NEW del 28 giugno 2005

 
 
       
 

Unione Europea : strategie di comunicazione e di metodo dopo i NO
di Gabriella Mira Marq

Come puo' l'Unione riguadagnare vivacita' e migliorare i rapporti con i suoi cittadini? Quali sono gli errori fatti fin qui nella comunicazione, nell'informazione, nel progetto delle Istituzioni europee e delle regole dell'Europa, e come si puo' migliorare tutto questo?

La nuova strategia di comunicazione dell'Unione Europea che Margot Wallström - commissario per i rapporti e le strategie istituzionali della comunicazione - aveva in mente, dovra' modificarsi a seguito dei recenti avvenimenti politici, i NO nei recenti referendum sulla costituzione europea in Francia e nei Paesi Bassi e la pausa decisa dai leader europei sul cammino verso il trattato. In un incontro oggi a Bruxelles con operatori della comunicazione la commissaria UE discutera' la situazione e le prospettive.

Uno dei motivi di crisi viene individuato nel fatto che, anche a causa dell'ingresso dei 10 nuovi Paesi, vi e' confusione sul funzionamento dell'Unione, i cittadini - vecchi e nuovi - non ne comprendono l'utilita' e le istituzioni, per cui un primo passo importante di una strategia di comunicazione sembra essere quello di "semplificare l'Europa". Inoltre, troppo spesso, Bruxelles e' vista solo come un bastione difensivo progettato per mantenere la gente fuori, piuttosto che per abbracciarla.

Perche' questo senso di sconnessione? Uno dei motivi, come il commissario Wallström ha riconosciuto, e' che la cultura e le strutture interne della Commissione in passato non hanno facilitato l'accesso aperto e trasparente alle informazioni e non hanno aperto il dibattito. Inoltre le varie istituzioni europee non sempre hanno lavorato insieme abbastanza efficacemente per coordinare messaggi chiari circa i loro ordini del giorno o per spiegare al pubblico in termini semplici e concreti che cosa stavano provando a realizzare. I Parlamenti nazionali e gli uffici di rappresentanza locali inoltre dovrebbero fare piu' per informare i loro cittadini e per prevenire che nelle istituzioni del proprio Paese vi siano messaggi negativi sull'UE.

Questo sta cambiando lentamente ma ancora vi e' ostacolo dovuto al 'gergo di Bruxelles' che e' incomprensibile ai cittadini. L'approccio della comunicazione deve essere, questa la tesi dell'incontro, simile a quello pubblicitario, con conoscenza del cittadino-cliente, dei suoi bisogni e dei suoi gusti.

C'e' chi invece vede la soluzione nel coinvolgimento attivo dei cittadini, con lo stesso fine di generare un nuovo consenso europeo e migliorare l'atteggiamento della societa' nei confronti dell'UE.

"Puo' tornare indietro l'orologio dell'Europa?" e' la domanda che vedra' oggi confrontarsi - sempre a Bruxelles - l'ex commissario alla concorrenza Mario Monti e nuovo presidente del "Servizio d'azione dei cittadini europei" ed alcuni esperti e giornalisti dopo la decisione del Consiglio dell'Unione Europea, che ha decretato un "periodo di riflessione per permettere ad un vasto dibattito di aver luogo in ciascuno dei nostri Paesi".

Il punto di partenza e' lo stesso degli esperti della comunicazione: un prezzo pesante viene pagato adesso a causa delle omissioni passate riguardo l'informazione e il dialogo con i cittadini. Secondo i promotori del convegno, non e' infatti l'idea della Costituzione che e' stata votata, ma l'idea di Europa che i cittadini si erano fatta, e dunque le istituzioni dell'Unione devono essere difese contro una marea di egotismo nazionale di breve durata, che puo' essere sfruttato dai politici populistici e sta conducendo ad intolleranza e xenofobia.

Tuttavia una domanda importante e' se sia giusto che la Costituzione UE entri cosi' in dettaglio o non sia meglio che essa sia una sorta di "carta fondamentale dei principi", lasciando ai singoli governi l'attuazione di tali principi. Un altro aspetto significativo e' quello delle diverse figure istituzionali europee e della loro elezione o nomina (i parlamentari sono eletti, i commissari nominati, i membri del Consiglio sono i capi di Stato e di governo ed i ministri dei singoli Paesi). Inoltre andrebbe valutata la questione del controllo etico e della trasparenza non solo per i membri della Commissione ma anche per gli esponenti dei governi.

Ma questo dovrebbero valutarlo i cittadini. Gli esiti delle recenti consultazioni dimostrano invece che operai, impiegati, imprenditori agricoli, giovani, non sono coinvolti nel processo europeo, per cui vanno resi partecipi ed occorre dimostrare loro che il loro punto di vista e' ritenuto importante.

Dovrebbe quindi esserci - a giudizio dei promotori dell'incontro - una nuova convenzione sulle politiche economiche e sociali dell'UE di fronte alla globalizzazione, ma anche sulla struttura e sulla vita istituzionale dell'Unione, per un maggiore coinvolgimento ed identificazione dei cittadini.

Speciale Europa


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