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NOTIZIARIO del 07
novembre 2004
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Terrorismo
: spazio Schengen , dubbi da parte della Svizzera Una non partecipazione della Svizzera allo spazio Schengen non costituirebbe un rischio di sicurezza per l'Europa, ma potrebbe viceversa portare a gravissimi problemi per la Confederazione elvetica, secondo Heinz Kiefer, presidente della federazione europea della polizia. In un intervento pubblicato sabato sul 'Berner Zeitung', Kiefer spiega che in caso di mancata ratifica, infatti, la Svizzera non avrebbe accesso al sistema di scambio d'informazioni messo in campo con il trattato di Schengen. "Il terrorismo non e' piu' un affare nazionale" ha commentato Kiefer per spiegare che la lotta a questo fenomeno necessita della cooperazione internazionale, come gia' d'altra parte confermato da esperti delle agenzie di polizia internazionale quali Europol ed Interpol. La Svizzera e l'Unione Europea - nell'ambito della crescente collaborazione - hanno sottoscritto ad ottobre un pacchetto di impegni di cui fanno parte l'accordo per la sicurezza di Schengen e quello di Dublino, riguardante il diritto d'asilo. Il parlamento elvetico dovra' esprimersi sulla ratifica di tali accordi nella sessione invernale, e vi sono opposizioni da parte del partito di centro UDC e dell'Azione per una Svizzera indipendente e neutrale, che vorrebbero sottoporre la questioen a referendum. Sicuramente la partecipazione della Svizzera allo spazio Shengen aprirebbe molte ulteriori piste agli investigatori europei, in quanto nella confederazione elvetica vi sono depositi finanziari che potrebbero essere talora collegati al riciclaggio del denaro sporco, ad esportazione di capitali ed a finanziatori di reati di terrorismo. E' quasi unanime, infatti, la convinzione degli esperti di polizia e giudiziari che una delle vie piu' efficaci per individuare i gruppi terroristici sia seguire le tracce dei loro finanziamenti. La Svizzera ha dimostrato negli ultimi tempi una maggior disponibilita' a attenuare il segreto bancario in caso di richieste di magistrati esteri, tuttavia lo scambio di informazioni sarebbe meno difficile con regole e spazi informativi condivisi e che peraltro anche i Paesi membri dell'Unione ancora non hanno pienamente attuato.
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