NOTIZIARIO del 06 giugno 2004

 
     

Bush , l'avvocato , le bugie e la CIA
di Giulia Alliani

Ieri il New York Times dedicava un ritratto ad un super-avvocato che si e'sempre tenuto lontano dalla ribalta, almeno finora. Si tratta di James E. Sharp. l'avvocato dei cui consigli vorrebbe avvalersi il presidente Bush se dovesse essere interrogato nell'ambito dell'indagine sulla rivelazione dell'identita' di un agente della CIA sotto copertura (*).

Si tratta di uno dei migliori avvocati di Washington di cui tuttavia il grosso pubblico non ha mai sentito parlare. Ha dato il suo aiuto a parecchi Democratici e anche alla campagna presidenziale di John Kerry.

Avvocato da quasi 40 anni, ne ha oggi 63, e ha rappresentato molti clienti importanti: uno scrittore, Clifford Irving, l'amico di un Presidente, Bebe Rebozo, il consigliere di un Presidente, jeb Stuart Magruder, un Senatore accusato di corruzione, Daniel B. Brewster del Maryland, un generale filippino, Fabian C. Ver, accusato di aver ucciso il Presidente del suo paese, e un manager in disgrazia, Kenneth Lay, per il caso Enron.

Sharp, a differenza di alcuni suoi colleghi, non ha mai amato la pubblicita', ma nell'ambiente legale gode di una solidissima reputazione e, d'altra parte, secondo l'avvocato Hibey, un vecchio amico dei tempi in cui entrambi erano vice procuratori degli USA per il Distretto di Columbia, "per fare il nostro lavoro, e' importante stare lontani dalla ribalta" Ed e' proprio per ragioni professionali, e non per ragioni politiche, che Bush deve averlo scelto.

Sharp infatti ha contribuito con donazioni di denaro alla campagna dei candidati del Partito Democratico piu' che a quelle dei Repubblicani. Va detto comunque, sottolinea il NYT, che Sharp si e' dimostrato apolitico nella scelta dei casi cui ha dedicato il suo tempo e la sua esperienza. Durante lo scandalo Watergate del 1970 difese Magruder, vicedirettore della campagna per la rielezione del Presidente Nixon, che, accusato di aver ostacolato il corso della giustizia, fu condannato a quattro anni, ma ne scontò solo uno.

Nel 1974 Magruder pubblicò un libro sulla sua esperienza in cui definiva Sharp "un tipo eccezionale e un eccezionale avvocato". All'inizio dei processi per il Watergate, Magruder aveva confezionato una storia che raccontò agli investigatori, al Grand Jury, e al Giudice Sirica.

Dopo averla sentita, Sharp si precipito' nel suo ufficio e gli disse: "Jeb, la storia e' bellissima, ma se qualche particolare dovesse risultare falso, lo sai come funziona la faccenda in caso di spergiuro?" Magruder gli rispose che esattamente non lo sapeva.

Sharp allora cerco' di informarlo meglio: "Per ogni balla che racconti sotto giuramento sono cinque anni. Sono sicuro che la tua storia sia accurata, però, torna a casa, e riguardala con attenzione". Magruder segui' il consiglio, tornò a casa, e arrivo' a quota 80 che, moltiplicati per cinque, facevano 400 anni. Il giorno dopo chiamò Sharp e gli disse: "Forse dovremmo parlare".

Un piccolo particolare da tenere presente: negli Stati Uniti gli imputati possono avvalersi del diritto al silenzio, cioe' della facolta' di non rispondere, ma, se decidono di parlare, sia che rispondano a delle domande, sia che facciano dichiarazioni spontanee, sono tenuti a dire la verità.

In Italia, invece, gli imputati hanno il diritto di raccontare tutte le bugie che ritengono opportune senza correre il rischio di essere accusati di falsa testimonianza. Fate due conti...


(*) NOTA di red: Il presidente americano George W. Bush, prima di partire per l'Italia, si e' rivolto ad un avvocato per cautelarsi nei confronti di una inchiesta che sta cercando di identificare il funzionario della Casa Bianca responsabile di avere tradito la copertura segreta di una agente della CIA.

L'inchiesta è scattata dopo che un funzionario della Casa Bianca aveva rivelato nel luglio scorso al giornalista Robert Novak che Valerie Plame era un agente segreto della CIA. Plame e' moglie dell'ex-ambasciatore americano Joseph Wilson IV che pochi giorni prima della rivelazione aveva scritto un articolo per il New York Times criticando la affermazione del presidente che l'Iraq aveva cercato di ottenere uranio da alcuni paesi africani.

In un libro recentemente pubblicato Wilson ha indicato in Karl Rove, il più importante consigliere politico di Bush, il più probabile responsabile (come autore o come mandante) della rivelazione costata la carriera alla moglie.

Nell'ambito di un'indagine varata cinque mesi fa dal ministero della giustizia e' stato chiesto alla Casa Bianca di fornire migliaia di messaggi e-mail e i tabulati di alcune telefonate fatte dall'Air Force One, ed ora sta toccando i massimi livelli dell'amministrazione Bush, facendo pensare che lo stesso Bush possa ricevere la richiesta di testimoniare davanti ad un gran giuri'.

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