NOTIZIARIO del 13 dicembre 2004

 
     

Piero e Piero : due diverse idee della comunicazione
da Piero Ricca

Pubblichiamo volentieri queste osservazioni di Piero Ricca su un atteggiamento spesso adottato dall'opposizione, cioe' aderire ad inviti in salotti di fatto partiticamente schierati, che in tal modo possono fregiarsi di par condicio, o a convegni che smarcano l'ospite furbetto, facendolo apparire come equanime.

Pensiamo peraltro che tali osservazioni andrebbero applicate anche a chi, invece, si accompagna spesso con l'opposizione, pretendendo di distinguersene perche' quando parla mantiene le sue posizioni. Ma le posizioni vengono ascoltate da poche centinaia di presenti, inviti e manifesti invece li vedono centinaia di migliaia di assenti, che si fanno pero' un'idea fuorviante dell'accostamento.

Ultime osservazioni: non consideriamo tutte imparziali le voci dei giornalisti citati nel seguito da Fassino, sebbene riteniamo che egli confonda censurare - cioe' togliere i mezzi per parlare - con isolare. Infine, i tagli al lungo intervento di Fassino sono nostri, per eliminare il comizio del politico senza cambiare il senso degli interventi di Ricca.

la redazione


Nel dicembre del 2002 con alcuni amici ho organizzato due manifestazioni di dissenso nei confronti di Bruno Vespa in occasione della presentazione del suo saggio "Il Cavaliere e il Professore": una a Roma e l'altra a Milano.

Con cartelli, volantini e corde vocali esprimevamo due concetti: primo, Vespa è l'emblema del sistema della disinformazione televisiva; secondo, manifestano subalternità o incomprensione delle dinamiche della comunicazione quei personaggi dell'opposizione, spesso presenti nel salotto bianco del divo Bruno, che vanno addirittura a presentare i suoi libri.

A Milano il saggio fu presentato da Bossi, La Russa, Bersani e Franceschini. A Roma, la settimana successiva, da Rutelli, Fassino, Fini e Follini. La prima presentazione, come sempre, era toccata a Re Sole: Lui da solo, con alcuni direttori di giornale ammessi a fargli domande.

Prima della presentazione romana avemmo uno scambio di lettere sull'Unità con Piero Fassino. Ecco la sua risposta. Rileggerla può essere interessante per capire il pensiero del leader diesse sulla comunicazione. L'ho rapidamente chiosata in alcuni punti (in corsivo grassetto, ndr). In rete si possono trovare i testi della nostra lettera e della replica alla sua risposta, entrambi pubblicati dal giornale diretto da Furio Colombo.

Aggiungo che la presentazione romana che chiedevamo a Fassino di risparmiarsi si tenne regolarmente, con molta polizia a tenerci buoni e impedirci di entrare. L'anno successivo invece né Fassino né Rutelli parteciparono alle presentazioni di Vespa. Il quale ripiegò su altri personaggi dell'opposizione. Sono curioso di sapere cosa succederà quest'anno. La Prima si è già svolta, l'otto dicembre. Unico leader politico: l'Unto.

Un'ultima annotazione. A Milano, davanti al Circolo della Stampa, Bersani reagì alla nostra vociante e colorata presenza con queste parole: "Noi dobbiamo giocare con in campo l'arbitro Moreno (un arbitro di calcio considerato prevenuto con la nazionale italiana), ma se siamo bravi vinciamo lo stesso".

Pensiero furbo? Sono bravi?

Piero Ricca

Vado da Vespa per dire le mie ragioni
di Piero Fassino
(Unità, 17 dicembre 2002)

"(....) non credo che boicottando le presentazioni di libri di Bruno Vespa o le sue trasmissioni tv, si ottenga una qualità televisiva migliore.

Sono testardamente ancorato ad un'idea dell'impegno politico che non rifiuta mai il dialogo con chiunque, pur senza deflettere dalle proprie idee e dai propri principi. Perché dovrei rinunciare a manifestare le mie idee?

Secondo Fassino evitare di presentare il volume vespiano significa rinunciare a manifestare le porprie idee?

Non ho mai avuto timore dei miei interlocutori per due motivi: perché sono sicuro delle mie buone ragioni; e perché penso che qualsiasi interlocutore - anche il più lontano - deve essere ascoltato.

Secondo Fassino essere accorti ai contesti di comunicazione significa essere insicuri di sé? Ed è sicuro Fassino che il problema in questa fase sia quello di ascoltare gli interlocutori - anche più lontani?

Ma soprattutto penso che ciò a cui tutti dovremmo fare più attenzione non è tanto, o non solo, dove diciamo qualcosa, ma soprattutto che cosa diciamo e per quale finalità.

Chi conosce un po' il funzionamento dei media sa che il migliore contenuto, posto di esserne dotati, rischia di essere indebolito o manipolato da luoghi, modi e tempi con il quali lo si comunica. Ne conviene Fassino?

E non mancherò di dire ciò che penso sul pessimo modo di governare di questa destra, sui disastrosi danni prodotti da Tremonti, sulla attuale situazione nella Rai, sugli sgangherati progetti devolution, sulla moltitudine di scandalosi condoni che questo governo ci propone alcuni dei quali inquietanti, come il condono edilizio. Nessuno mi tapperà la bocca.

E' sicuro Fassino che il problema sia il rischio che qualcuno tappi la bocca a lui? Non avverte il rischio che la disponibilità dei leader dell'opposizione verso i vari Vespa legittimi un sistema dei media di costante distrazione, manipolazione e censura?

In quanto a Bruno Vespa, non sono abituato a dare giudizi sul lavoro dei giornalisti. Ciò che trovo esagerato è assegnare ai libri e alle trasmissioni di Bruno Vespa un significato simbolico generale che, sinceramente, è oltre le capacità, se non la volontà, di Vespa stesso.

Un giornalista compiacente al quale è stato appaltato il grosso del'approfondimento politico Rai e che nei momenti liberi utilizza praticamente oigni spazio del servizio pubblico per pubblicizzare gratis il proprio libro natalizio è già, come dire, un tipo da prendere con le pinze. E questo non è un giudizio personale.

Più in generale vorrei dire che dovremmo smetterla di disegnare gli altri sempre potenti, tentacolari e più forti di noi. Facendo così ci consegnamo un'idea di noi stessi indebolita, affannata, subalterna alle mosse altrui.

Il problema è la rappresentazione che noi diamo degli avversari o quella che la macchina dei media in mano al gruppo di potere dominante dà delle ragioni degli oppositori più fastidiosi? Muoversi - senza nemmeno saperlo o, sapendolo, senza cercare vie di uscita - in un set allestito dagli avversari è la più insidiosa forma di subalternità.

(....) Per quanto riguarda lo stato della informazione Rai, sono d'accordo con voi. Sono pochi gli spazi di approfondimento politico. Non solo ma la Rai in questo momento è totalmente allo sbando, asservita, questo sì, ai "diktat bulgari" che hanno eliminato voci preziose ed imparziali quali quelle di Enzo Biagi, di Michele Santoro, di Daniele Luttazzi e di Fabio Fazio. Per questo, per un'informazione libera ed imparziale, per una Rai libera da condizionamenti politici ci siamo battuti e dobbiamo continuare a batterci insieme, sapendo che questo obiettivo lo otterremo con una lotta dura e quotidiana, ma anche con il rifiutare la censura verso qualsiasi trasmissione televisiva,

Come si sta svolgendo questa "lotta dura e quotidiana"? E di questa lotta fa parte il rifiuto della censura VERSO Vespa e Costanzo?

più rispetto nei confronti del nostro paese, nei confronti delle migliaia di professionisti che ogni giorno lavorano in Rai, mortificati da questa situazione, perché la libertà non è divisibile e la libertà di informazione è un bene che non può e non deve essere piegata a convenienze di parte (...).

Speciale libera informazione


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