NOTIZIARIO del 21 novembre 2004

 
     

Televisione ed altri media nel mondo arabo : progresso o censura
di Rico Guillermo

Negli ultimi dieci anni la rapida crescita dei media dedicati alle notizie nel Medio Oriente arabo e la presenza di reti televisive satellitari nella regione, hanno avuto un profondo effetto sul pubblico dibattito in questa societa'.

Se infatti i media, soprattutto televisivi, possono essere potenti strumenti di propaganda, essi possono per contro svolgere (e sarebbe la funzione per cui sono nati) una significativa opera di informazione e promozione dello sviluppo culturale.

Cosi' nei Paesi arabi mediorientali l'impatto delle tecnologie satellitari e di Internet e reti come Al Jazeera stanno portando la discussione su temi usualmente considerati tabu' e cio' ha avuto un notevole riflesso sulla liberta' di espressione, portando notizie e visioni che sono solitamente censurate dai media di Stato.

Tuttavia questa "rivoluzione" non ha necessariamente tolto ai governi il controllo dei media, anche a causa della legislazione di regolamentazione della stampa e dei codici deontologici dei giornalisti nei singoli Stati.

Tali osservazioni non sono secondarie in questa fase storica, in quanto i media arabi stanno avendo ed avranno un ruolo non indifferente sulle riforme ed i cambiamenti democratici in Medio Oriente. Molto importanti, ad esempio, per l'educazione ad un Islam moderato, si stanno rivelando alcune testate egiziane.

Ed evidentemente le professioni dei media attirano le giovani generazioni nella regione, tanto che Paesi come Egitto, Giordania, Libano, Siria e persino Iraq, hanno facolta' universitarie od interi Istituti di studi superiori (a volte tre o quattro, un vero boom) dedicati alla formazione giornalistica, alla comunicazione, ai media. In Egitto ed in Libano vi sono anche due universita' americane che permettono di ottenere Master MBA in questo indirizzo di studi.

Per contro, proprio in alcuni di questi Paesi si registrano politiche propagandistiche involutive, come nel caso dell'Arabia Saudita, dove i media non diffondono o distorcono le notizie relative alle decisioni governative riguardanti l'emancipazione femminile od alcuni episodi di forte censura, come nel caso dell'Iraq.

Nel paese travagliato dal conflitto, infatti, il governo ad interim del premier Iyad Allawi e il comando americano della coalizione, dopo aver arrestato alcuni giornalisti (altri sono rimasti uccisi in circostanze piu' o meno misteriose) hanno chiuso le porte ai media a Najaf durante l'attacco e chiuso a tempo indeterminato gli uffici di Baghdad di Al Jazeera, diffidata anche di recente dall'occuparsi di notizie dall'Iraq.

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