08 agosto 2007

 
     

Cina : a un anno da Olimpiadi cresce repressione libera stampa
di Gabriella Mira Marq

Gli attivisti cinesi per i diritti umani stanno subendo una sorveglianza ancora piu' stretta del solito e 20 giornalisti stranieri sono stati arrestati in Cina mentre coprivano una manifestazione per la liberta' di espressione.

Ad un anno dai giochi olimpici di Pechino, che diverse organizzazioni per i diritti delle minoranze cinesi chiedono di boicottare, la Cina si conferma repressiva nei confronti della liberta' di espressione e di stampa. Lo denunciano questi eventi e lo denunciano anche le principali organizzazioni non goverative, come Amnesty International e Human Rights Watch.

Recentemente un gruppo di persone e' stato arrestato durante una manifestazione contro la polluzione a Xiamen ed e' stato arrestato anche l'ecologista Wu Lihong, le cui proteste mirano ad evitare la contaminazione del del gran lago Taihu. Come ha poi denunciato il quotidiano francese Libération, nell'ultimo anno e mezzo la quasi totalita' delle associazini non governative cinesi ha ricevuto visite regolari della polizia e di persone "vicine al governo".

Ad una decina fra esse e' stato impedito di accettare fondi da istituzioni internazionali come Oxfam e cio' ha paralizzato i loro progetti. Le organizzazioni colpite hanno un punto in comune: favoriscono lo cambio di informazioni con la societa' civile e il fatto di fornire informazioni sui diritti alle persone svantaggiate.

Secondo il quotidiano spagnolo El Mundo, le notizie sulla repressione della libera informazione in Cina aumentano le preoccupazioni per la situazione dei circa 700 giornalisti stranieri che sono oggi a Pechino e per i cira 30.000 che si pensa convergeranno sulla capitale cinese da tutto il mondo per i giochi olimpici. Nel 2001, quando Pechino fu selezionata quale sede olimpica, le autorita' cinesi assunsero un impegno per il rispetto dei diritti umani, ma le denunce della stampa straniera e delle organizzazioni non governative sembrano mostrare un quadro diverso.

Secondo AI, non solo Pechino non sta mantenendo la promessa fatta sui diritti umani, ma "la polizia sta utilizzando il pretesto dei giochi per ampliare l'uso della detenzione senza processo" e vari attivisti di Pechino stanno sopportndo gli arresti dominciali ed una stretta sorveglianza politica. Secondo un'informativa di HRW, "il governo cinese continua ad ccusare, intimidire e detenere i giornalisti stranieri e il loro colleghi locali che informano su temi sensibili come la dissidenza politica, il Tibet, l'AIDS o le manifestazioni popolari".

E va notato che le nazionalita' diverse dei giornalisti coinvolti sono garanzia di veridicita' delle accuse, spesso rintuzzate dalle autorita' come complotti di parte.

Questa settimana Reporter senza Frontiere ha organizzato una protesta contro le violazioni alla liberta' di espressione nel Paese. Il risultato e' stata la detenzione, per due ore, di una ventina di giornalisti di vari Paesi stranieri che erano presenti per coprire l'evento. E ieri il presidente di RSF, Fernando Castelló, la vicepresidente, Rubina Möhring, il segretario generale, Robert Ménard e il responsabile dell'organizzazione in Asia, Vincent Brossel, sono stati espulsi dalla Cina dopo che - secondo una nota dell'organizzazione - si erano rifiutati di formare un documento con cui si impegnavano a non organizzare piu' atti di protesta.

Considerando che lo slogan dei giochi olimpici cinesi sara' "un mondo, un sogno", ci si chiede invece se per tanti non sara' un incubo.

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