NEW del 08 agosto 2005

 
     

Etica e politica : servizio alla collettività o collocamento ?
di Rodolfo Roselli

La politica è un'attitudine di qualsiasi persona che, in maggiore o minor misura, è utile per facilitare il raggiungimento di un obiettivo . Anche il cane, facendo le feste al padrone, fa politica, per ottenere un biscotto, con le sue moine il gatto fa lo stesso. Non richiede cultura, ma scaltrezza, buon senso, conoscenza dell'interlocutore, scelta dei gesti, delle parole, delle situazioni, e autocontrollo dei propri limiti, cioè umiltà.

La cosa ridicola è che da tempo, fare il politico, equivale a fare il dottore o il notaio, accomunando degnissime professioni, sudate sui libri, ad una professione che non esiste. La ragione è molto semplice, offrirsi con il titolo di politico, equivale a presentarsi come tutore della collettività, difensore dei deboli, presidio della legge e, magari, novello Robin Hood.

Nessuno farebbe una bella figura, se dichiarasse apertamente, di voler aspirare ad un posto qualsiasi nelle istituzioni, perché ben pagato, perché si può esercitare il proprio potere, perché magari, una volta entrato, si può aspirare a posti più remunerativi, oppure preparare il terreno per dare lavoro anche ai propri figli, mogli, nipoti e amici vari.

Di qui nasce la carriera del politico che, non dovendo tutelare nessuno, se non se stesso, richiede attenzione nel collocarsi negli organigrammi giusti, del partito giusto, fare le moine, come il gatto, al notabile di partito, perché solo lui ti può mettere in lista, magari nel collegio blindato, e con le negoziazioni, preelettorali e postelettorali, che assegnino la sospirata poltrona. Ma anche senza voti, il sindaco amico, ti regala un assessorato.

Se sei nato nel Molise, ove ti conoscono, non devi essere il tutore dei tuoi conterranei , ma presentarti magari in Toscana, ove nessuno ti ha mai visto, e lì dichiarare che sarai il tutore di quegli sconosciuti elettori che, solo per disciplina di partito, con la testa nel sacco, ti voteranno. Una celebre vecchia battuta diceva, "Piove ? Ma l'Unità non lo dice! Ah scusa mi sono sbagliato, non piove !". Questa, secondo alcuni, è la carriera politica!

Tutto questo non è fantasia ma verità documentata. Nelle ultime elezioni a Catania, per l'elezione di 200, tra consiglieri comunali e di circoscrizione, si sono presentati quasi 4500 candidati, quasi tutti alla ricerca di un posto e di uno stipendio quinquennale. Ma anche quelli che hanno già una occupazione, non si fanno indietro perché, l'appetito vien mangiando! Vi sono infatti impiegati pubblici meridionali, occupati al nord, che sperano di assicurarsi un'aspettativa o un congedo per poter tornare a casa, cioè sempre per un posto o per la pagnotta. Motivi ideali, competenza, merito…. zero!

Ma Catania è solo un esempio tangibile, valido ovunque in Italia, perché la tecnica per scegliere i prescelti, è finalizzata a controllare gli eletti dando loro un lavoro qualsiasi pretendendo, in cambio, obbedienza cieca ai voleri del notabile e del partito, senza alcun riguardo per gli interessi dei loro elettori. E' questa la classe politica, ed è veramente una classe che attua una lotta di classe contro i cittadini che, ingenuamente, pretenderebbero competenza, trasparenza, sana amministrazione ed altre balle di questo tipo.

I direttori generali delle ASL sono scelti discrezionalmente dalle giunte Regionali, senza una serie verifica d'idoneità, e senza alcuna valutazione comparativa. Questi signori, a loro volta, con criteri analoghi, scelgono i primari. Da notare che i primari sarebbero essenzialmente responsabili della cura dei malati, e senza una verifica seria della loro professionalità…. poveri malati. Infatti sono valutati da una commissione di tre commissari e gli accordi e gli scambi di favori e l'appartenenza politica sono i soli fattori di valutazione.

Prima delle ultime elezioni regionali, per soddisfare la fame di collocamento è stato aumentato il numero dei consiglieri regionali. In totale i posti sono aumentati almeno di 120 e, poiché ogni consiglio regionale ha circa 60 consiglieri, è come se avessimo aggiunto in Italia altre due regioni. Ma questo assalto alla diligenza dei politici eletti è più che giustificato dalle cifre. Un consigliere regionale del Lazio, che prima era insegnante, e guadagnava 1200 euro netti al mese, oggi guadagna 10.000 euro netti al mese come consigliere. Un assessore, cioè un personaggio mai eletto, guadagna intorno ai 7500 euro netti al mese, perché non ha l'indennità di rapporto con il collegio elettorale.

A denti stretti,e con molta reticenza, Andrea Augello, di AN, ha ammesso che guadagna 9000 euro al mese, Marco Verbaschi di FI, ha detto che guadagna 8000 euro al mese, ma se sono in commissione o presidenti di commissione guadagnano molto di più. Nella Regione Calabria i trenta consiglieri della maggioranza sono tutti anche presidenti di commissioni, assessori, capigruppo. Alla faccia del conflitto d'interessi e del cumulo delle cariche, e…. degli emolumenti.

Nella Regione Lazio le commissioni consiliari sono salite da 14 a 24 e la ex giunta Storace ha nominato ben 478 nuovi dirigenti, senza concorso. Qualcuno ha obiettato al nuovo Presidente Marrazzo che tutto questo era immorale. La risposta è stata "con la questione morale non si fa politica". Complimenti al noto Catone il censore di "Mi manda RAI 3"!

Tutto questo deriva dalla perniciosa possibilità di elezione diretta dei presidenti regionali. In questo modo i consigli regionali sono stati privati del compito di scegliere l'esecutivo, che oggi è composto da sconosciuti vassalli del presidente. I consiglieri regionali, privati dalla possibilità di sindacare l'esecutivo, pretendono sempre maggiori soldi e privilegi, e le giunte, per tenerli buoni, li concedono. Si moltiplicano i posti ovunque, moltiplicando assessori, commissioni consiliari, posti di "capo dell'opposizione" e una valanga di cariche inventate, tutte dotate d'indennità, di segreterie, di uffici, di telefoni, automobili con autisti.

Episodi di bassa amministrazione regionale si sono avuti nel Lazio ove le ASL per due anni non hanno presentato i conti consuntivi obbligatori. Episodi di squallido saccheggio, ove i precedenti amministratori della giunta Storace hanno svuotato gli uffici di telefoni, computer di proprietà pubblica considerandoli loro dotazione personale.

Nel 2004 è stata varata una legge detta "sul conflitto d'interessi", che stabilisce che i titolari di cariche istituzionali non possano ricoprire altre cariche o uffici, svolgere compiti di gestione in società, esercitare attività professionali e qualsiasi tipo d'impiego pubblico o privato. Il rispetto di questa legge è affidato all'Autorità garante della concorrenza, ma già qualche ministro, oggi, non ha abbandonato la sua attività professionale, e fa finta di niente. L'applicazione di questa legge resta una bufala, come fu una bufala l'analoga legge degli anni novanta, che stabiliva il principio della separazione tra politica e amministrazione.

Come potevano pensare, i governi di centrodestra e centrosinistra che, data la precarietà della nomina dei dirigenti pubblici - la cui sorte era decisa solo dai politici - non si creasse una santa alleanza d'interessi comuni tra loro? Chi sarà mai quel dirigente amministrativo che non sposerà le idee del politico del momento, che può decidere sulla sua futura carriera saltando controlli, graduatoria, concorsi interni, e senza dover motivare nulla? Quindi leggi fatte non per essere applicate, ma per minchionare il pubblico. La conseguenza è che queste leggi non hanno fatto nulla, perché non hanno costretto né i politici a liberarsi dei propri interessi privati, e neppure di condizionare pesantemente le decisioni amministrative.

Ci vogliono far credere che la conflittualità stato-regioni dipende dal federalismo, ma non è vero. Dipende semplicemente dal fatto che non sono state attuate le norme approvate nel 2001, per definire i limiti delle competenze delle Regioni. Senza il rispetto di queste norme, le Regioni, che dovevano contribuire a risolvere i problemi dello Stato, sono divenute esse stesse un altro problema. La sanità è diventata un pascolo delle fazioni locali. Lo Stato decide di abolire le partecipazioni, le Regioni ne hanno create altre, bloccano in ogni modo le grandi opere della nazione, creano funzioni per moltiplicare i posti di sottogoverno, attraverso la conferenza Stato -Regioni, moltiplicano i vincoli burocrati, e bloccano le decisioni pubbliche per ricattare in ogni modo enti, società, e organi dello Stato.

Silvio Berlusconi aveva promesso che avrebbe trovato la soluzione al suo conflitto d'interessi, entro i famosi cento giorni. Ne sono occorsi 1153, non c'è male come serietà di certe promesse elettorali. Nel settembre 2003 il Parlamento europeo denunciava concentrazione del potere mediatico del nostro Presidente del Consiglio, approvando una risoluzione con 221 voti favorevoli e 195 contrari. La risposta è stata una legge che congela la situazione attuale, e non fa un passo avanti per scoraggiare ulteriori tentativi da parte dei soliti furbi.

Due esempi per tutti, i dirigenti operativi non possono avere cariche politiche, i datori di lavoro dei dirigenti operativi, cioè i padroni dell'azienda, si. In altre parole, in politica c'è conflitto d'interessi, per Fedele Confalonieri non c'è ove per Silvio Berlusconi ci sarebbe.

Altro esempio è la cavillosa definizione di conflitto d'interessi, utile per ogni scappatoia, che stabilisce che solo un atto che ha una incidenza specifica sul patrimonio di un membro dell'esecutivo può creare la possibilità di conflitto d'interessi. Roba da giuristi. Non è conflitto d'interessi se Berlusconi nomina il capo dell'Autorità che dovrà controllare se le sue imprese editoriali possono costituire un suo sostegno privilegiato. Insomma il controllato che nomina il suo controllore di fiducia.

Il vero problema è che, l'opinione pubblica, è estenuata da questo incessante protezionismo degli interessi privati dei governanti, mentre non si ha nessuna intenzione di risolvere i nodi vitali delle istituzioni e, soprattutto ,del sistema economico. Queste le conseguenze di queste "carriere politiche" che, a nostre spese, sono ovunque. Nel 2000 la moltiplicazione dei finti disabili ha fruttato a personaggi del malaffare della Prefettura di Roma 800 miliardi di vecchie lire. I concorsi fasulli all'INPS, nello stesso anno hanno permesso l'assunzione illegale di 1780 persone. Recentemente il tribunale di Messina favoriva profitti illeciti attraverso le aste fallimentari truccate, complici anche uomini di governo.

Pochi episodi, in mezzo a migliaia, in ogni luogo e in ogni tempo, sono la logica conseguenza dell' attitudine politica, usata come ufficio di collocamento a tutti i livelli. Tutto questo vuol dire una cosa sola, per la scelta del personale pubblico vale solo l'anzianità e la fedeltà politica, mentre il merito vale zero. Distruggere la scelta per merito, non solo significa consentire a imbecilli decisioni importanti della nostra vita, ma anche incoraggiare ogni via illegale di promozione, che conduce fatalmente alla mafia, politica o no.

Gli stessi sindacati incoraggiano coloro che entrando dall'ultimo gradino, pretendono di fare tutta la carriera automaticamente, senza selezioni, né giudizi comparativi. Per parte loro, i partiti cercano di guadagnarsi la fedeltà dei loro collaboratori amministrativi arrogandosi il diritto di sostituirli quando vogliono, senza dare spiegazioni. E' chiaro che la qualità dei nostri servizi pubblici diviene una chimera, la modernizzazione delle nostre istituzioni un sogno, le riforme tanto invocate dalla comunità europea per uscire dalla recessione italiana sono e restano parole al vento, che si scontrano contro questa realtà infetta e consolidata, che nessun partito politico italiano ha il fegato di affrontare.

La Corte Costituzionale, negli ultimi anni ha bocciato pseudo-concorsi, variamente denominati, concorsi interni, concorsi riservati, concorsi con posti riservati, che mascherano semplicemente carriere per anzianità o peggio nomine politiche. Si dice che i criteri selettivi obiettivi sono difficili da formularsi e sono complessi nella gestione. Tutto questo è falso, sia perché nelle altre nazioni tutto questo è possibile, sia perché, ed è questa la vera ragione, renderebbe molto complicato, ai vari truffatori, di addomesticare l'esito di ogni concorso, a favore dei propri pupilli.

Non funzionerebbe più l'ufficio collocamento dello scarto della società civile.

Speciale Mani Pulite

Speciale DisastrStato

* intervento su Radio Gamma 5 del 3 agosto 2005

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