che una protesta dei cittadini possa essere intesa anche come forma di pressione nei confronti di tale organismo e come tale essere financo controproducente nei confronti di chi si vuol difendere (ad esempio c'e' chi - per difendere De Magistris - ha parlato di 'abile sfruttamento dei media da parte sua'). E' per questo che l'Osservatorio non ha preso posizione sulla vicenda, anche se e' ovvio che anche la nostra associazione spera che possa essere fatta piena luce - se ve ne sono i presupposti - su malaffare e corruttele, nel pieno rispetto della legge.

L'Osservatorio si e' anche opposto in passato alla riforma Castelli sulle limitazioni alle informazioni alla stampa da parte dei magistrati ed oggi si oppone al ddl Mastella sulle intercettazioni, proprio perche' l'opinione pubblica non deve essere tenuta all'oscuro dei particolari inquietanti delle inchieste, mentre ai politici e' data viceversa la possibilita' di condurre piu' o meno occultamente campagne stampa contro i pm che conducono quelle inchieste, magari dietro la copertura dell'immunita' parlamentare.

Tuttavia, non solo ravviso alcune differenze fra le storie di Falcone e Borsellino e quelle attuali, ma, operando da un decennio in questo campo, non mi entusiasmo troppo quando vedo movimenti di cittadini, perche' mi chiedo sempre quanti - politici o meno - vedano nel sommovimento di molti contestatori spontanei solo un'occasione per acquisire visibilita' e futuri consensi politici.

Infine, da sempre sosteniamo la magistratura come istituzione ed e' evidente quanto ci stia a cuore la questione dell'etica in politica - abbiamo su questo un intero dossier - cosi' come condivido quanto detto dal pm Clementina Forleo sulle ispezioni ministeriali da inviarsi sui pm anche per i casi riguardanti i comuni cittadini e non solo quando ci sono i politici nel mirino delle intercettazioni e delle inchieste.

Tuttavia, seguendo noi tanti casi di cittadini indifesi alle prese con la giustizia, parafraserei la speranza di Forleo, augurandomi di trovare tanti magistrati strenuamente impegnati nelle inchieste riguardanti poveri cittadini sconosciuti quanto lo sono quelli impegnati in casi riguardanti personaggi famosi, e cio' senza nulla togliere alla necessita' di sanzionare i vari 'furbetti del quartierino', i cui reati danneggiano - talora gravemente - migliaia o centinaia di migliaia di persone.

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