23 luglio 2007

 
     

Caso Welby Riccio : interruzione ventilazione non era reato
di Mauro W. Giannini

Non luogo a procedere per il dottor Mario Riccio, l'anestesista che su richiesta dello stesso paziente sedo' Piergiorgio Welby e gli stacco' l'apparecchio che lo teneva in vita. Secondo il GUP romano Zaira Secchi, il medico non e' quindi colpevole di "omicidio del consenziente".

Welby aveva diritto - secondo l'art. 32 della Costituzione - di chiedere l'interruzione del trattamento e Mario Riccio aveva il dovere di assecondare la volonta' del malato interrompendo la ventilazione artificiale, ai sensi dell'articolo 51 del codice penale sull'adempimento di un dovere. Percio' il fatto non costituisce reato.

La decisione del magistrato conferma il parere del Pubblico ministero - che aveva chiesto l'archiviazione - e della procura, che si era gia' espressa a dicembre, nei giorni precedenti alla controversa morte di Welby. Anche l'ordine dei medici di Modena, dopo un'indagine disciplinare sollecitata dal presidente dell'Ordine nazionale, aveva stabilito che non vi era nulla da contestare al dott. Riccio.

L'8 giugno il GUP Renato Laviola aveva invece respinto la richiesta di archiviazione, chiedendo alla procura di Roma di formulare un "capo di imputazione coatto" e chiedere il rinvio a giudizio del medico per il reato di "omicidio di consenziente".

Il procuratore Giovanni Ferrara ed il sostituto Gustavo De Marinis, titolari del fascicolo, annunciarono tuttavia che, in sede di esame della richiesta di rinvio a giudizio, non avrebbero mutato parere, e la loro posizione e' stata rappresentata dal PM Francesca Loy ricordando, oltre agli artt. della Costituzione e del codice penale, anche il codice deontologicon dei medici.

"Ora la parola torna alla politica - ha commentato dopo la sentenza la parlamentare della rosa nel pugno Donatella Poretti - che ha un solo compito: far rispettare l'articolo 32 della Costituzione anche per quando il paziente non e' in grado di esprime la propria volonta' (a differenza dei casi di Welby o di Nuvoli [il malato cui e' stato necessario un sintetizzatore per esprimere la sua volonta' sull'interruzione del trattamento, ndr]), che puo' essere rispettata appieno attraverso il testamento biologico. Ecco perche' credo profondamente che serva non una legge comunque, ma una buona legge!".

Il parlamento era andato abbastanza avanti con un pdl sul testamento biologico sostenuto dal presidente della comissione sanita' del senato Ignazio Marino, un medico chirurgo, e da altri 'laici' dell'Unione (oltre che da alcuni parlamentari dell'opposizione), ma osteggiata in tutto o in parte dalla componente teo-dem dello stesso gruppo dell'Unione, tanto che i lavori hanno subito un arresto.

"Certo, potrebbe aiutare - aveva suggerito in febbraio Marino - se tutti tenessimo ferma e ben chiara la distinzione tra testamento biologico, accanimento terapeutico ed eutanasia. E' bene sgombrare il campo da equivoci e confusioni, personalmente propongo di lavorare tutti assieme, tutte le forze politiche per scrivere nero su bianco, nel primo articolo della legge, che non viene introdotta nč legittimata alcuna forma di eutanasia, neanche surrettizia o mascherata".

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