18 luglio 2007

 
     

Esposto di cinque medici su ampliamento inceneritore di Ferrara
di

< prima parte

PARTICOLATO FINE ED ULTRA FINE (PM2,5 e PM 0,1) Le polveri fini sono prodotte principalmente da processi di combustione e più sono piccole le loro dimensioni più risultano dannose per l'uomo. Sono infatti in grado di superare agevolmente l'interfaccia alveolo capillare e penetrare nel torrente circolatorio. Si ipotizza che il danno possa essere sistemico a livello dell'intima vasale, grazie all'attivazione a cascata dei fattori dell'infiammazione e della coagulazione ematica in senso pro trombotico. Tra l'altro è accertato che quanto più è alta la temperatura di combustione, quanto più si ha la formazione di particolato ultrafine (nanoparticelle) non biocompatibile, in grado di entrare addirittura all'interno delle cellule. Va inoltre operata una distinzione all'interno dell'enorme quantità di particolato emesso dagli inceneritori. Infatti mentre la quota di PM10 (particolato "grossolano") immessa in atmosfera può essere significativamente ridotta dall'uso di adeguati filtri, per il PM2,5 (particolato "fine") solo una minima parte (5-30%) può essere trattenuta dai filtri a manica.

Per il PM0,1 (particolato "ultrafine"), non esiste alcuna possibilità di rimozione. E' importante notare che gli effetti sulla salute non sono tanto legati al peso del particolato per unità di volume, aspetto che è privilegiato dalla normativa vigente sul territorio nazionale quando si riferisce al limite di 50 µ/m3 di PM10; si trascurano infatti le più pericolose PM2,5. Il danno è invece correlato al numero delle particelle presenti che è inversamente proporzionale al loro volume aerodinamico. Bisogna quindi passare da una prevenzione che deve prediligere non tanto il calcolo meramente basato su di una unità di peso, ma la stima numerica degli inquinanti micro aerodispersi. Infatti alcuni dei dispositivi adottati per abbattere il peso degli inquinanti emessi nell'ambiente possono comunque facilmente consentire il raddoppio del volume totale delle polveri emesse, poiché consentono la produzione di particelle utrafini secondarie; che si formano cioè in atmosfera.

Per quanto riguarda il danno oncogeno è bene ricordare che la parte organica delle PM è composta da idrocarburi policiclici aromatici di varia origine. Ruolo importante tra questi svolge il 3-4 alfa benzo pirene che è lo stesso agente nocivo che si libera dalla combustione del tabacco. Su tale categoria di I.P.A. interviene l'enzima aril idrocarburo idrossilasi trasformandoli in epossidi alchilanti, che come sostanze cancerogene esplicano il loro effetto sull'epitelio delle ultime vie respiratorie, oltre a svolgere azione mutagena sul DNA. Lo studio MISA 2 (12), ha preso in esame 9.100.000 abitanti residenti in 15 città italiane dal 1996 al 2002. Ha dimostrato una significativa variazione percentuale positiva della mortalità e della morbosità (ricoveri ospedalieri) in relazione ad aumenti di 10 microgrammi per metro cubo (µ/m3) di NO2 SO2 e PM10 e di un milligrammo per metro cubo (mg/m3) di CO.

Importante è la positiva correlazione per l'aumento della mortalità/die per tutte la cause in relazione ai suddetti inquinanti, specialmente per le patologie cardio respiratorie. I danni maggiori riguardavano le classi di età estreme, dai 0 ai 24 mesi ed oltre gli 85 anni; le patologie degli apparati bersaglio erano preponderanti due giorni dopo il picco di PM10, sino a 4 giorni dopo per quanto riguarda l'NO2 ed il CO; l'incremento dei decessi avveniva entro 15 giorni, dimostrandosi ancora più accentuato nei mesi caldi. Riferendoci al PM10, se fosse già stato applicato il limite di 20 µ/m3 come previsto dalle normative europee dal 2010, si sarebbero evitati 900 decessi (pari al 1,4% sul totale); analogamente i valori inferiori di NO2 avrebbero comportato il risparmio di 1400 vite (pari all'1,7%).

L'effetto del particolato fine e grossolano, PM 2,5 e PM10 , è comunque da tempo documentato per quanto riguarda le patologie respiratorie quali l'asma e la broncopneumopatia cronica ostruttiva, e quelle cardiovascolari di carattere ischemico. Due grossi studi di coorte in America hanno mostrato che l'inquinamento atmosferico dovuto alle polveri fini causa aumenti nella mortalità per tutte le cause, ed in particolare per malattie cardiache e per tumori polmonari (13-14). Un aumento di 24,5 µg/m3 nell'inquinamento da polveri PM2,5 è risultato associato con un aumento del 31% nella mortalità per cause cardiopolmonari. E' stato anche dimostrato che bruschi aumenti nelle polveri fini emesse da inceneritori, per esempio a seguito di cambiamento nella direzione del vento, causano aumenti significativi negli infarti del miocardio.

La OMS, con un comunicato emesso il 14 Aprile 2005 (15), dichiara che non esiste livello accettabile di sicurezza per il PM2.5; e ciò contrasta con l'attuale assenza di limiti di legge. Ancora la OMS, il 15 giugno 2006, ha calcolato che in 13 città d'Italia con oltre 200.000 abitanti si sono verificati 8220 decessi/anno in conseguenza all'inquinamento da PM10 (16). La dispersione ambientale di microinquinanti da parte dell'inceneritore è poi più pericolosa perché meno controllabile di quella proveniente da altre attività antropomorfiche quali il traffico veicolare e le attività industriali.

Nel mese di giugno del corrente anno, all'interno della Relazione sullo stato delle conoscenze in tema di ambiente e salute nelle aree ad alto rischio in Italia, contributo del CNR per i lavori dell'VIII Commissione permanente ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, il dott. Bertolini, direttore del Programma Salute e Ambiente dell'OMS, ha rilasciato preoccupanti dichiarazioni. A proposito degli effetti dannosi delle polveri sottili ha sostenuto che "in Italia il 20% della mortalità è riconducibile a cause ambientali prevenibili", precisando che la pianura padana come alcune aree geografiche del Belgio e dell'Olanda è tra le più inquinate del mondo, specie per quanto riguarda le micropolveri. Ha inoltre ricordato che il pericolo principale è dovuto alle P.M2,5 che entrano subito in circolo nel torrente ematico. Il CNR sostiene inoltre che lo smog uccide in media 8200 persone all'anno nelle maggiori città italiane.

METALLI PESANTI I metalli pesanti quali Nichel, Berillio, Cromo, Cadmio e Arsenico aumentano il rischio di cancro al polmone. Alcuni subiscono un processo di bioaccumulazione nel corpo umano; il cadmio ad esempio ha un'emivita di 30 anni. Altri poi sono tossici a concentrazioni estremamente basse. Sempre il Cadmio per quanto riguarda l'assorbimento a dosi elevate è correlato al rischio di cancro e cardiopatie ischemiche; mentre anche a dosi bassissime interferisce coi meccanismi di riparazione del DNA ed aumenta la suscettibilità ad altri cancerogeni.

Il Mercurio in presenza di elevate temperature diventa un gas rimosso solo parzialmente da filtri speciali con carboni attivi. Si pensi che la maggior parte delle 6.000 tonnellate rilasciate annualmente in atmosfera a livello mondiale siano di prevalente provenienza dagli impianti di incenerimento. E' una sostanza neurotossica che pare essere implicata nelle encefalopatie degenerative quali il morbo di Alzheimer, nei processi di difficoltà dell'apprendimento e nella sindrome da iperattività. Particolarmente pericolosa è l'assunzione di questo metallo in gravidanza per i danni encefalici del nascituro.

OSSIDI DI AZOTO Il Biossido di Azoto (NO2) determina una serie di danni principalmente sui polmoni, ma anche su milza, fegato e sistema emopoietico, dimostrati in studi su animali. Si stima che nei bambini di età compresa fra i 5 e 12 anni ci sia un aumento del 20% di sintomi respiratori per ogni suo incremento di 28 µg/m3. Studi in Giappone hanno mostrato un'incidenza più elevata di asma ed un aumento di mortalità per cancro del polmone in relazione a livelli crescenti di NO2. Nelle emissioni degli inceneritori esiste una sinergia di effetti nocivi sulla salute fra ossidi nitrosi, polveri e metalli (17).

ORIENTAMENTI DELLA LETTERATURA MEDICA Numerosi studi sono stati condotti dagli anni `80 ad oggi per valutare l'impatto sulla salute umana degli impianti di incenerimento: 46 di questi, condotti fra il 1987 e il 2003 sono recentemente stati oggetto di revisione (18). Ben 32 hanno riguardato la salute della popolazione residente in aree vicine agli inceneritori, 11 sono stati condotti su lavoratori addetti agli impianti, 2 su popolazione residente e lavoratori, ed uno condotto in Giappone ha valutato l'impatto di alti livelli di diossine ed analoghi sui residenti in prossimità di tali insediamenti. In 14 studi si è anche ricercata la presenza di biomarcatori e sostanze ad effetto mutageno (policlorodibenzodiossine - dibenzofurani, idrossipirene, tioeteri) nei liquidi biologici, riscontrando eccessi significativi in oltre la metà di essi. Le neoplasie infantili, che sono fortunatamente patologie relativamente rare, stanno registrando un costante aumento che desta allarme; in Europa si registra un aumento negli ultimi 30 anni dell' 1% / anno per l'età da 0 a 14 anni e dell'1,5% / anno da 14 a 19 anni, con trend in crescita (19).

In prossimità di impianti di incenerimento è stato segnalato un aumento di mortalità per neoplasie infantili con Rischio Relativo, RR, variabile da 2 a 2,2. Si tratta quindi di una correlazione statistica fortemente significativa. I principali effetti indagati sono quelli legati ad un aumentato rischio di neoplasie solide ed ematologiche. Infatti in 2/3 degli studi condotti per indagare la relazione col cancro in quanto a mortalità incidenza e prevalenza, si è riscontrata una associazione significativa per neoplasie a carico di: esofago, stomaco, intestino, fegato, sarcomi dei tessuti molli, linfomi non Hodgkin, neoplasie infantili e soprattutto neoplasie polmonari. Ulteriori danni sulla salute umana sono stati oggetto di indagine con riscontro di riduzione della funzionalità respiratoria, riduzione degli ormoni tiroidei nei bambini, problemi di accrescimento e sviluppo sessuale negli adolescenti, aumento di malformazioni, parti gemellari, proporzione più alta di nati femmine. Si è inoltre notato un aumento degli eventi sfavorevoli a carico della sfera riproduttiva quali aborto spontaneo, basso peso alla nascita, malformazioni, mortalità perinatale. Infine un incremento delle patologie ischemiche e cardiovascolari, dislipidemie, alterazioni del sistema immunitario ed allergie.

Nonostante la intuibile complessità di tutti questi studi (tempo di esposizione, migrazione di popolazione, altri fattori concomitanti di rischio, stato socio economico, relativa rarità delle patologie in esame), la review del 2004 a cui si fa riferimento conclude comunque per un documentato aumento di rischio per linfomi non Hodgkin, sarcomi dei tessuti molli, neoplasie polmonari, e neoplasie nell'infanzia per la popolazione residente in prossimità degli impianti di incenerimento. Gli studi più importanti in ambito nazionale sulla patogenicità della diossina sono stati quelli elaborati sulla coorte di Seveso, che hanno dimostrato un aumento della incidenza e della mortalità per tutti i tumori. Negli ultimi anni è apparsa una pubblicazione che metteva in rilievo la presenza di un cluster di sarcomi molli tra i residenti nel raggio di due chilometri da un inceneritore per residui industriali di Mantova (20). Più recentemente è stato evidenziato un altro cluster di tale tipo di sarcomi e di linfomi non Hodgkin nel comune di Campi Bisenzio, nella zona dell'inceneritore di San Donnino (21).

IL CONTESTO GEOGRAFICO SU CUI INSISTE L'INCENERITORE: FERRARA Riferendoci alla situazione attuale della nostra città si richiama uno studio del IIASA (International Institute for Applied Systems Analysis), denominato Baseline Scenarios for The Clean Air for Europe del febbraio '05, comunemente conosciuto con l'acronimo di CAFE. Questo è stato utilizzato anche dalla commissione scientifica sulla centrale turbogas dell'università di Ferrara (22), presieduta dal prof. Franco Prodi, nella relazione completata nell'ottobre 2005 che dedica la prima parte al "Contesto ambientale in cui si inserisce la Centrale Turbogas ". Al suo interno si sottolineano gli effetti deleteri degli ossidi di azoto (NOx) sulla salute umana e si delineano le ormai famose mappe satellitari termocolorimetriche illustranti il livello di massima intensità di tale inquinamento sovrastante la pianura padana in generale e la zona di Ferrara in particolare. A causa di ciò, come nella piana di Anversa, si stima che la perdita dell'aspettativa di vita causata dalle PM2,5 , che si formano in atmosfera quale particolato secondario dalla complessa trasformazione degli NOx, sia valutabile sino a 36 mesi.

Il "Rapporto ambiente - salute nel profilo di salute della popolazione del comune di Ferrara per l'anno 2001" (23) redatto nei primi mesi dello scorso anno dal Dipartimento di Sanità Pubblica, modulo di epidemiologia, riporta che la patologia neoplastica è stata responsabile del 52,85% dei casi di decesso per la popolazione compresa tra i 45 ed i 75 anni di vita per l'anno 2001. Tale percentuale in assoluto rilevante acquista un più preciso significato epidemiologico di autentico allarme qualora si esaminino le tabelle relative alla incidenza ed alla mortalità dei vari tumori presenti sul nostro territorio (24). La città estense si trova complessivamente in vetta alla classifica nazionale per le donne, mentre gli uomini si collocano al secondo posto. Soprattutto risalta il primo posto per l'incidenza e la mortalità per le neoplasie del colon e per l'incidenza di quelle della tiroide per entrambi i sessi; il secondo posto per il tumore del polmone negli uomini, mentre il sesso femminile è comunque di poco staccato, l'elevata presenza dei tumori del cervello, dei linfomi non Hodgkin e dei mesoteliomi. Vale a dire apparati e neoplasie che storicamente possono essere ricondotti ad inquinanti aereo dispersi quali gli idrocarburi policiclici aromatici (I.P.A) e le fibre di amianto. L'abitudine al fumo della popolazione indigena, spesso dipinta come estremamente intensa, data l'assenza di seri studi scientifici che riportino un paragone tra tale comportamento voluttuario locale ed un quadro di riferimento nazionale, non pare esaustiva del problema relativo ai tumori dell'apparato respiratorio.

**********

Alla luce di quanto sopra esposto, Considerato:

- che le Direttive CEE, e le norme nazionali d'attuazione, insistono sulla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento, cioè si pongono come obiettivo quello di evitare o ridurre al minimo le emissioni nell'aria, nell'acqua e nel terreno, allo scopo di conseguire un elevato livello di protezione dell'ambiente;

- che il D.Lgs 3/4/2006, n. 162, parte quarta, invita le Autorità competenti nella pianificazione sui rifiuti a recuperare o smaltire i rifiuti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente, precisando all'articolo 178, comma 3, che: "La gestione dei rifiuti è effettuata conformemente ai principi di precauzione, di prevenzione, di proporzionalità, di responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione, nell'utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti, nel rispetto dei principi dell'ordinamento nazionale e comunitario, con particolare riferimento al principio comunitario "chi inquina paga"".

- che lo stesso d.lgs. 3/4/2006, n. 162, inoltre, precisa che deve essere favorito lo sviluppo di tecnologie pulite e di tecniche appropriate per l'eliminazione di sostanze pericolose contenute nei rifiuti al fine di favorirne il recupero, "a tal fine le pubbliche amministrazioni adottano misure dirette al recupero dei rifiuti mediante riciclo, reimpiego, riutilizzo o ogni altra azione intesa a ottenere materie prime secondarie, nonché all'uso di rifiuti come fonte di energia" (art. 179, D.Lgs 3/4/2006, n. 162);

- che la Corte di Giustizia Europea, con le sentenze C228 e C458, ha stabilito che gli impianti di incenerimento di rifiuti non possono essere considerati come forma di recupero energetico ma solo impianti di smaltimento, essendo quest'ultimo nettamente prevalente sull'azione di recupero.

- che gli inceneritori sono classificati fra le industrie insalubri di Classe I in base all'Art. 216 del testo unico delle Leggi Sanitarie (G.U. n 220 del 20/09/1994, s.o.n.129).

- visto che tali indicazioni non sembrano essere state seguite, nel procedimento in oggetto, nell'ambito delle rispettive competenze, né dall'Amministrazione Provinciale, né dall'Amministrazione Comunale, poiché:

- il processo di incenerimento non distrugge ma trasforma solo la materia ed ha quindi residui costituiti da fumi, polveri, ceneri e acque di lavaggio, tutti composti altamente tossici; - gli inceneritori non producono ma consumano energia e principalmente bruciano rifiuti con alti contenuti energetici come carta e plastica (proprio le frazioni che dovrebbero essere riciclate);

- valutato che, con l'entrata in funzione dell'impianto di incenerimento, nella sua massima potenzialità di 142.000 tonnellate annue, si otterrà un sicuro peggioramento della qualità ambientale della città con inevitabili quanto prevedibili ricadute sulla salute della popolazione nella sua generalità;

- tenuto conto che dalla letteratura sono noti esempi eclatanti di inquinamenti causati da sostanze prodotte dagli inceneritori come le diossine e i furani (sostanze cancerogene e mutagene), metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio), e nanopolveri (PM 2,5 e PM 1);

- ricordando la necessità di applicare i Principi della Legislazione Ambientale della Unione Europea (art. 174-176), sanciti con i trattati di Maastricht ed Amsterdam, che si fondano sul Principio della Precauzione, principio n. 15 della Dichiarazione di Rio de Janeiro, "Quando vi è la minaccia di un danno serio ed irreversibile, la mancanza di una piena certezza scientifica non deve essere utilizzata come motivo per rinviare l'adozione di misure i cui risultati sono proporzionali ai costi al fine di prevenire la degradazione dell' ambiente" e sul Principio di Prevenzione "correzione in via prioritaria alla fonte dei danni causati all'ambiente", appare dunque evidente l'esposizione della popolazione a pericoli ulteriori per la salute che la realizzazione di cui si discute andrebbe ad aggravare.

Tanto esposto, gli scriventi sottoscritti si rimettono all'intestato Ufficio affinché, per quanto di competenza, l' Ecc.mo Procuratore valuti i fatti appena descritti ed esposti e, qualora ritenga la sussistenza di elementi di rilevanza penale, individuati i soggetti responsabili presunti tali, proceda al compimento degli atti e degli accertamenti anche tecnici che riterrà opportuni o indispensabili esercitando l'azione penale per la punizione dei ritenuti responsabili. Dichiarano, altresì, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 408 c.p.p., di voler essere informati in caso di richiesta di archiviazione della presente notizia.

BIBLIOGRAFIA:

  • 1) Direttiva 2001/80CE; "Condanna dell'Italia per emissioni in atmosfera dai grandi impianti di combustione". Maggio 2005.
  • 2) Comunicato stampa Articolo: "Identification and Quantification of Volatile Organic Components in Emissions of Waste Incineration Plants". OMS 15 giugno 2006.
  • 3) "Impatto sanitario dell' incenerimento di RSU"; GEA 1/2006.
  • 4) "Health effects of exposure to waste incinerator emissions: a rewiew of epidemiological studies". Annali Istituto Superiore Sanità, 2004.
  • 5) "Salute in cenere?", e "Vivere vicino agli inceneritori: le esperienze italiane". SNOP, Società nazionale degli operatori della prevenzione, aprile 2006.
  • 6) "Studio MISA- 2, in città si muore d'aria" ARPA Rivista, n. 4, luglio/agosto 2005.
  • 7) "Sanità: diossina, ricerca nesso inceneritori-tumori". Studio pubblicato da ANSA, Venezia, 4 settembre 2006.
  • 8) "Etude d'incidence des cancers à proximité des usines d'incenèration d'ordures ménagères". Invs, Departement santè environnement, 2006.
  • 9) "Long-term exposure to air pollution and incidence of cardiovascular events in women". New England Journal of Medicine - febbraio 2007. 10) Posizione ufficiale ISDE (associazione medici per l 'ambiente).
  • 11) Documento realizzato dall' ISDE - Sezione Provinciale di Parma.
  • 12) "MISA; metanalisi italiana degli studi sugli effetti a breve termine dell'inquinamento atmosferico 1996-2002". Epidemiologia & Prevenzione; anno 28 (4-5) Luglio-Ottobre 2004, supplemento.
  • 13) "Spatial analysis of air pollution and mortality in Los Angeles"; Jerret Michael e coll.; Epidemiology vol. 16 (6), Nov. 2005, p.727-736.
  • 14) "Particolato atmosferico fine e ricoveri ospedalieri per cause cardiovascolari e respiratorie"; F.Dominici e coll.: Jama 295; p.1127-1134; 8 marzo 2006".
  • 15) Comunicato OMS "Particulate matter air pollution: how it harms health" - 14/04/2005.
  • 16) Comunicato stampa Articolo: "Identification and Quantification of Volatile Organic Components in Emissions of Waste Incineration Plants".OMS del 15 giugno 2006.
  • 17) "Analisi medica riguardante il progetto di ampliamento dell'inceneritore di rifiuti solidi urbani nel territorio forlivese"; R.Ridolfi e P.Gentilini, 23 ottobre 2006.
  • 18) Quarto Rapporto della Società Britannica di Medicina Ecologica - dicembre 2005.
  • 19) Incidenza e mortalità di cancro in bambini e adolescenti europei. Lancet - dicembre 2004.
  • 20) "Cluster di sarcomi molli tra i residenti nel raggio di 2 km da un inceneritore per residui industriali di Mantova". Comba e coll.; Occup.Environ.med. 2003;60;680-683.
  • 21) "Clusters di sarcomi dei tessuti molli e di linfomi non Hodgkin nel comune di Campi Bisenzio; inceneritore di San Donnino". Biggeri,Catelan; Epid.&Prev.29, maggio-agosto 2005, 156-59.
  • 22) "Relazione della Commissione Scientifica Universitaria sulla Centrale Turbogas". Sito internet del Comune di Ferrara.
  • 23) "Rapporto ambiente-salute nel profilo di salute della popolazione del comune di Ferrara per l'anno 2001". Dipartimento Sanità Pubblica, modulo di epidemiologia , 2006.
  • 24) "I tumori in Italia - Rapporto 2006. Incidenza, mortalità e stime". Epidemiologia & Prevenzione; anno 30 (1) gennaio-febbraio 2006 supplemento 2.

In fede

Dott. Francesca Cigala Fulgosi
Dott. Giancarlo Rasconi
Dott. Valerio Vicentini
Dott. Liliana Pittini
Dott. Mauro Navarra

Speciale diritti

Speciale informazione

___________

NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org