NEW del 14 maggio 2005

 
     

Uzbekistan : centinaia i morti , giornalisti invitati ad andarsene
di red

Sono forse fra 200 e 300 i morti negli scontri tra l'esercito uzbeko e gli insorti ad Andijan, citta' nell'est dell'Uzbekistan. I giornalisti sono stati invitati dalle autorita' ad abbandonare la zona degli scontri.

Il bilancio dei disordini di ieri - , dopo che migliaia di dimostranti avevano assalito una prigione per liberare 23 uomini accusati di estremismo islamico - e' di 50 morti e 96 feriti, ma testimoni parlano di altre decine e forse centinaia di morti per strada, la maggiora parte uomini e adolescenti, alcuni dei quali vicino agli uffici amministravi. Le testimonianze sono discordanti, ma e' certo che vi sono stati diversi morti.

Anche questa mattina i soldati hanno sparato raffiche di arma da fuoco automatiche e lanciato granate da mezzi blindati sui manifestanti. All'alba i cadaveri sarebbero stati portati via su quattro camion e un autobus, secondo testimoni.

Alcuni ribelli avrebbero preso il controllo di buona parte della citta' di Andijan. Sembra pero' abbiano perduto il controllo dell'arteria principale. L'agenzia ITAR- Tass ha detto che truppe e veicoli corazzati si sono mosse verso Andijan - la quarta citta' dell'Uzbekistan con 350.000 residenti - da due citta' vicine. Gli accessi ad Andijan sono ormai chiusi, con un cordone di polizia e esercito con camion e blindati.

I giornalisti presenti a Andijan sono stati pregati di andarsene immediatamente e due di essi sono stati fermati dai servizi di sicurezza. Ai reporter dell'AFP e della Reuters e' stato detto che avevano mezz'ora per lasciare la citta'. "Non siamo responsabili della vostra sicurezza", ha detto un funzionario del Servizio di sicurezza nazionale, evoluzione del KGB sovietico.

Intanto il presidente dittatore uzbeko Karimov - alleato degli Stati Uniti - ha accusato il movimento fondamentalista islamico Akromia per l'insurrezione, argomentando che "L'obiettivo di Akromia, nuova corrente di Hizb ut Tahrir e' la diffusione dell'odio e il rifiuto di una strada laica verso lo sviluppo". Karimov ha anche smentito che i morti siano centinaia e confermato la versione ufficiale, secondo cui le vittime sono una trentina, di cui 9 soldati e 10 insorti.

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