NEW del 12 ottobre 2006

 
     

Islam : Amato , facciamo autocritica storica per dialogare
di Mauro W. Giannini

Rispondendo oggi alle interrogazioni sulla questione dell'Islam e del Papa al Senato, il ministro dell'interno Giuliano Amato ha detto che e' "molto delicato discutere di questi temi ed è altrettanto delicato dividersi su di essi. Sono temi fondamentali per il nostro futuro, per la nostra stessa civiltà, per il rapporto di questa civiltà con le altre. Temi che vanno al limite - e al di là - di quello che ciascuna delle nostre istituzioni può fare da sola".

Sulla questione della sensibilita' religiosa il ministro ha dichiarato "personalmente accetto che vi siano sentimenti religiosi che si esprimono in modo diverso in culture diverse... Capisco, però, che altri possano ritenere questo un modo irriverente di trattare la divinità. Non comprendo, tuttavia, e non posso accettare che, in ragione di tale irriverenza possano scatenarsi dei moti violenti che addirittura mettono a repentaglio la vita di chi la pensa diversamente e accetta tutto questo".

Amato ha ricordato che "esiste un filone di studi, tanto occidentali, quanto orientali, che si autodefinisce 'studi post coloniali' che mettono bene in evidenza le radici di quel sentimento di umiliazione che si prova spesso in Paesi nei quali siamo stati poteri coloniali davanti a ciò che noi, ancora oggi, siamo e facciamo. In quei testi si legge la loro percezione di ciò che noi siamo e facciamo come modi per affermare una nostra superiorità".

"L'idea dell'Occidente come male e corruzione, che ha tante pezze d'appoggio in taluni modi di vita della nostra civiltà occidentale - ha detto il ministro - , è largamente figlia dell'immagine della città in cui si insediava il potere coloniale: della corruzione, della prostituzione, del pessimo uso del danaro che coloro che vi vivevano prima vedevano come portati dai colonialisti occidentali".

E' vero, ha detto Amato, che "ai tempi della Resistenza non facevamo cose che vengono fatte oggi; ma tre o quattro secoli fa le facevamo, anche se da noi non c'è mai stato il fenomeno terrificante del kamikaze che uccide sé stesso per uccidere altri. La vera comparazione storica non è tra noi, com'eravamo cinquant'anni fa, ed altri Paesi: la comparazione, in realtà, affonda nei secoli. Questa è la verità e a questo nodo dobbiamo andare. Buona parte del mondo islamico vive oggi una fase di arretratezza storica, ma anche di dogmatismo oscurantista nel leggere la propria religione, non molto lontana da quella che noi, in secoli passati, abbiamo vissuto".

E ancora il ministro ha ricordato che "l'odio verso gli ebrei che si legge nei libri di Hamas è un odio che la cristianità ha malamente alimentato, violando i princìpi fondamentali del suo Vangelo, contro gli ebrei vittime dei progrom in tanti dei nostri Paesi, nei secoli passati. Di ciò dobbiamo essere consapevoli. Dobbiamo sapere che nella storia i messaggi religiosi sono stati affidati a uomini di poca o di pessima fede, che ne hanno fatto uso per brandire la religione in nome dell'odio, e non in quello dell'amore".

"Noi condanniamo la Jihad - ha detto Amato - e oggi affermiamo che la guerra santa non è ammissibile, E molti di noi sostengono che la guerra non lo è mai, santa o non santa che sia. Tuttavia, in nome della cristianità in passato sono state fatte le guerre sante e sono stati benedetti labari, truppe e quant'altro. Noi abbiamo il beneficio storico di aver superato quella fase, ma altri non lo hanno ancora fatto".

"Se ci manca questa consapevolezza e la capacità di chiedere scusa, non per un discorso di Regensburg, ma per il nostro passato - ha detto il ministro - se ci manca il coraggio che ebbe sua santità Giovanni Paolo II, andando davanti a quel Muro a chiedere scusa per gli errori passati, sarà difficile riuscire ad intraprendere il dialogo necessario con coloro che sono pronti a dialogare".

"Se c'è una cosa che trovo culturalmente inammissibile, oltre che politicamente nefasta, è la domanda frequente: dov'è l'Islam moderato? - ha detto Amato - Ecco, l'Islam moderato, tanto per cominciare, lo abbiamo in casa. Lo si ritrova nelle migliaia e migliaia di donne che sono venute come immigrate in Italia... Loro sono islamiche e sono orgogliose di esserlo; considerano il loro essere islamiche più che compatibile con l'affermazione dei diritti della persona e della donna e più che compatibile con la negazione dell'uso violento del potere maschile che coincide, in più casi, con l'uso violento della religione".

"Dobbiamo fare in modo che in quel mondo chi eccita alla violenza venga progressivamente messo nella condizione di risultare minoritario e isolato. Questo è il mondo del quale abbiamo bisogno, non di uno in cui i nostri eserciti, nel nome del nostro Dio, combattano i loro. Certo, dobbiamo contrastare il terrorismo. E’ questo un nostro dovere che stiamo compiendo. Ma guai a noi se dovesse giungere il giorno in cui attribuissimo all'Islam la colpa di essere la fonte vera del terrorismo. É nostro compito ritornare ad una lettura dei testi religiosi tale da essere il fondamento della pace".

Il titolare del Viminale ha sottolineato che "noi abbiamo il diritto-dovere di reagire contro la violenza in nome di una qualunque religione", ma ha invitato a non "ritenere che quella violenza sia espressione di una civiltà che abbiamo il dovere di rispettare". Allo stesso tempo, ha detto il ministro, "dobbiamo evitare di attribuirci una superiorità precostituita, quasi che fossimo, e fossimo sempre stati, immuni da errori", invitando a riconoscere che, nella sua storicità, qualunque religione puo' essere stata tradita.

Il ministro ha in qualche modo richiamato alcuni politici che fanno continuamente riferimento alle radici cristiane e poi fanno dichiarazioni bellicose: "Permettetemi di dire... che il messaggio cristiano o è di amore o cessa di essere cristiano. A volte leggo troppo odio nel modo in cui si leva la voce nel nome della cristianità".

Parlando del discorso del papa Benedetto XVI, Amato ha detto di aver provato "disagio, a dir poco, e di inquietudine, ricevere da Governi di altri Paesi la richiesta di scuse per ciò che aveva detto il Santo Padre. Percepivo, infatti, che tali scuse erano intese in ragione non di una profonda convinzione religiosa, ma - e lo dico senza peli sulla lingua - in ragione della paura" di atti di terrorismo o di perdere le successive elezioni.

Il ministro ha detto che il Papa va difeso e non bisogna chiedere scusa per ciò che ha detto, ma occorre costruire i legami "con chi possa non condividere la verità del Papa, ma condividere il senso di dialogo, e quindi di pace, che quello porta con sé. Non arriveremo mai, in un mondo con più religioni, ad avere delle verità religiose condivise - questo mi sembra assolutamente ovvio - ma possiamo fare in modo che le religioni (ciascuna con la propria verità) concorrano ad un tessuto di pace e di riconoscimento reciproco".

Amato ha detto di ritenere opportuno il viaggio del papa in Turchia, pur non spettando allo Stato italiano il servizio di sicurezza, pur ponendo attenzione a che le minacce fatte al Papa dopo il discorso di Regensburg non si traducano in realta' laddove vi e' competenza del ministero dell'Interno e del governo italiano.

Amato ha espresso quindi l'assenso del governo all'ordine del giorno firmato da tutti i capigruppo al termine del dibattito sulle tre mozioni relative alle vicende connesse al discorso tenuto da Papa Benedetto XVI a Ratisbona. L'odg e' stato poi approvato con 208 voti favorevoli, 8 astenuti e nessun contrario.

Sempre sul tema Islam ieri al question time della Camera il ministro Amato ha sottolineato che "L'allargamento della Carta dei valori ad altre confessioni religiose non è un annacquamento" ed ha aggiunto che essa sara' fondata su principi "fermi, trasparenti e chiari", quelli che "abbiamo il diritto e il dovere di chiedere a chiunque intende diventare cittadino italiano".

"Nel frattempo - ha assicurato Amato - l'attenzione al fondamentalismo è massima".

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