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30 luglio 2008
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Propaganda
sulle centrali nucleari : non fidarsi e' meglio A volte il presidente del Consiglio è proprio sfortunato, proprio quando annuncia un'azione vigorosa, a suo dire, contro i produttori di petrolio, per costringerli a ridurre i prezzi e ,come possibile rappresaglia, minaccia la costruzione di centrali nucleari ovunque, in Francia in poche settimane, si hanno 3 incidenti nucleari e nelle centrali vengono contaminati un centinaio di operai. Naturalmente il ministro Scaiola, suo fido scudiero, ha detto che si è esagerato, il sig.Alain Peckre , direttore della centrale interessata, ha immediatamente classificato l'incidente di livello 0, e che gli operai sono stati colpiti da una quantità di radiazioni 40 volte più bassa della soglia annuale, e che non ci saranno conseguenze né sull'ambiente né sulle persone circostanti. Sarei molto meravigliato se tutte queste persone avessero affermato qualche cosa di diverso, essendo tutte, per un verso o per un altro, parti in causa e tutte interessate a difendere il fatto che le centrali nucleari sono innocue. Ma per non essere trattati da persone con la sveglia al collo, cerchiamo obiettivamente di ragionare proprio sulle loro parole dette, e quindi senza fare illazioni o pettegolezzi. Il Presidente del Consiglio vuole attuare la minaccia di costruire centrali nucleari se il cartello dei petrolieri non ridurrà i prezzi del petrolio. Dunque i petrolieri ,come la Russia, l'Arabia Saudita, l'Iran , il Venezuela etc. saranno terrorizzati dalla costruzione delle 10 centrali nucleari italiane e ridurranno subito i prezzi del petrolio. E saranno ancor più terrorizzati dal fatto che, tra dieci anni, se va bene, queste centrali produrranno energia. E' evidente, per Berlusconi che, se alle centinaia di centrali nucleari oggi in esercizio, si aggiungessero, fra due lustri, le 10 centrali italiane, sarebbe veramente il tracollo mondiale. Avremmo sceicchi arabi, come i vu' cumprà sulle spiagge. Un altro concetto assolutamente originale del cavaliere è che il prezzo di un bene di un monopolio, lo stabilisce chi compra e non chi vende, indipendentemente dalla richiesta e dall'offerta, senza poi tener conto che sarebbe ben difficile contenere la richiesta di "piccoli" stati in fase di sviluppo, come la Cina, l'India e la Russia. Un'altra considerazione è che le centrali nucleari non sono centrali ad energia rinnovabile perchè per funzionare invece di consumare petrolio, consumano uranio. Nessun problema dunque per i grandi capitali dei petrolieri, spostarsi sul controllo della produzione di uranio e far aumentare adeguatamente il prezzo di questo combustibile, e così saremmo al punto di prima. Ma esaminiamo altri aspetti delle dichiarazioni fatte. Qualunque impianto industriale, nella sua conduzione, non può evitare rischi ed incidenti e i recenti casi della Thyssen a Torino, degli impianti di Porto Marghera, Taranto e nei cantieri navali di Monfalcone sono prove eloquenti. Per ridurli occorre aumentare i sistemi di sicurezza e la manutenzione, ma questi comportano spese correnti costosissime che, quindi, vanno ad aumentare il costo del prodotto, nelle centrali nucleari poi ,la cosa è ancora più delicata perché si tratta materiale pericolosissimo e un incidente non si limita allo stabilimento ma a vaste aree di territorio. Quindi misure di sicurezza ancora più costose e costi dell'energia prodotta più alti. Ma anche le tempestive informazioni date lasciano per lo meno perplessi. L'incidente nella centrale nucleare francese è avvenuto alle 9,30 del mattino, ma la notizia è stata data solo a tarda sera. Tutte le decantate misure di allarme per la popolazione dopo circa 20 ore, fanno solo ridere.Tenendo conto che Torino dista circa 200 chilometri dalla centrale, c'era tutto il tempo di creare problemi anche agli italiani. Anche a Cernobyl avvenne la stesso devastante ritardo, e questo dimostra che i sistemi di allarme installati non fanno segnalazioni fuori della fabbrica, verso enti neutrali, come ad esempio la protezione civile, ma solo all'interno e quindi filtrate a discrezione della direzione che, ovviamente, ha tutto l'interesse a non essere messa in difficoltà. Tutto questo poi è confermato dalle stesse dichiarazioni del direttore che afferma l'esistenza di una scala di misurazione del rischio da 0 a 7. Una scala fatta da chi, e soprattutto controllata da chi? Siamo alle solite, il controllore che controlla se stesso. Perché non comunicare i dati ufficiali rilevati usando la scala internazionalmente nota, secondo i quali le contaminazioni dovrebbero essere inferiori a 8 gray, una unità di misura di radioattività assorbita, corrispondente ad un joule di energia per tessuto umano? E infine che vuol dire che la quantità di radiazione è 40 volte inferiore della soglia annuale? E' una soglia di picco, o una di accumulo, ed essere una soglia, significa un rischio graduale o che cosa altro? Insomma affermazioni soggettive fatte per non far capire nulla. Ma questa tecnica di non far capire nulla, anzi di nascondere, è stata già attuata in Bosnia a carico di diecine di nostri soldati, contaminati da uranio impoverito dei proiettili utilizzati. Anche allora si disse che la dose assorbita nel 2008 a Krsko in Slovenia era al di sotto del livello minimo di pericolosità umana, anche se poi si scoprì che l'uranio usato era proveniente dalle scorie nucleari , che invece dovevano essere sotterrate,, ma diecine dei nostri soldati, dopo qualche tempo sono morti. Lo stesso è avvenuto in Irak, specialmente nella zona di Bassora che, per lo stesso motivo ha avuto intere regioni contaminate, e il governo americano si è rifiutato di bonificare, non perché fossero poco inquinate, ma solo perché sarebbe stato troppo costoso. In queste regioni migliaia di soldati americani sono stati contaminati, e dopo alcuni mesi, rientrati in patria sono tutti deceduti, a causa della radioattività assorbita, ma tutti questi morti sono stati accuratamente nascosti e non hanno avuto neppure i funerali con gli onori militari proprio per non dare nell'occhio. In questi incidenti vengono emessi isotopi radioattivi dei quali alcuni decadono subito, altri causano danni nel tempo anche a distanza di anni. Per esempio il cesio perde metà della sua pericolosità in 30 anni, mentre l'uranio la perde in 1500 anni. L'assorbimento di 8-10 gray dopo 3 giorni provoca danni all'intestino, dopo 7-8 giorni danni al midollo osseo Dopo sei anni si possono avere danni alla tiroide, dopo 10-15 anni si hanno danni ai polmoni e rischio altissimo di leucemia. Si dice infine che l'incidente non ha coinvolto né le persone né le cose circostanti. Una affermazione che dovrebbe tranquillizzare e che, di fatto, non tranquillizza nessuno, perché nessuno ci crede. La prova sta nel fatto che tutti i prodotti agricoli della zona sono stati rifiutati o deprezzati dal mercato, e che globalmente il valore delle proprietà immobiliari circostanti è diminuito drasticamente, con evidente danno per gli interessati, ma non a causa di incidenti ma solo per la presenza della vicina centrale nucleare. E allora tutto questo non può essere classificato con leggerezza come esagerazioni isteriche delle persone e dei giornali ,ma sono obiettive constatazioni alle quali si dovrebbero dare spiegazioni ben più convincenti. Ammesso che queste esistano. La cosa paradossale è che si insiste nell'andare controcorrente al consenso popolare, insistendo sulle lontane centrali nucleari, mentre oggi in Italia già esistono piccoli esempi di autosufficienza energetica. Ad esempio a Varese Ligure , centro dell'entroterra spezzino,sono state costruite due centrali eoliche e due impianti fotovoltaici , con i quali si copre al 100% , in maniera assolutamente pulita e senza rischi, il fabbisogno energetico di tutti i suoi abitanti. A Faeto, un paese di 800 abitanti, in provincia di Foggia, l'installazione di 30 torri eoliche, non solo ha eliminato la dipendenza degli abitanti dall'energia esterna, ma ha incrementato il bilancio comunale di 117 mila euro anno. Selva di Val Gardena in provincia di Bolzano, ha il record italiano di sfruttamento dell'energia solare, una zona che non dovrebbe essere meteorologicamente favorita da questo sistema, e invece avendo installato 2000 metri quadri di pannelli solari , per un comune di 300 abitanti ,oggi e non tra dieci anni,costituisce l'indipendenza energetica. D'altra parte una direttiva dell'Unione Europea impone ad ogni comune, entro il 2010, di far funzionare almeno 240 metri di pannelli solari ogni 100 abitanti, e in Val Gardena hanno già superato questa prescrizione e sono avanti con questo programma. E allora invece d' investire nelle fantomatiche centrali nucleari perché non spingere decisamente in tutta l'Italia a realizzare questa direttiva ? In Italia esistono 5.446 comuni sotto i 5000 abitanti ove l'applicazione di questa direttiva sarebbe più facile, e questi comuni coprirebbero una popolazione di circa 11 milioni di italiani, il che vuol dire che il fabbisogno energetico per un sesto della popolazione italiana potrebbe essere in breve tempo del tutto indipendente dal petrolio. Il che non è male. La conclusione più banale è che si nota troppo interesse e accanimento nel sostenere la costruzione delle centrali nucleari, nonostante lo scarso consenso dell'opinione pubblica, per non far sorgere il sospetto che si vogliano nascondere ragioni, non confessabili, ben più importanti e consistenti per chi sostiene questa soluzione. Più che mai in questo caso vale il principio di "fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio!" . * esperto di tecnologie e management, intervento su Radio Gamma 5 dell' 30.7.2008 ___________ NB:
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