NEW del 10 agosto 2005

 
     

Ruanda : rilascio di sospetti di genocidio allarma superstiti
di red

Il rilascio di decine di migliaia di sospetti per il genocidio del Ruanda del 1994 ha generato allarme fra i superstiti. Molti dei prigionieri sono infatti rei confessi per il brutale genocidio ai danni della popolazione Tutsi da parte degli Hutu.

Ibuka, una associazione per la protezione dei superstiti del genocidio, ha espresso la sua indignazione, sottolineando come questa scelta governativa vanifichi l'operato dei tribunali Gacaca installati nel 2002 per esaminare le accuse relative a quello che e' stato il maggior massacro etnico degli anni '90, con oltre 800.000 morti in pochi giorni, uccisi per lo piu' a colpi di machete.

Il governo ha preso la decisione di liberare le carceri di Kigali e di diverse province il 29 luglio scorso, e da allora ha gia' rilasciato 36.000 prigionieri, i quali vengono selezionati da commissioni presiedute dai governatori locali, e prevalentemente scelti fra i gioani e fra i sospetti di genocidio i cui fascicoli siano incompleti.

Il rilascio dei detenuti e' stato motivato con l'impossibilita' di fronteggiare un sistema pentitenziario con 80.000 prigionieri, la maggioranza dei quali sono stati incarcerati negli oltre 10 anni trascorsi dal genocidio, ma pochi dei quali hanno avuto gia' un processo.

Il procuratore capo del Ruanda, Jean de Dieu Mucyo, ha detto che il rilascio dei prigionieri non e' un'amnestia, ma solo un rilascio, quindi coloro che sono accusati o hanno confessato di aver preso parte agli omicidi etnici del 1994 possono ancora essere chiamati sul banco degli imputati.

Ma Ibuka, che ritiene i prigionieri rilasciati stupratori, assassini e pianificatori di genocidi, teme che costoro possano darsi alla fuga o costituire una seria minaccia alla sicurezza dei sopravvissuti.

Il governatore provinciale di Kigali, Erasto Kabera, ha tranquillizzato la popolazione affermando che gli uomini rilasciati potrebbero essere inseriti in un programma di lavori socialmente utili e di reinserimento, e che il loro rilascio non sara' causa di instabilita' sociale.

Speciale diritti umani

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