NEW del 22 novembre 2006

 
     

Conosci il Paese dove fiorisce la corruzione ?
di Giulia Alliani

KENNST DU DAS LAND... CONOSCI IL PAESE DOVE FIORISCE LA CORRUZIONE?

La terza direttiva antiriciclaggio, che gli stati membri dell'Unione Europe dovranno recepire entro il 15 dicembre 2007, prevede per avvocati, notai, dottori commercialisti, revisori contabili, societa' di revisione, consulenti del lavoro, ragionieri e periti commerciali, obblighi di identificazione dei clienti, registrazione e conservazione delle informazioni nonche' di segnalazione delle operazioni sospette. "Fermo restando che e' indispensabile stabilire l'identita' ed il profilo economico di tutti i clienti, esistono casi nei quali - secondo la Direttiva - sono necessarie procedure d'identificazione e di verifica dell'identita' dei clienti particolarmente rigorose".

In particolare - si sottolinea al punto 25 - "cio' vale per i rapporti d'affari con persone che ricoprono o che hanno ricoperto cariche pubbliche importanti, specie nei paesi in cui la corruzione e' fenomeno diffuso. Tali rapporti possono esporre il settore finanziario a notevoli rischi di reputazione e/o legali. Gli sforzi condotti sul piano internazionale per combattere la corruzione giustificano inoltre che si presti particolare attenzione a tali casi e che si applichino tutti i normali obblighi di adeguata verifica della clientela nei confronti delle persone politicamente esposte a livello nazionale, o obblighi rafforzati di adeguata verifica della clientela nei confronti delle persone politicamente esposte residenti in un altro Stato membro o in un paese terzo".

Ai fini della direttiva vengono definite "persone politicamente esposte": " le persone fisiche che occupano o hanno occupato importanti cariche pubbliche come pure i loro familiari diretti o coloro con i quali tali persone intrattengono notoriamente stretti legami". Per quanto riguarda tale definizione le misure di attuazione della direttiva 2005/60/CE specificano che

- 1. (...) tra "le persone fisiche che occupano o hanno occupato importanti cariche pubbliche" rientrano: a) i capi di Stato, i capi di governo, i ministri e i viceministri o sottosegretari; b) i parlamentari; c) i membri delle corti supreme, delle corti costituzionali e di altri organi giudiziari di alto livello le cui decisioni non sono generalmente soggette ad ulteriore appello, salvo in circostanze eccezionali; d) i membri delle Corti dei conti e dei consigli di amministrazione delle banche centrali; e) gli ambasciatori, gli incaricati d'affari e gli ufficiali di alto livello delle forze armate; f) i membri degli organi di amministrazione, direzione o vigilanza delle imprese possedute dallo Stato.

In nessuna delle categorie di cui al primo comma, lettere da a) a f) rientrano i funzionari di livello medio o inferiore.

- tra i "loro familiari diretti" vengono considerati: a) il coniuge; b) qualsiasi partner considerato dal diritto nazionale equivalente al coniuge; c) i figli e i loro coniugi o partner; d) i genitori.

- "coloro con i quali tali persone intrattengono notoriamente stretti legami" includono:
a) qualsiasi persona fisica che ha notoriamente la titolarita' effettiva congiunta di entita' giuridiche e istituti giuridici o qualsiasi altra stretta relazione d'affari con una persona di cui al paragrafo 1;
b) qualsiasi entita' giuridica o istituto giuridico il cui titolare effettivo e' la persona di cui alla lettera a) da sola e che notoriamente sono stati istituiti a beneficio della persona di cui al paragrafo 1.

Le misure di attuazione della Terza Direttiva non stabiliscono invece i criteri per identificare "i paesi in cui la corruzione e' fenomeno diffuso". E non si tratta di un problema da poco perche', sebbene esistano diverse classifiche di stati piu' e meno corrotti, stilate da varie organizzazioni, in base a diversi metodi, appare poco probabile che una legge nazionale possa fondarsi su dati che risultano da considerazioni soggettive, per di piu' analizzati da organizzazioni private.

Solo poche settimane fa l'Economist, commentando l'ultima classifica di Transparency International e passando in rassegna gli studi piu' noti che vengono pubblicati annualmente per valutare la limpidezza delle operazioni = nei singoli paesi, scriveva: "Who judges the judges?" (Chi giudica i giudici?), e poi si chiedeva quanto peso sia giusto attribuire a tutte queste relazioni. La classifica di Transparency International viene realizzata secondo gli indici di percezione della corruzione, e tiene conto del punto di vista di uomini d'affari ed esperti, stranieri e locali, dei singoli paesi.

La Banca Mondiale pubblica invece un rapporto che si chiama "Doing Business" (Fare Affari), che adotta un sistema diverso: per esempio prende in considerazione quanto tempo e' necessario per adempiere a tutti gli obblighi previsti per avviare un'impresa, o quanto tempo ci vuole per sdoganare delle merci, o verifica la quantita' di adempimenti burocratici legati alle norme fiscali. Il criterio sotteso e' che il numero di permessi e di firme necessari per portare un lavoro a buon fine debba essere direttamente proporzionale al numero delle "tangenti" che probabilmente si devono pagare.

"Investment Compact" e' il nome della relazione che l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico prepara per valutare i progressi nel buon governo dei paesi del Sud-Est europeo. E' uno studio che analizza diversi aspetti: politica fiscale, amministrazione, dazi, ostacoli alla libera circolazione delle merci, regolamenti, e istruzione. Ma, secondo un funzionario dell'Organizzazione intervistato dall'Economist, puntare lo stesso faro anche sui paesi ricchi sarebbe "politicamente inaccettabile".

Se dunque tutte queste classifiche fossero inutilizzabili allo scopo di definire "i paesi in cui la corruzione e' fenomeno diffuso", in Italia che cosa resterebbe da consultare? Presumibilmente le statistiche ufficiali, per esempio quelle della Corte di Cassazione, con il numero delle condanne definitive per corruzione. E qui arriverebbero le sorprese, perche' non e' azzardato sospettare che l'Italia - che quest'anno, nella classifica di Transparency, si e' piazzata al posto n.45, dopo Mauritius, Corea del Sud, e Malesia - grazie a questo nuovo criterio, balzerebbe improvvisamente nel club dei paesi virtuosi.

Lo testimoniano i dati di una ricerca empirica che Grazia Mannozzi e Pier Camillo Davigo stanno conducendo sulla risposta ordinamentale alla corruzione (in corso di pubblicazione presso Laterza). Se davvero volessimo ricorrere ai dati della Cassazione per decidere se sia giusto definire l'Italia un paese "in cui la corruzione e' fenomeno diffuso", potremmo forse farlo, a patto, per essere credibili, di calcolare la diffusione della corruzione in modo inversamente proporzionale al numero delle condanne per tale reato.

Speciale corruzione

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