NOTIZIARIO del 24 novembre 2004

 
     

Manicomi , appalti e diritti del malato
da Corrado Stillo

In merito all’articolo "S.Maria della Pietà, qualcuno vorrebbe rinchiuderci tutti" apparso di recente sul vostro giornale vorrei esprimere alcune considerazioni.

Negli anni in cui il manicomio era aperto ho contribuito, come referente del Tribunale per i diritti del malato, a creare una mentalità anti-segregazioine dei malati psichiatrici che pagavano e pagano sulkla loro pelle tutte le incomprensioni e le inettitudini della sanità.

Oggi la mentalità manicomiale che ho combattuto sembra rimergere nelle strutture alternative che accolgono i malati:comunità residenziali, case famiglia, reparti SPDC ospitano centinaia di malati che sulla carta dovrebbero essere aiutati al loro inserimento nella vita della società civile ma che, nei fatti, sono spesso ignorati da tutti perchè tanto "stanno fuori".

A Roma c’è qualcuno che controlla lo stato di vita dei malati all’interno della case-famiglia, delle comunità terapeutiche, delle varie strutture alternative al manicomuio? C’è qualcuno che controlla il costo-benefici della gestione di questi malati. C’è qualcuno che controlla le condizioni relative alla loro qualità della vita?

Quando vediamo il progresso dell’idea che "in manicomio i malati stavano meglio" chiediamoci come sono stati gestiti i malati in questi ultimi anni all’interno della societrà civile e come coloro che ne avevcano la responsabilità per il loro inserimento abbiano usato la malattia mentale per ottenere, magari, un appalto favorevole o una redditizia struttura per malati dalle uova d’oro.

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