NEW del 16 febbraio 2006

 
     

Gran Bretagna : gravi problemi psichiatrici per soldati in Iraq
di Giulia Alliani

I soldati britannici reduci dall'Iraq soffrono di gravi problemi psichiatrici. Lo rivela oggi il quotidiano britannico "The Independent" a pochi giorni dalla dffusione del video che mostra otto soldati di Sua Maesta' (tre di quali sarebbero gia' in arresto) che picchiano quattro adolescenti iracheni.

Le statistiche ufficiali ottenute dal giornale identificano coloro cui e' stato diagnosticato qualche problema di salute mentale durante il servizio. Sono numeri drammatici quelli pubblicati, che rivelano come almeno 1333 soldati, tra uomini e donne (l'1,5 % di quanti hanno combattuto in Iraq) sono tornati dal Medio Oriente con gravi problemi psichiatrici. Al momento molti veterani ricevono poche cure o non ne ricevono affatto per tutta una serie di problemi psichiatrici.

I numeri, che risalgono al periodo tra il gennaio 2003 e il settembre 2005, sono stati forniti dal Governo su richiesta di un membro del Parlamento. Su 1333 persone, a 182 e' stato diagnosticato un PTSD (post-traumatic stress disorder = stress post-traumatico), mentre altre 601 soffrono di disturbo dell'adattamento, cioe', in parole povere, di "stress da combattimento". Per altri 237 e' stata formulata una diagnosi di depressione, mentre altri 167 soffrono di altri tipi di malattia mentale, o abusano di sostanze.

Si stanno profilando dei problemi anche sul livello di cure che vengono fornite ai soldati regolari, ai riservisti, e ad altri membri del Territorial Army, nei quali si sia verificata una insorgenza di sintomi dopo la fine del servizio attivo. Molti di questi sono al di fuori dei 1333 della statistica ufficiale e protestano perche' sono stati dimenticati dai comandi. Secondo l'Independent a molti soldati di ritorno dall'Irak con problemi mentali non vengono offerte le cure di cui sentono la necessita'.

Anthony Bradshaw e' uno di quelli che sono tornati a casa ancora ossessionati dall'esperienza irachena: 22enne, soldato semplice, soffre di attacchi di panico e di incubi ricorrenti ma, nonostante sia certificata nel suo curriculum la diagnosi di PTSD, e' stato visitato da uno psichiatra solo una volta prima di essere congedato, e adesso dice di sentirsi abbandonato dalle autorita' competenti. Charles Plumridge della Gulf War Veterans and Families' Association ha dichiarato: "E' una situazione incredibile. Non si dovrebbe permettere che il ministero della Difesa possa cavarsela cosi'. Non sarei affato sorpreso se i numeri delle statistiche aumentassero".

Dopo aver lasciato l'esercito, Bradshaw si era iscritto ad un istituto agrario di Hull, la sua citta' natale. Ma ieri ha dovuto lasciare il suo corso e tornare a casa dopo essere stato assalito dall'ennesimo attacco di panico. Ora dice: "Ero una persona sana e stabile, e mai nel passato avevo sofferto di simili problemi. Ma adesso ho dimenticato che cosa significhi avere una vita normale. Ci sono dei sintomi fisici, ma quello che e' accaduto nella mia mente e' molto peggio. Ho paura di uscire da solo, e di notte mi sveglio in preda al terrore. E' un'esperienza che non augurerei a nessuno".

Il caporale David McGough, membro del Royal Army Medical Corps, ha curato civili, donne e bambini, oltre che soldati britannici e americani, nel periodo in cui il conflitto era al suo acme. E' ora sotto farmaci, in cura dal suo medico per crisi d'ansia e stress. "Sono rimasto nell'esercito per quattro anni e mezzo e intendevo restarci per tutti i vent'anni previsti" dice McGough, che ha 24 anni "Sono originario dell'Irlanda del Nord e mi sono occupato di casi medici gravi sia nell'esercito che nelle emergenze, aiutando i soccorsi civili. Ma il ministero della Difesa non riconosce in nessun modo che nel teatro di guerra iracheno molte persone abbiano affrontato esperienze gravissime e veramente spaventose. I miei guai sono iniziati dopo due settimane dal ritorno in Inghilterra ma, ufficialmente, non c'e' nessun riconoscimento del fatto che soffro di problemi psichiatrici".

Per McGough il trauma e' stato determinato dallo spettacolo delle lesioni terribili subite dai bambini in Irak. Il loro dolore e le ferite, l'afflizione delle famiglie, sono memorie che, adesso che e' tornato a casa, lo tormentano ancora. McGough ha prestato servizio in Iraq dopo l'invasione nei momenti piu' feroci della battaglia, ha curato i civili iracheni così come i militari USA e britannici. Ha raccontato che "alcuni dei bambini hanno sofferto ustioni, altri hanno riportato ferite da schegge e da pallottole" e ha ricordato: "Mentre ero li' tiravo avanti facendo quello che bisognava fare. Lavoravamo 14, 16 ore al giorno. E' stato dopo due settimane che ero tornato che ho cominciato a sentirmi veramente male, e a soffrire di amnesie accompagnate da conati di vomito. Il mio sergente e' stato molto comprensivo e ha cercato di aiutarmi come ha potuto, ma l'esercito non riconosce il fatto che sono un paziente psichiatrico. Adesso mi curo con il Prozac, ma me l'ha prescritto il mio medico personale".

Peter Mahoney ha prestato servizio in Irak dal marzo al luglio del 2003. Nel mese di agosto del 2004, ha infilato l'uniforme, e' salito in auto in garage, ha fissato un tubo allo scarico ed avviato il motore. Accanto aveva le fotografie dei familiari ed un opuscolo del ministero sul trauma psicologico stracciato in tanti pezzi. La causa della morte di Peter Mahoney all'età di 45 anni - commenta il giornale - non sarà mai registrata nelle statistiche dell'esercito come stress post-traumatico, dovuto al servizio in Irak. Lui non aveva voluto chiedere aiuto, come gli suggeriva la moglie, e oggi e' lei che dice: "Io so di altri 15 o 16 casi di suicidio, ma non se ne parla".

Lo stress causato dalla guerra in Irak e' stato anche addotto come attenuante dagli avvocati difensori in tribunale. Il mese scorso, Andrew Wragg, soldato degli Special Air Services, condannato per aver ucciso il suo bambino di dieci anni, malato terminale, si e' visto derubricare l'accusa da omicidio volontario a omicidio colposo. Il capitano Frank McManus, uno degli psichiatri militari con maggiore esperienza, riconosce che i riservisti, in particolare, soffrono per la carenza di cure psichiatriche da parte del ministero della Difesa, e dice: "Ricevono un trattamento particolarmente duro. Una volta congedati e tornati alla vita civile non hanno diritto a nessun tipo di assistenza sanitaria. Sono piu' vulnerabili perche' nella vita normale e nel lavoro non hanno contatti con le forze armate, e la gente che li circonda non puo' capire che cosa hanno passato in Irak. Il ministero della Difesa comincia a rendersene conto e sta cercando qualche soluzione".

Da parte sua, l'altra sera, il ministero ha comunicato di non voler trascurare il problema dei riservisti, ma che una soluzione non e' ancora stata trovata. Tuttavia ci si e' premurati di far sapere che il Servizio Sanitario Nazionale e' stato allertato della possibile insorgenza di problemi nelle persone che ritornano alla vita civile. Il ministero ha anche insistito nel sottolineare che coloro cui sono stati diagnosticati problemi psichiatrici, mentre erano ancora in servizio, stanno ricevendo le migliori cure possibili.

La Gran Bretagna mantiene in Iraq circa 8000 uomini.

Speciale pace

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