NOTIZIARIO del 25 gennaio 2005

 
     

Terrorismo : sentenza su islamici a Milano genera polemiche
di red

"Ancora una volta una sentenza emessa da un giudice nel pieno rispetto delle regole processuali è stata oggetto di aggressioni e strumentalizzazioni non accettabili" lo ha detto il segretario generale di Unita' per la Costituzione, Fabio Roia, riguardo alla decisione del Gup milanese Clementina Forleo, che ha assolto dall'accusa di terrorismo internazionale tre islamici e, per lo stesso reato, ha revocato la custodia cautelare ad altri due imputati.

Si trattava dei primi imputati del gruppo terroristico (definizione dell'ONU) Al Ansar Islam, che reclutavano combattenti per la guerra in Iraq e, secondo l'accusa, anche terroristi suicidi oltre che avere come scopo il finanziamento e il sostegno di strutture di addestramento paramilitare in zone del Medio Oriente e presumibilmente nel nord dell'Iraq.

"E' una di quelle sentenze che potremmo definire ad 'effetto politico', continua Roia, perché destinata ad assumere una particolare valenza sociale nella comunità attesa la gravità del fenomeno e la legittima diffusa preoccupazione dei cittadini sul tema della sicurezza transnazionale", tuttavia, commenta il magistrato, "non è certamente - ed in tale distinzione risiede la legittimità della giurisdizione- una sentenza 'politica' cioè orientata da finalità politiche che esulano dall'interpretazione e dall'applicazione della legge".

"Le sentenze possono essere impugnate dalle parti e criticate dagli osservatori che non devono tuttavia -come ancora una volta è accaduto- aggredire il giudice per una decisione non conforme alle aspettative di una tesi soprattutto con frasi o richieste che esulano dalla cultura istituzionale dello Stato di diritto", commenta il magistrato.

Il riferimento e' ai commenti di alcuni politici, come il vicepresidente del consiglio e ministro degli esteri Gianfranco Fini, il quale ha espresso un sentimento di "rabbia e incredulita'" ed ha commentato: "Non dubito della preparazione giuridica del Gup Ma distinguere in Iraq 'attività di guerriglia' da 'attività di tipo terroristico'.... significa mettere sullo stesso piano vittime e carnefici".

Sostanzialmente concorde, anche se con altri toni, il procuratore aggiunto e capo del pool antiterrorismo milanese Armando Spataro, che, intervistato dal Corriere della Sera, ha commentato: "Noi rispettiamo la sentenza. Solo che non siamo d'accordo, per cui la impugneremo". Spataro spiega che "non si possono usare i kamikaze per fare la guerriglia. Mandare un giovane a farsi saltare in aria significa accettare il rischio di fare stragi indiscriminate di militari e di civili. E questo e' sicuramente terrorismo".

Spataro aggiunge che "giustamente il giudice ha ritenuto di non attribuire alcun valore probatorio alle fonti d'intelligence e a tutte le notizie non riscontrate. Ma né io né il pm Elio Ramondini le abbiamo mai utilizzate nella requisitoria", mentre invece si e' ricorsi aalle intercettazioni "del capo-cellula, il mullah Fouad" ed ai risultati delle indagini norvegesi secondo cui "giovani curdo-iracheni... hanno ammesso di aver ricevuto l'ordine di farsi esplodere direttamente dal mullah Krekar, che è l'emiro di Al Ansar".

L'inchiesta milanese era stata avviata dal magistrato Stefano Dambruoso e, dopo la sua assegnazione a Vienna, era stata poi seguita da Spataro, che aveva chiesto condanne da sei a dieci anni. I cinque islamici avevano scelto di essere giudicati con rito abbreviato e per due di essi sono stati poi trasmessi gli atti a Brescia, per competenza.

Dall'entrata in vigore dell'articolo 270 bis, che prevede il reato di terrorismo internazionale, solo un islamico, un iracheno, ha patteggiato la pena riconoscendo in certa misura di avere avuto a che fare con i progetti terroristici di Al Qaeda.

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