NEW del 11 aprile 2006

 
     

The Guardian : Elezioni in Italia e politica spettacolo
trad. di Giulia Alliani

I risultati delle elezioni italiane sono l'effetto della politica spettacolo, secondo Lewis Baston, ricercatore alla britannica Kingston University, consulente storico per la BBC, commentatore elettorale per Financial Times ed RTE ed autore di molti libri di analisi storico-politica.

"Negli ultimi 2000 anni l'Italia e' regredita - scrive Baston sul Guardian - Ai tempi degli antichi romani, in occasione delle elezioni, circolava il cinico detto secondo il quale "panem et circenses" erano essenziali nel determinarne l'esito. Nel 2006, Berlusconi, con i soli "circenses", e' riuscito ad accaparrarsi il 49% dei voti. Certo: la sua gestione, dal punto di vista economico, ha fatto dell'Italia la mutilata d'Europa, ma ragazzi! L'uomo sapeva fare spettacolo!".

"Si dice che in Italia si dia piu' importanza alla bellezza che alla verita' - continua Baston - e le elezioni andrebbero analizzate da questo punto di vista. Romano Prodi - serio, intelligente, professore di economia - rappresentava la verita'. Dal 1996 al 2001 la sinistra al governo fu ostinatamente fedele alla finanza ortodossa (almeno per quanto lo consentivano gli standard italiani) e riusci' a superare gli esami richiesti alla sua economia per entrare nell'euro".

"Berlusconi, pur non potendosi proprio definire bello, ha offerto la politica dello spettacolo. Le sue uscite offensive e volgari, i suoi meeting elettorali che prevedono belle donne in abiti discinti, sono tutte cose che hanno avuto un ruolo nel distogliere l'attenzione dai fallimenti del suo governo e dai suoi grotteschi conflitti di interesse - continua l'editoriale del Guardian - E' vero che la democrazia italiana e' sempre stata una strana creatura, la cui apparenza esteriore dissimula iniziative di circoli chiusi e correnti sotterranee, ma forse queste elezioni dimostrano soltanto il fatto che l'Italia e' solo un caso di democrazia in uno stato di decomposizione piu' avanzato di quello dei suoi vicini".

Secondo Baston, "La politica post-democratica italiana richiama alcuni aspetti della politica degli Stati Uniti. In entrambi i paesi i meccanismi formali della democrazia sono al loro posto, ma c'e' un enorme squilibrio tra una parte e l'altra. I Repubblicani e Berlusconi controllano l'apparato dello Stato ed estendono con fermezza il loro controllo sui media e sulle modalita' in cui si svolge il pubblico dibattito. L'altra parte ha il permesso di aspirare al governo ogni quattro o cinque anni, ma questa possibilita' viene subito sviata non solo dal potere del denaro e dei media, ma anche da una ridefinizione delle regole elettorali davvero vergognosa".

Ad opinione del commentatore, Silvio Berlusconi "e' capace di riprendersi dopo aver subito certi colpi che farebbero fuori un comune mortale, e non e' affatto detto che queste elezioni costituiscano il colpo al cuore finale. Ci sono casi analoghi nell'Europa Centrale e dell'Est, dove i partiti sono deboli e dipendono da alcune forti personalita' e dal sostegno finanziario che ricevono, o da altre forme di influenza anche peggiori".

"La post-democrazia occidentale e' una faccenda piu' complicata della post-dittatura nell'Est, - dice Baston - ma davvero si puo' dire che esiste una distinzione chiara tra il disprezzo che Berlusconi dimostra per le regole, e la "democrazia" manipolata che si e' vista in posti come la Bielorussia e l'Ucraina pre-rivoluzione? Anche in Gran Bretagna si e' visto qualche segnale di questo nuovo stato di cose. Quando la gente smette di credere nella politica fatta dai partiti, non finisce col non credere in niente, ma nel credere a qualsiasi cosa".

Baston commenta che "Cinismo e disaffezione per la politica non producono una societa' migliore. L'unico risultato consiste nell'abbandono della sfera pubblica nelle mani di coloro che sono meglio organizzati, interessati a scopi personali, e capaci di gridare piu' forte degli altri. Senza partiti politici forti gli affari sporchi condotti nell'ombra aumentano, non diminuiscono. Se un pigro cinismo si fa strada fra gli elettori, perche' mai dovrebbe rimanere ancora qualcuno che nella vita pubblica si preoccupi di fare le cose giuste?"

"Il cinismo universale e male indirizzato degli elettori e' proprio cio' che piu' piace a un politico che sia senza scrupoli e abbia interessi personali. Se tutti i politici sono cattivi allo stesso modo, perche' non votare per quello che sembra il piu' interessante, per quello che organizza spettacoli con ballerine e chiacchiere volgari? Perche' stare ad ascoltare un ragionamento se puoi decidere in base all'aspetto, e alla 'personalita''?"

Speciale elezioni

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