29 gennaio 2007

 
     

Erba : giornalisti elaborano carta su informazione e immigrazione
di Mauro W. Giannini

"Assecondando il bisogno di assicurare quantità industriali di parole e di espressioni ad effetto piuttosto che la necessità di valutare le conseguenze che le nostre valutazioni comportano, per raccontare una strage bestiale non si è esitato a indicare il responsabile in Azouz Mazouk, marito, padre, genero e vicino di casa delle vittime. Poco margine per i dubbi, pochi condizionali e nessun interrogativo. Non si trattava di un'ipotesi ma, piuttosto, di una certezza". Cosi' il presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti Lorenzo del Boca aveva commentato la vicenda di Erba ed il rapporto informazione-emigrazione.

Ora i giornalisti italiani intendono darsi delle regole per affrontare in futuro le notizie che riguardano immigrati. E' stato l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, prendendo spunto dalla strage di Erba e dopo un’approfondita riflessione in seno all’Agenzia voluta dallo stesso Rappresentante per la Regione del Mediterraneo, Walter Irvine, a lanciare la proposta di elaborare, insieme ad altri soggetti competenti in materia, un codice deontologico per la stampa, mirato a tutelare immigrati e rifugiati.

In una lettera aperta ai direttori delle maggiori testate giornalistiche nazionali, l’Agenzia dell’Onu sottolineava come lo scellerato evento di Erba sia stato reso ancora più grave da cio' che ne e' seguito “la caccia al tunisino, l’ostilità contro l’arabo e la pretesa che il male fosse estraneo alla comunità”. Inoltre faceva presente che “la frettolosa ricerca da parte della stampa di un colpevole, di un colpevole ‘perfetto’, quasi costruito in laboratorio, deve far riflettere e indurre la stessa stampa ad un’onesta e lucida autocritica che porti ad ammettere l’errore e ad evitare che si ripeta.”

L’UNHCR auspicava che i mezzi di informazione arrivassero a “capitalizzare” la vicenda di Erba, che rappresenta “una lezione per quanti si sono precipitati a colpo sicuro a puntare l’indice contro ‘arabo spietato’”. Un altro punto messo in luce nella lettera era il linguaggio dei media italiani rispetto al fenomeno degli arrivi via mare. Un linguaggio “allarmistico e bellico, simile a quello usato nei conflitti, nelle contrapposizioni tra entità ostili”. La lettera evidenziava come gli immigrati arabi siano per lo piu' ritratti dalla stampa italiana in collegamento ad attivita' giudiziarie o nel contesto del terrorismo internazionale.

Per quanto riguarda i rifugiati, la lettera poneva l’accento sul fatto che “raramente i media fanno una differenziazione terminologica tra rifugiato, richiedente asilo, immigrato, clandestino, extracomunitario e profugo. Termini che spesso vengono usati come sinonimi, senza alcuna attenzione alla connotazione giuridica di ciascuna parola.” Nel ricordare che il rifugiato è una persona in pericolo che ha ottenuto protezione in Italia, nella lettera viene anche sottolineato che “l’esposizione mediatica di richiedenti asilo, rifugiati e beneficiari di protezione umanitaria, con tanto di nome cognome, foto o immagini di primo piano, senza apportare nessuna accortezza o precauzione, può essere molto pericolosa. Questo trattamento rende rintracciabile chi è fuggito da una persecuzione e espone anche i familiari rimasti a casa a possibili ritorsioni.".

L'agenzia ONU chiedeva quindi una riflessione "su come informare e comunicare tematiche cosi complesse e controverse è assolutamente necessaria per tentare di aggiustare la rotta. Una riflessione che chiami in causa deontologia professionale e capacità di leggere i cambiamenti interni alla società italiana in velocissima evoluzione. Non possiamo accettare una tale quotidiana distorsione come qualcosa di ineluttabile, legata alla logica dell’esemplificazione e della fruibilità della notizia. Né dovremmo tirarci indietro rispetto alle misure da mettere in campo per arginare i danni".

Sulla base del suo stesso invito ai giornalisti ad un serio esame di coscienza sul proprio modo di lavorare, espresse all'indomani dei fatti di Erba, il presidente dell'Ordine dei giornalisti Del Boca ha espresso interesse verso le iniziative proposte dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, dichiarando la disponibilita' del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ad ogni utile approfondimento su come informare e comunicare tematiche così complesse, nel rispetto della deontologia professionale.

Si terra' percio' giovedi' primo febbraio presso la sede FNSI a Roma la prima riunione costitutiva del comitato scientifico che porra' le basi della Carta dei doveri per i media a tutela degli immigrati e dei rifugiati. All'incontro parteciperanno esponenti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione della Presidenza del Consiglio, della Fnsi, dell’Ordine dei giornalisti, del mondo accademico e giornalisti impegnati da anni sui temi dell’immigrazione e della solidarietà sociale.

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