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NEW del 03 luglio
2006
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Stanze
del buco : posizioni ideologiche o ricerca della soluzione? Nell'immaginario collettivo, tutti conveniamo, un problema continua ad essere tale fino al momento in cui lo si risolve. L'esperienza insegna che ci sono vari modi per affrontare una stessa questione, ovvero, più si è duttili più facilmente si arriva alla soluzione. Se pensiamo ad un problema sociale qual è la tossicodipendenza, osserviamo che esso investe più settori, tra i quali quello sanitario, quello economico e, segnatamente, quello politico. E' più o meno chiaro a tutti quanto questi ambiti siano impegnati a dare, del loro essere, un'immagine di duttilità operativa, o della volontà in tal senso; teoricamente, quindi, più predisposti al raggiungimento degli obiettivi che si prefiggono. La recente passata campagna elettorale, parecchio esacerbata nei toni, forse come non mai, ha visto gli schieramenti fare le solite barricate, per certi aspetti, forse, più demagogiche - speculative, sul proprio programma politico. Forte è stata la contrapposizione sugli effetti della legge 49, cosiddetta "Fini - Giovanardi", e su come affrontare, appunto, il problema droga. Oggi, a Governo fatto ed operativo, interessante appare la sortita delle "stanze del buco" ad opera del ministro Ferrero. L'esponente dell'Esecutivo, appunto, sostenitore, come la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori, della linea della limitazione del danno, facendo proprio il tentativo di percorrere la prova della somministrazione controllata degli stupefacenti nelle meglio definite "self injecting rooms" (letteralmente "stanze di auto - iniezione"), ha detto che "…Bisogna riattivare un dialogo e un confronto sociale che ci permetta di fare sperimentazioni, di verificarne l'efficacia senza preconcetti, di vedere come funzionano …" dichiarandosi, palesemente, pronto a discutere di queste forme di nuove conoscenze già operate all'estero e ventilate da alcuni Enti Regionali, ma mai deliberate (Regione Toscana - Progetto di legge "Norme di riorganizzazione degli interventi sull'uso problematico di sostanze psicoattive e sulle dipendenze patologiche nel Servizio Sanitario Regionale"), forte, peraltro, dei dati risultanti da tale sperimentazione all'estero (Svizzera). A Zurigo (in verità, 20 le città coinvolte), dove è stata operata tale coraggiosa pratica a cui si è rifatto il ministro, a partire dalla fine degli anni '70, si è avuto un trend di crescita esponenziale che portò al picco più alto nel 1990 (890 nuovi tossicodipendenti). Nel 1991, la Svizzera, ponendo la tossicodipendenza non più come reato, bensì come una patologia, ha avviato un programma di assistenza supportato da quattro pilastri, quali la prevenzione, la terapia, la riduzione dei rischi e la necessaria repressione. In quest'ottica, sono stati predisposti locali per la somministrazione controllata di eroina, luoghi in cui trovare: siringhe sterili, un ambiente pulito e soprattutto assistenza da parte di personale medico specializzato. Oggi, a distanza
di tanti anni, i dati di tale sperimentazione sono davvero confortanti.
Il sociologo Carlos Nordt e lo psichiatra Rudolf Stohler, che hanno condotto
lo studio e seguito oltre settemila pazienti, hanno potuto tranquillamente
affermare che la somministrazione controllata dell'eroina riduce drasticamente
il numero di nuovi tossicodipendenti e facilita, peraltro, la disintossicazione. Alla luce di tali dati, interessante appare il confronto con quegli Stati che hanno scelto la sola strada della repressione, e tra questi il risultato che ci riguarda più da vicino è quello emergente dal paragone proprio con l'Italia. Nel 1990, se in Italia e a Zurigo il numero dei nuovi consumatori che entravano nella dipendenza da eroina era praticamente corrispondente, nei dieci anni successivi, le cifre svizzere sono scese ad un livello quattro volte inferiore. A conforto di questi dati si è schierato l'ex ministro della salute , l'illustre oncologo Umberto Veronesi; egli, riprendendo la notizia pubblicata dal settimanale Lancet, sulla sperimentazione di Zurigo, auspicando una politica più liberale, ha affermato: "…Liberalizzare le droghe pesanti fa calare il numero dei tossicodipendenti…". In tale ipotesi di nuova pratica, forte è stata l'affermazione di Massimo Barra, presidente della Croce Rossa Italiana, oltre che fondatore di Villa Maraini, struttura romana che, nell'ottica della limitazione del danno, avendo praticato tale linea operativa per prima in Italia, si occupa di lotta alla tossicodipendenza. Barra, appunto, favorevolmente sollecitato dall'idea del ministro, ha detto senza mezzi termini: "… meglio le - stanze del buco - che un overdose in uno scantinato o in un bagno, col rischio di morire. In una logica di pragmatismo, è senza dubbio un fatto positivo tenere sotto controllo chi si droga…". L'autorevole esponente della Croce Rossa ha posto l'accento sulla necessità di evitare la "politica dello struzzo", affermando che tali sperimentazioni attive, oltre che in Svizzera, anche in Spagna e Germania, dove egli stesso si è recato in visita per meglio capirne l'organizzazione ed il funzionamento, sono strutture finanziate dallo Stato ed affidate ad associazioni di volontariato che permettono l'assunzione di droghe in ambienti sterili e controllati, alla presenza di medici ed infermieri. Secondo Barra, che proprio di recente ha visitato la struttura svizzera, il - self injecting room - è un servizio composto da una sala d'attesa, in cui c'è un bar, e da stanzini chiusi con paraventi per assicurare la privacy. Chi arriva prende un numero utile per organizzare la fila e, una volta entrato, riceve da infermieri acqua distillata e siringhe sterili. E' bene porre
in evidenza che l'Italia, oltre che con la proposta di legge dei Verdi
della Regione Toscana, per l'apertura di un centro (di siffatta organizzazione)
in ognuna delle undici ASL della regione, passi in avanti operativi in
tal ambito ne sono stati fatti; esempi sono proprio l'assistenza fornita
da "unità di strada" da parte dell'ASL n° 4 di Torino, con il pullman
itinerante "Can - Go" e, appunto, i camper organizzati dal fondatore di
Villa Maraini, servizi questi che si avvicinano al tossicodipendente in
strada al fine di sostenerlo nell'ipotesi di situazione estrema, come
può essere l'overdose o altro. Secondo Roberto Maroni, capogruppo della Lega Nord a Montecitorio, "…L'incredibile proposta del ministro Ferrero che va verso la droga libera per tutti smentisce la politica europea di contrasto perseguita dal ministero del Welfare e dal governo Berlusconi in questi anni. …La Lega s'impegna perciò sin d'ora a ostacolare questo ed altri progetti mirati ad abbassare il livello di contrasto alla diffusione di qualsiasi tipo di droghe. …". Pittoresca, come del resto lo stesso interlocutore, può essere definita la risposta di Vittorio Sgarbi, che così si è espresso: "…Sono antiproibizionista per natura, nel senso che vorrei che le persone potessero disporre e decidere autonomamente di sé, senza bisogno che ci sia uno Stato convinto di avere a che fare con dei minorati… però, ci si rende drammaticamente conto che, di fronte all'idea che ci si droga anche per moda, e che a volte e troppo spesso questa idea è passata anche fuori dalle scuole, dove addirittura si conosce il nome di chi spaccia sostanze stupefacenti, e di fronte a dei ragazzi che sono incapaci di decidere autonomamente di non prenderla, ecco io applicherei, come genitore, il più duro dei proibizionismi e forse delle reazioni fisiche contro gli spacciatori. …". Secondo il senatore Achille Totaro (Alleanza Nazionale) "… La cosa più sconcertante è far passare questa idea come positiva … l'offerta di luoghi sicuri e igienicamente protetti, non fa altro che produrre - morti legali - . … faremo sapere al ministro i dati su coloro che in altri paesi, come ad esempio in Olanda, muoiono anche se fanno uso della droga in queste condizioni. …". Lo status quo, al di là della posizione di schieramento del panorama politico italiano, quasi di matrice manichea, non lascia adito a dubbi, ovvero, dimostra in maniera inconfutabile che i dati sul consumo delle sostanze stupefacenti e delle problematiche afferenti a tale pratica sono sempre in continua ascesa. Alla luce dei fatti, non ultimo, appunto, l'esito della sperimentazione di Zurigo, è auspicabile che le istituzioni si pongano di fronte all'inderogabile esigenza di affrontare il fenomeno droga con una diversa chiave di lettura, che superi la matrice politico - partitica approdando ad un confronto sereno e super partes, sicuramente orientato alla collaborazione per il superamento degli steccati ideologici, utile al raggiungimento del comune bene sociale. * Dottore in Scienze del Servizio Sociale. Master Specialistico in Criminalità, Devianza e Sistema Penitenziario ___________ NB:
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