4 febbraio 2007

 
     

Carcere : privilegi o servizi essenziali ai detenuti ? Interrogazione.
di Rita Guma

Il 2 febbraio scorso La Padania ha reso noto che il senatore leghista Divina ha presentato una interrogazione al ministro della Giustizia Mastella in cui chiede conferma delle "agevolazioni e servizi di cui godono tutti i detenuti" nelle carceri italiane.

Le agevolazioni in elenco consistono in servizi igienici con acqua calda, docce, barbiere e parrucchiere, lavanderia, tre pasti regolari al giorno, assistenza sanitaria completa, asili nido per i bambini delle detenute, corsi di formazione professionale con sussidio orario, corsi di istruzione secondaria superiore con sussidio giornaliero, assegni familiari per le persone a carico, assistenza materiale alle famiglie, attivita' ricreative e sportive, uso del pc.

Il senatore conclude ironizzando che ad un pensionato con reddito medio converrebbe quasi andare in galera.

E' strano intanto che il senatore leghista non abbia posto le sue domande al collega leghista Roberto Castelli - guardasigilli in carica dal 2001 all'aprile 2006 - chiedendogli anche come mai in tale periodo non avesse modificato il regolamento in vigore dal 2000. Certo in questo modo non avrebbe potuto sollevare il 'caso'...

Peraltro, i servizi igienici con acqua calda, i tre pasti al giorno, la lavanderia e molti altri servizi elencati dal senatore interrogante non possono essere definiti privilegi, ma usi normali in una nazione civile.

Da notare che da un lato il detenuto - essendo ristretto e in genere privo di un lavoro - non potrebbe procurarsi altrimenti questi servizi essenziali, dall'altro anche le esigenze sociosanitarie di un ambiente ad alta densita' abitativa richiedono molti di questi servizi (e anche le attivita' ricreative e sportive) per garantire che non scoppino epidemie o che le persone non si esaperino, con costi (nel primo caso) o conseguenze (nel secondo) molto piu' pesanti che quelli relativi ai 'privilegi' elencati.

Anche l'istruzione impartita - oltre che sul detenuto - ricade positivamente sulla societa'. Dare la possibilita' a queste persone di rifarsi una vita mediante una maggiore qualificazione rientra nel precetto costituzionale che la pena deve rieducare (art.27 Cost.), ma ha anche l'effetto di ridurre le recidive e quindi il crimine. Non a caso, alcuni progetti educativi o lavorativi dei condannati - minori e non - erano stati presentati con orgoglio dallo stesso ministero Castelli.

Quanto poi agli asili nido per i bimbi delle detenute, si sta parlando dei diritti dei bambini (art. 31 Costituzione) - che non hanno alcuna colpa - non delle loro madri. Si vorrebbe tenerli tutto il giorno in cella, o si vorrebbe separarli dalla madre in tenera eta'?

Peraltro sarebbe auspicabile, ma non e' certo, che quanto indicato sia realizzato in tutti i penitenziari del nostro Paese. Forse il senatore non ha letto la relazione del Consiglio d'Europa sui diritti umani in Italia (dicembre 2005) nella parte riferita alle carceri.

Prima di stendere la sua relazione, il Commissario europeo Gil-Robles aveva visitato il carcere maschile e femminile della Giudecca (Venezia), il carcere di Rebibbia Nuovo Complesso (Roma), i carceri per minori di Nisida e di "Casal del Marmo" (Roma), un centro di accoglienza per minorenni in stato di fermo, ed altre strutture. Aveva quindi osservato di prima mano lo stato delle carceri e le condizioni dei detenuti, e quindi la sua relazione risulta un'indiretta risposta all'interrogazione posta oggi dal parlamentare leghista.

Il relatore europeo scriveva che il degrado delle carceri italiane "è più rapido della loro ristrutturazione, e che sono sottoposte alla pressione del continuo aumento del numero di detenuti. Sono fonte di preoccupazione anche le condizioni e i criteri di detenzione negli ospedali psichiatrici giudiziari". Si sottolinea che "le carceri italiane sono sovraffollate" e "la gravità del sovraffollamento delle carceri viene aumentata dalla vetustà delle infrastrutture o talvolta dalla loro inadeguatezza, rispetto alle esigenze moderne", e che oltre il 35% dei detenuti sono in attesa di giudizio definitivo" (cioe' presunti innocenti, art. 27 Costituzione, ndr).

Il personale carcerario attuale e' in numero insufficiente, mentre, sottolinea la relazione, "garantire un'adeguata proporzione tra guardie carcerarie e prigionieri è essenziale sia per la buona amministrazione del carcere, che per la sicurezza e il benessere dei custodi e dei detenuti"... "Tra gennaio e maggio 2005, sono deceduti 43 detenuti, 26 dei quali per suicidio". La relazione rileva che alcuni fatti sono rimasti impuniti o che la giustizia non si è ancora pronunciata, sebbene si siano verificati negli anni '90. La relazione suggerisce di prendere in considerazione l'istituzione della figura del Mediatore nazionale, a cui i detenuti possano rivolgere le loro lagnanze.

Peraltro, "si dovrebbe avviare una politica mirante a un migliore stanziamento dei fondi, accompagnata da un aumento dei posti di lavoro offerti da imprese esterne, in vista di offrire ai detenuti migliori possibilità di reinserimento". In particolare, e' "indispensabile che le autorità italiane prevedano di stanziare fondi sufficienti per i 17 istituti penali per minorenni esistenti in Italia, per consentire a ciascuno di essi di accogliere i minori in condizioni di vita decenti, in modo che la loro detenzione non rappresenti soltanto una punizione, bensì anche un mezzo per favorire la loro riabilitazione".

Vista infine l'ironia del senatore sui detenuti che vivrebbero meglio dei pensionati a medio reddito, sarebbe anche giusto ricordare che vari notabili seduti su scranni piu' o meno vicini a quelli del senatore hanno potuto evitare del tutto il carcere grazie a leggi ad hoc approvate nella passata legislatura, in cui anche la Lega era al governo.

Immagino quanti detenuti vorrebbero essere al posto di quei parlamentari 'graziati', tanto piu' che altri provvedimenti in senso opposto approvati nella precedente legislatura riguardo ai piccoli criminali recidivi hanno creato - come sottolineato piu' volte anche dall'Unione Camere Penali - una giustizia a due velocita', debole con i forti e forte con i deboli.

Speciale diritti

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