20 giugno 2007

 
     

USA : procuratori poco etici condannati , ma con pesi diversi
di Rico Guillermo*

Sabato il procuratore americano Mike Nifong e' stato espulso dall'associazione degli avvocati del Nord Carolina. Egli aveva sfruttato e manipolato un caso legale che vedeva come vittima una giovane spogliarellista nera e come accusati tre giovani facoltosi che l'avrebbero violentata.

All'inizio della vicenda egli aveva guadagnato consensi presso alcune comunita' vincendo le elezioni come procuratore distrettuale, ma in seguito - sommerso dalle critiche dei media per il suo comportamento, e fatto oggetto di una richiesta di indagine da parte di un senatore dello Stato diretta al ministro della giustizia Alberto Gonzales - e' stato accusato davanti all'associazione dei legali del Nord Carolina di "condotta comprendente disonesta', frode, inganno o rappresentazione falsata", e poi di "abuso sistematico" del suo potere come procuratore "pregiudizievole alla gestione della giustizia" quando ha trattato la questione della prova del DNA per fuorviare la corte, mentre gli avvocati della difesa, gli esperti legali e perfino i colleghi di un tempo sollevavano dubbi sulla sua integrita'.

Ma anche in un altro caso i procuratori dello stesso Stato hanno avuto un comportamento conclamatamente poco etico. Si tratta di due procuratori impegnati in un caso di omicidio, per cui il loro imputato rischiava la pena di morte, eppure sono stati trattati dall'associazione degli avvocati molto meglio di Nifong. Sara' - si chiede il giornale Fayetteville Observer - per una diversita' della situazione sociale degli accusati?

Alan Gell e' stato accusato di aver uccisio un uomo in casa sua. Ma Gell, un piccolo criminale e spacciatore di droga, era in prigione con l'accusa di aver rubato un camion quando l'omicidio e' stato commesso. Diciassette persone dicevano che egli aveva segato viva la sua vittima quando in realta' egli era in carcere, e nonostante i procuratori lo sapessero hanno perseverato nelle accuse. Inoltre una delle persone che accusava Gell, una adolescente coinvolta nell'omicidio, ha detto che ha dovuto "trovare una storia" per la polizia.

Gell ha passato tre anni in prigione in attesa del suo primo processo. Ha trascorso in totale 9 anni in prigione, meta' dei quali nel braccio della morte, prima di essere finalmente scagionato in un secondo processo nel 2004. Per il dolore che hanno causato, i procuratori Hoke e Graves hanno ricevuto la sentenza piu' chiara che l'associazione degli avvocati potrebbe dare, ma nel frattempo il collega Nifong - che non ha fatto molto di diverso - affronta il processo civile e forse penale.

Gli stessi giovani che egli aveva portato alla sbarra danno indirettamente una chiave di lettura del perche' di questa differenza. Uno di essi, in una dichiarazione resa dopo che i tre erano stati scagionati ad aprile, ha scritto: "Se e' sistematicamente possibile per i funzionari della giustizia portarci alla sbarra senza alcuna prova, e' spaventoso pensare che cosa potrebbero fare a coloro che non dispongono dei mezzi per difendersi". Quindi il fattore piu' evidente del diverso trattamento riservato a Nifong e' il suo obiettivo. Non solo ha preso di mira la comunita' bene dell'universita' Duke, ma ha portato in tribunale tre giovani bianchi accusati da una donna nera. "La scelta dell'obiettivo giusto o errato e' tutto per una figura pubblica" commenta il giornale.

Nessuno dice che Nifong non meriti quello che sta passando, ma questa storia insegna diverse cose. Che negli USA la giustizia si puo' manipolare, se il procuratore non e' corretto, ed ovviamente e' meno corretto chi grazie ad un verdetto di colpevolezza che soddisfa le folle puo' essere rieletto, indipendentemente dal fatto che il condannato sia colpevole o meno. Che per fortuna ogni tanto l'associazione degli avvocati vigila, anche se con pesi diversi, e questo quindi consola solo in parte. Che la razza e la classe sociale gioca un ruolo nelle Corti ma anche nelle decisioni degli organismi di vigilanza dell'avvocatura.

E tutto cio' in barba alle favole dell'oltre ogni ragionevole dubbio, del sogno americano e dell'uguale liberta' concessa agli uomini dalla Costituzione americana di cui hanno sempre parlato gli sceneggiati.

Basta saperlo soprattutto quando si valuta la questione della pena di morte. Basta non mitizzare e guardarsi dalla tentazione di imitare un modello di giustizia che alcuni invece dipingono come ideale.

* si ringrazia Claudio Giusti

Speciale giustizia

Speciale razzismo

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