23 gennaio 2007

 
     

UE : embargo alla Cina e regole severe su commercio armi
di Gabriella Mira Marq

Globalmente, il mondo spende 15 volte di piu' per le armi che per i sussidi internazionali, e per giunta molte di esse vengono vendute ai Paesi che contano numerose violazioni dei diritti dell'uomo. Un quarto del commercio di armi leggere e' illegale. Dato che un terzo di tutte le esportazioni di armi proviene dall'Unione Europea, i membri del Parlamento Europeo hanno pensato che l'UE avesse il dovere di comportarsi di conseguenza ed hanno lanciato un forte segnale sul controllo del commercio di armi legali e illegali.

La scorsa settimana, nella seduta plenaria di Strasburgo, essi hanno adottato con 504 voti in favore, 24 contrari e 34 astensioni un rapporto di iniziativa sulle esportazioni di armi dai paesi membri UE. Esso chiede che l'Unione continui l'embargo di armi contro la Cina fino a che non vi saranno significativi miglioramenti nel capo dei diritti umani e della liberta' di espressione.

Inoltre chiede che venga controllata la situazione dei diritti umani nei Paesi che importano armi dall'Europa e suggerisce di elaborare una lista di Paesi in conflitto armato a cui le armi non dovrebbero essere vendute per evitare di rifornire il conflitto di combustibile. Il rapporto mira infatti a rafforzare il peso legale del Codice europeo di comportamento sulle esportazioni di armi e di estenderlo anche alle aziende di sicurezza private.

Tale condice prevede una serie di criteri di valutazione cui i Paesi membri si dovrebbero attenere prima di rilasciare licenze per l'esportazione di armi. In particolare, il primo criterio riguarda il rispetto per gli impegni internazionali degli Stati membri, in particolare le sanzioni decretate dal Consiglio di sicurezza dell'ONU e quelle decretati dalla UE, accordi sulla non proliferazione nucleare, sulle mine antiuomo ed altri.

Il secondo concerne il rispetto dei diritti dell'uomo nel Paese di destinazione finale - valutando quindi anche la possibilita' che lo Stato detinatario del carico sia solo una piazza intermedia - sulla base delle indicazioni ONU, del Consiglio d'Europa e della UE. In tale articolo si parla anche di repressione interna, inclusa la tortura e altro trattamento o punizione crudele, disumana e degradante, esecuzioni sommarie o arbitrarie, scomparse, detenzioni arbitrarie ed altre violazioni importanti dei diritti dell'uomo e delle liberta' fondamentali come precisate nella dichiarazione universale sui diritti dell'uomo e negli altri strumenti giuridici internazionali riguardanti il diritto umanitario.

Il terzo crierio riguarda la possibilita' che il paese di destinazione finale rischi una guerra civile o ne abbia una in atto, mentre il quarto concerne la preservazione di pace, sicurezza e stabilita' regionali e quindi impedisce di inviare armi ove lo Stato detinatario possa aggredire un altro Paese, eccetto che in caso di legittima difesa. Il quinto criterio prevede la possibilita' che le tecnologie inviate possano essere usate impropriamente, mentre il sesto riguarda il comportamento del paese del compratore riguardo alla Comunità internazionale, per questioni come il terrorismo, la natura delle sue alleanze ed il rispetto per gli Stati membri.

In base a questi criteri - qualora avessero forza di legge - sarebbero illegali sia le esportazioni spagnole in Sudan, piu' volte denunciate fin dai tempi di Aznar, sia le esportazioni di armi dall'Italia agli USA, la cui amministrazione ha ammesso l'esistenza di prgioni segrete CIA e persiste nelle detenzioni illegali a Guantanamo.

Il relatore del rapporto, il deputato verde Raul Romeva, ha peraltro parlato di "contraddizioni fondamentali fra i rapporti d'affari riguardanti le armi ed il codice di comportamento". In particolare, egli ha notato la vendita delle armi a luoghi come la Cina, la Colombia, l'Etiopia, l'Eritrea, l'Indonesia, Israele ed il Nepal, luoghi cui le risoluzione del parlamento UE hanno spesso fatto riferimento per le violazioni dei diritti dell'uomo. E' stata fatta presente anche la violazione del'embargo di armi al Darfur.

Infine gli europarlamentari hanno confermato il sostegno al Trattato sulle armi dell'ONU, che e' in preparazione.

Speciale pace e diritti

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