NEW del 16 febbraio 2006

 
     

USA : Google e Yahoo! davanti al Congresso per il caso Cina
di Rico Guillermo

I colossi americani di internet si sono difesi ieri al Congresso USA, dove sono stati auditi in merito all'aiuto dato alla Cina per bloccare alcuni siti internet e per identificare in rete dissidenti poi arrestati.

I rappresentanti di Yahoo!, Microsoft, Google e Cisco Systems hanno deposto davanti alla sottocommissione che verifica le implicazioni sul rispetto dei diritti dell'uomo della loro collaborazione con le autorita' cinesi.

Essi erano stati violentemente attaccati dopo aver riconosciuto di aver cooperato con Pechino per censurare dei siti web. La compagnia Yahoo!, aveva ammesso di aver fornito alle autorita' cinesi i dati per arrestare almeno un dissidente (ma alcune associazioni per la liberta' di espressione affermano che si tratti di molte decine e chiedono la lista dei nomi), Google, il primo motore di ricerca del mondo, di aver censurato dei siti banditi da Pechino sulla sua versione cinese, Microsoft di aver bloccato sul suo servizio MSN il blog di un operatore dei media cinese che pubblicava articoli di critica al governo di Pechino, mentre Cisco avrebbe contribuito con le sue tecnologie a far individuare dei cyberdissidenti.

Le compagnie hanno sostenuto che, pur non essendo una soluzione ideale, una rete limitata e' sempre meglio dell'assenza di nessuna rete e quindi di aver comunque dato una mano agli internauti cinesi. Il capo dello staff legale di Yahoo! ha dichiarato che la societa' ha dovuto confrontarsi con il dilemma della coesistenza dei valori americani e delle leggi cinesi, che non lasciano molta scelta. Il provider internazionale si e' giustificato dicendo che se le disposizioni governative cinesi non fossero state eseguite, Yahoo Cina avrebbe avuto conseguenze penali e anche economiche, visto che il ripetersi della cosa avrebbe portato a dover chiudere la filiale della societa' in Cina. I rappresentanti di Google hanno dichiarato che il loro motore di ricerca cinese rappresenta una soluzione pragmatica, che rispetta il quadro delle leggi cinesi ma risponde alla maggior parte delle richieste degli internauti di quel Paese.

Secondo il democratico Tom Lantos - vicepresidente del gruppo sui diritti umani del Congresso - i tre motori di ricerca e la societa' Cisco Systems, nonostante la loro ricchezza e notorieta, "hanno capitolato davanti alle esigenze di Pechino per fare dei profitti", mentre Carolyn Bartholomew, presidente della Commissione economica e per la sicurezza cino-americana ha dal canto suo stimato che ci sono delle "buone ragioni di temere che la Cina cambi internet, piuttosto che internet cambi la Cina".

In precedenza, in un comunicato congiunto, Microsoft e Yahoo! avevano chiesto che il governo degli Stati Uniti giocasse "un ruolo di leader" in questa vicenda, ritenendo "molto limitate" le proprie capacita' d'influenza sulle politiche governative "in molti Paesi". Al momento, il Congresso USA sta preparando una legge che impedisce ai grandi portali di fornire i loro servizi all'estero a Paesi repressivi e interdice l'esportazione di tecnologie internet verso tali Paesi.

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