24 febbraio 2007

 
     

Voto al Senato : lettera agli amici pacifisti
di Rita Guma

Cari Amici, in Italia vige la liberta' di espressione, e per giunta ogni parlamentare opera senza vincolo di mandato, quindi i parlamentari dissidenti sulla missione in Afghanistan per convinzione (i due di sinistra) avevano tutto il diritto di dire e fare cio' che hanno detto e fatto.

Pero' va anche detto che la reiterata affermazione di certa parte del popolo pacifista che la guerra sia incostituzionale e' falsa. Infatti essa si ottiene citando solo la prima parte dell'art. 11, "L'Italia ripudia la guerra", ma l'intero articolo recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".

Questo articolo e' quindi un divieto alle guerre di aggressione, ma non a guerre di difesa (v. anche art. 87, che parla del Capo dello Stato come vertice delle forze armate e del Consiglio di difesa). Vieta di brandire le armi per risolvere un litigio internazionale, ma non per salvare un altro Stato aggredito da altri che impugnino le armi. Si puo' essere convinti che occorra operare con nonviolenza assoluta, ma non si puo' dire che la Costituzione rispecchi questa convinzione. La Costituzione non e' nonviolenta alla Ghandi, e' legalitaria, cioe' ammette la guerra solo per difendere gli aggrediti. Ed e' un'altra cosa.

Qui interviene il discorso se la missione in Afghanistan sia allora efficace. E' chiaro che citando solo i fatti negativi (che poi per il 90% non sono effetto della missione, ma preesistenti ad essa e difficili da eradicare in pochi anni, come la giustizia tribale o il trattamento delle donne) la missione appare un fallimento. Ma citando quelli positivi (ad esempio la smilitarizzazione delle migliaia di bimbi soldato, la formazione giudiziaria nella quale l'Italia e' impegnata) si vede che qualcosa di buono ci stiamo a fare, anche se ogni missione armata e' sempre accompagnata da effetti negativi, dovuti in primo luogo alla natura umana ed alla diseducazione delle truppe, soprattutto quelle dei Paesi le cui regole d'ingaggio garantiscono l'immunita' ed i cui dirigenti vedono in ogni islamico un potenziale terrorista.

Pero', vogliamo anche chiederci cosa accadrebbe all'Afghanistan se le truppe se ne andassero? I signori della guerra che siedono in parlamento si dissolverebbero in un istante? I Talebani che oggi fanno attentati senza successo non li farebbero piu', e' vero, ma solo perche' avrebbero successo nel ridurre il Paese in loro potere. E con quali effetti per i diritti umani e i diritti delle donne in particolare? I Talebani hanno gia' governato e sotto il loro governo non mi pare che la giustizia tribale sia stata eradicata, anzi! Ne' le coltivazioni di oppio erano state eliminate, anzi mi risulta che siano proprio il mezzo di finanziamento dei terroristi.

Il popolo afghano non riuscirebbe quindi ad esprimere la propria autodeterminazione ove ce ne andassimo, anzi al contrario verrebbe risoggiogato (con la violenza) da chi aveva determinato la situazione preesistente alla guerra. Dire quindi che la popolazione e' insofferente alla nostra presenza non dice nulla, perche' la popolazione potrebbe essere molto piu' insofferente a dover subire altre dominazioni. Infatti gli Afghani potrebbero aver ragione dei Talebani e dei signori della guerra ed esprimere la loro autodeterminazione solo se imbracciassero il fucile, con buona pace dei non violenti (e cosi' come fecero alcuni ex partigiani che oggi troviamo fra le fila dei pacifisti).

Riflettendo, quindi, la soluzione da voi proposta e' lasciamoli scannare fra loro (se prendono il fucile) oppure lasciamoli a languire sotto una dittatura religiosa (se non lo fanno). Sarebbero d'accordo le potenziali vittime? E si tratterebbe di nonviolenza?

Ho ripulsa per le violazioni dei diritti, per le guerre di aggressione, per le strumentalizzazioni di situazioni locali a scopo di pompaggio di petrolio e per l'uso di leader marionette da parte di Stati che quando hanno in mano un fucile si sentono onnipotenti e immuni da ogni sanzione. Ed infatti denuncio queste situazioni e le combatto. Tuttavia non credo nella criminalizzazione tout court di queste missioni, ne' ritengo che gli Afghani vadano abbandonati.

Ci sono poliziotti cattivi, giudici cattivi e sindaci cattivi, ma non per questo eliminiamo le rispettive istituzioni. Cerchiamo piuttosto di mettere in atto quei meccnismi atti a prevenire o sanzionare i comportamenti poco etici o addirittura criminali. Ecco l'importaza della presenza di certe persone portatrici dei valori di pace nei luoghi del potere.

E qui una riflessione va fatta anche sul risultato ottenuto dai parlamentari dissidenti con il loro voto. Essi hanno diritto di dire la propria, e l'hanno detta. Ma con il loro voto cosa hanno ottenuto? Non certo di non fare la missione. La missione proseguira', con questa o con altra maggioranza. Tuttavia vi erano in gioco altri diritti che non avranno soddisfazione con eventuale altra maggioranza, dato che chi dovesse prendere il posto dei dissidenti per allargare il consenso al governo chiedera' il blocco di alcuni provvedimenti. Eppure anche le persone interessate (immigrati, gay) si identificavano spesso con questi parlamentari.

Insomma, diciamo che i dissidenti hanno buttato via ranno e sapone, ed in piu' saranno messi in condizione di 'non nuocere', ovvero di non poter svolgere ne' un'azione ducativa ne' un'azione di controllo (a fini di pace e di una migliore gestione delle missioni) nelle istituzioni nelle quali sono stati eletti.

Hanno conservato la loro coerenza (evviva!) ma non hanno ottenuto alcun risultato, ne' per loro ne' per noi. Non capisco come si possa essere fieri di questo.

Speciale pace e diritti

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