NEW del 11 ottobre 2005

 
     

Pakistan : una catastrofe per centinaia di migliaia
di Shorsh Surme

A distanza di 4 giorni dallo spaventoso terremoto che ha colpito il Pakistan, i soccorsi della comunità internazionale sono molto lenti, ancora centinaia di villaggi sperduti sulle alte montagne non hanno visto alcun aiuto.

Il sisma che ha colpito la regione montagnosa del Pakistan, a 95 chilometri a nord-est di Islamabad e 75 chilometri da Muzaffarabad, capoluogo del Kashmir, si è verificato un violento terremoto di 7,6 gradi nella scala Richter, provocando più di 40 mila morti.

I maggiori villaggi a nord del Paese, nelle regioni del Kashmir controllate una parte dal Pakistan e una dall'India, sono stati completamente distrutti. E' la scossa sismica più grave in cento anni di storia pakistana.

Secondo quanto rivelato da un funzionario del Fondo per l'infanzia dell'ONU, la maggior parte delle vittime pakistane sono poveri. Il terremoto le ha private dei loro familiari e delle loro case, quindi necessitano aiuti al fine di ricostruire le case.

Per l'occasione il presidente pakistano Musharraf ha lanciato un appello sia ai Pakistani all'estero sia alla comunità internazionale affinché aiutino le popolazioni colpite.

Attualmente i Paesi come Cina, USA, Gran Bretagna, Russia, Giappone, Spagna, Malaysia e Turchia hanno mandato personale di soccorso e fornito merci, materiali e denaro al Pakistan.

Ieri ad Islamabad, la Banca mondiale ha affermato di voler fornire 20 milioni di dollari al Paese per la ricostruzione delle strade, scuole, delle infrastrutture sanitarie e di acqua. Un gruppo composto da 8 alti funzionari coordinati per le calamità dell'ONU è giunto nella capitale, aiutando il Pakistan a coordinare il soccorso.


Nota della redazione: la tragedia di questo terremoto e' in parte anche la tragedia di tanti immigrati
pakistani - islamici e non - che si guadagnano da vivere in Italia vendendo sulle spiagge e nei mercati oggetti fatti a mano nella loro terra. Essi provengono dalla zona del terremoto, dove sono costretti a lasciare per mesi interi la famiglia per procurare a tutti di che vivere. Ora, per molti, quel sacrificio potrebbe non solo non avere piu' senso, ma persino essere motivo di rimpianto.

Speciale immigrazione

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