NOTIZIARIO del 23 luglio 2004

 
     

L'opposizione puo' bloccare i lavori parlamentari?

Gentile Direttore Guma,

le perplessità di Alessandro Balducci, dopo le affermazioni del c.s., che sarebbe in grado di boicottare l'attività di Camera e Senato "Per la drammaticità della situazione in cui versa il paese, (...) non riteniamo possibile riprendere l'ordinaria attività deliberativa di Camera e Senato", sono anche le mie.

Può l'opposizione, nel rispetto delle norme che regolano le attività di Camera e Senato, esercitare quanto è stato affermato?

Qualora tale possibilità fosse stata praticabile, anch'io vorrei sapere perchè, alla maggioranza di Governo, è stato lasciato il libero arbitrio di fare a pezzi:
1) la Scuola;
2) la Giustizia;
3) l'Economia;
4) la Costituzione (nelle parti manomesse dalla Cdl).

La ringrazio per l'attenzione che vorrà dedicarmi. Cordiali saluti.

Vincenzo Rocchino, Genova

Egregio sig. Rocchino,

presumo che l'affermazione di cui sopra relativa al blocco dell'attivita' di ordinaria legislazione in parlamento fosse riferita alla possibilita' da un lato di presentare un numero notevolissimo di emendamenti e dall'altro di far mancare il numero legale alle varie deliberazioni.

Il regolamento della Camera stabilisce che "le deliberazioni dell'Assemblea e delle Commissioni in sede legislativa non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti (cioe' il 50% piu' uno, se non e' richiesta una maggioranza superiore, ndr). Per le deliberazioni delle Commissioni in sede diversa da quella legislativa è sufficiente la presenza di un quarto dei loro componenti" e "i deputati che sono impegnati per incarico avuto dalla Camera, fuori della sua sede o, se membri del Governo, per ragioni del loro ufficio, sono computati come presenti per fissare il numero legale."

Inoltre la verifica del numero legale viene fatta solo "quando ciò sia richiesto rispettivamente da venti o quattro deputati e l'Assemblea o la Commissione stia per procedere ad una votazione per alzata di mano" mentre "Non può essere chiesta la verifica del numero legale prima dell'approvazione del processo verbale, né in occasione di votazioni che si debbano fare per alzata di mano per espressa disposizione del Regolamento".

In quel caso si perde tempo per fare l'appello e "se l'Assemblea o la Commissione non è in numero, il Presidente può rinviare la seduta di un'ora, oppure toglierla" con implicita successiva riconvocazione alla quale la maggioranza dovra' preoccuparsi di cooptare tutti i suoi membri per raggiungere il numero (piu' facile al Senato, meno alla Camera, per la legge sul maggioritario).

Se si pensa che a volte il numero legale e' mancato per l'assenza di alcuni parlamentari della stessa CdL, anche in occasione di voti chiave per la maggioranza, si comprende come questo strumento possa avere una certa efficacia per ritardare - insieme alla presentazione di centinaia di emendamenti - l'attivita' parlamentare fino quasi alla paralisi.

Tuttavia sarebbe dovere dei parlamentari partecipare alle sedute, in ossequio ai loro elettori ed alle regole della democrazia (una simile azione sarebbe la negazione stessa della democrazia, anche se alcuni potrebbero pensare che anche la continua chiamata di voti di fiducia lo sia, e ritenere gli estremi rimedi una soluzione per un male estremo).

Ci pensa anche un articolo del regolamento - aggiunto nel 1997 - a ricordarlo: "1. È dovere dei deputati partecipare ai lavori della Camera. 2. L'Ufficio di Presidenza determina, con propria deliberazione, le forme e i criteri per la verifica della presenza dei deputati alle sedute dell'Assemblea, delle Giunte e delle Commissioni.". A tali assenze corrispondono le relative trattenute alla diaria.

Dunque - se piu' facile sarebbe fare ostruzionismo con gli emendamenti (ma spesso il governo ha posto la fiducia, vanificando di fatto questo strumento di libero dibattito (o di "lotta", a seconda dei casi) non sarebbe corretto assentarsi per bloccare l'attivita' legislativa. Inoltre la situazione politica non rendeva facile un tipo di azione di questo genere in precedenza.

Teniamo conto in primo luogo che spesso singoli parlamentari del centrosinistra o significativi gruppi dello stesso (ad esempio in occasione della legge sulla fecondazione assistita o per la vicenda del crocifisso nelle scuole) hanno appoggiato la maggioranza, con convinzione o per inciucio lo stabilira' l'elettore.

In secondo luogo, a parte le divisioni dell'opposizione, che difficilmente ha agito come un sol uomo, la situazione di consenso elettorale non supportava questa unita' e non legittimava politicamente simili azioni.

Oggi la situazione e' differente. Il riscontro avuto dall'opposizione nel Paese alle recenti competizioni elettorali puo' dare forza ad una eventuale azione della minoranza, di fatto maggioranza. Inoltre la creazione di coalizioni come la lista unitaria danno probabilmente ai maggiorenti del centrosinistra una maggior sicurezza che un "ordine si scuderia" sarebbe seguito o comunque possono rendere piu' credibili simili minacce.

Rita Guma

by www.osservatoriosullalegalita.org

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