NEW del 28 aprile 2005

 
     

Tony Blair nei guai : rapporto segreto , guerra in Iraq illegale
di G. Mira Marq e R. Guillermo

A pochi giorni dalle elezioni britanniche i media del Regno Unito hanno reso noto un documento che rivela come il governo Blair abbia cercato di coprire i dubbi sulla legalita' della guerra in Iraq, che pure furono avanzati da alcuni membri dello staff, poi dimessisi.

Il rapporto - che e' ora al centro del dibattito nazionale - promette di essere una spina nel fianco del primo ministro Tony Blair, che spera in un altro mandato, mentre i suoi avversari la usano anche nei manifesti, chiedendo ai cittadini di votare "per la verita'". I sondaggi, che prima davano Blair per favorito, ora mettono in dubbio una sua vittoria.

Le televisioni BBC e Channel Four hanno diffuso notizia del rapporto segreto, datato marzo 2003, dicendo che esso mostra il procuratore generale Lord Goldsmith esprimere dubbi sul fatto che la guerra fosse legale, solo 10 giorni prima che Blair desse l'ordine di partecipare all'invasione dell'Iraq alle truppe britanniche.

Il rapporto dice che un tribunale potrebbe concludere che la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU a quel tempo non autorizzava la guerra e Lord Goldsmith suggeriva per iscritto di chiedere un'ulteriore risoluzione piu' adeguata.

Ma - non e' noto se il rapporto ne parli - Elizabeth Wilmshurst, all'epoca l'avvocato anziano dell'ufficio legale del Foreign Office aveva evidenziato che la guerra in Iraq era illegale e si dimise dopo che il ministro aveva ignorato l'avvertimento.

A suo giudizio "si potrebbe dire che l'uso di forza nell'Iraq era aggressione" e una guerra dovrebbe essere basata sempre "sui fatti" piuttosto che "su un'asserzione" circa "una minaccia imminente", per cui la politica di difesa preventiva degli Stati Uniti e' illegale secondo diritto internazionale.

Dopo l'occupazione, l'avv. Wilmshurst espresse anche preoccupazione per la mancanza di protezione legale per gli Iracheni danneggiati dalle truppe alleate, da appaltatori civili e da guardie di sicurezza private.

Commentando che "i presunti abusi sui prigionieri potrebbero ritenersi crimini di guerra", la giurista disse di essere preoccupata del fatto che l'occupazione avesse dato una sostanziale l'immunita' ai civili americani e britannici ed anche la guerra al terrore di George W. Bush e' un "assurdita'" legale.

Ieri il leader dell'opposizione Michael Howard ha difeso i propri attacchi personali a Blair, nei quali lo accusava di bugie sulla guerra in Iraq. Il capo del partito conservatore ha detto che egli crede ancora che fosse giusto rovesciare Saddam Hussein, ma accusa il primo ministro uscente di aver presentato in modo strumentale le informazioni sulle armi di distruzione di massa in Iraq.

"Saremmo potuti andare in guerra e dire la verita', ed e' cio' che Blair non ha fatto", ha concluso Howard. E gli slogan della campagna elettorale dei Tory, il suo partito, sono ancora piu' taglienti, dato che - accanto ad un primo piano di Tony Blair - affermano: "se e' pronto a mentirci sulla guerra, e' pronto a mentire per vincere un'elezione".

Blair ha respinto gli addebiti dicendo in un comizio di essere disinteressato a replicare alle accuse dell'opposizione e di essere interessato solo al futuro del Paese. Alcuni mesi fa - parlando dell'intervento in Iraq, Blair ammise "che questa questione ha diviso il Paese" e che "gli elementi usati per provare che Saddam aveva armi chimiche e biologiche... si sono rivelati falsi", aggiungendo pero' - per giustificarsi - che "il mondo e' migliore con Saddam in prigione piuttosto che al potere".

Un altro momento difficile per Blair e' stata la dichiarazione di Kofi Annan, secondo il quale la guerra in Iraq fu illegale, ma un'inchiesta (non giudiziaria) britannica lo ha sostanzialmente scagionato, concludendo che - sebbene Blair non fosse stato molto chiaro nell'esporre la situazione al Paese - anch'egli si era basato su dati che credeva attendibili benche' non lo fossero.

Tuttavia le rivelazioni di oggi non portano danno solo alla sua credibilita' elettorale: anche un deputato del partito laburista ha deciso di aderire alla piccola formazione di opposizione dei liberaldemocratici. Brian Sedgemore era sempre stato apertamente critico sulla guerra in Iraq, ma anche sulle scelte del governo Blair riguardo ad altri temi controversi in Gran Bretagna, quali la guerra al terrorismo.

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