NOTIZIARIO del 19 ottobre 2004

 
     

Australia non manderà soldati in Iraq a difendere ONU
di red

L'Australia ha rifiutato di inviare soldati supplementari in Iraq al fine di proteggere la delegazione delle Nazioni Unite sul posto, come aveva invece domandato in modo informale l'ONU gia' da qualche mese.

"Siamo stati sempre chiari sul nostro coinvolgimento in Iraq" ha affermato Chris Kenny, portavoce del ministro degli esteri Alexander Downer: "restiamo" in Iraq, ma "non aumenteremo il numero".

L'Australia, uno dei maggiori alleati USA, ha inviato 2000 soldati scelti per prendere parte alla guerra in Iraq ed ha oggi 970 uomini nella regione per assicurare funzioni non combattenti. La settimana scorsa Canberra aveva affermato che avrebbe equipaggiato e formato decine di soldati delle isole Fiji che andranno in Iraq per proteggere la delegazione delle Nazioni Unite.

Il rapporto fra l'Australia e l'ONU ha spesso subito flessioni durante il governo del rieletto John Howard. Due anni fa il rappresentante di Canberra voto' no a un nuovo protocollo della Convenzione contro la tortura, che prevedeva visite indipendenti ai prigioneri al fine di fermare le torture e che fu poi approvato con l'astensione degli USA, contrari.

Intanto un giornalista australiano e' stato rapito in Iraq per 24 ore nel corso del finesettimana ed e' stato liberato sano e salvo, come annunciato dalla catena televisiva a partecipazione statale presso cui lavora, dalla radio di Melbourne e dal governo di Camberra.

Il giornalista, John Martinkus, che aveva espresso la sua intenzione di partire per un'inchiesta a Baghdad, dove gli avevano sconsigliato di andare, era stato sequestrato sabato mattina davanti al suo albergo "da un gruppo sconosciuto in Iraq" che lo ha poi interrogato per ore.

Al momento del rapimento il giornalista sembra avesse pero' gia' rinunciato al suo progetto e si apprestava a lasciare l'Iraq. Si tratta del primo australiano rapito nel Paese. L'Australia era stata molto dura con le Filippine quando queste cedettero alle minacce dei rapitori ritirando le proprie truppe (57 soldati) per ottenere il rilascio degli ostaggi da parte di militanti islamici armati, subito eseguito.

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