notiziario 1 novembre 2003

 
     

A difesa dei principi di laicita' dello Stato e di Pluralismo culturale

di Giustizia e Liberta'

(...)IL MOVIMENTO D’AZIONE GIUSTIZIA E LIBERTA’ Esprime stupore e sgomento per le incomposte reazioni di fanatismo religioso che hanno accolto la decisione del Tribunale di L’Aquila che ha condannato l’Istituto Comprensivo di Scuola Materna ed Elementare Navelli “a rimuovere il crocifisso esposto nelle aule della scuola”; Ricorda che le leggi di cui si parla sono i regi decreti del 30 aprile 1924 (“ogni Istituto ha la bandiera nazionale; ogni aula l’immagine del crocifisso”) e del 26 aprile 1928 in cui il crocifisso è catalogato come uno degli “arredi”: norme e disposizioni amministrative emanate dal regime fascista, fondate sul principio della religione di stato (art. 1 dello Statuto del Regno).

Sessant’anni dopo, con il Concordato del 1984, lo Stato e la Santa Sede dichiaravano “di comune intesa” che l’art. 1 dello Statuto Albertino non è più in vigore e che pertanto quella cattolica non è più la religione dello Stato. Nel 1989, la Corte Costituzionale affermò che lo Stato riconosce ai cittadini “il diritto soggettivo di scegliere se avvalersi o no dell’insegnamento della religione”. Con legge 8 marzo 1989 n. 101, si affermò il principio per il quale “nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado l’insegnamento è impartito nel rispetto della libertà di coscienza e di religione e della pari dignità dei cittadini senza distinzione di religione”.

Nel 2000, la Corte di Cassazione, esaminando tutta la materia riguardante l’esposizione del crocifisso nelle sedi statali, concludeva che tutte le antiche disposizioni sono in contrasto con i principi costituzionali di laicità e di eguaglianza e ledono il diritto alla libertà di coscienza in materia religiosa. Ma il Governo Berlusconi, nella persona del Ministro Moratti il 24 settembre 2003 ribadiva che riguardo al crocifisso restano valide le norme degli anni 20: “non è consentita l’esposizione nelle aule scolastiche di simboli religiosi, fatto salvo il crocifisso”.

Dopo la decisione del Tribunale di L’Aquila, il Governo Berlusconi, recidivo nella violazione del principio di separazione dei poteri, nella persona del Ministro Castelli ha disposto gravissima iniziativa che costituisce oggettiva e illegittima interferenza nell’attività giurisdizionale, disponendo l’invio a L’Aquila di ispettori ministeriali per dare corso a inammissibile procedimento disciplinare a carico del Magistrato che ha emesso la decisione.

L’indebita interferenza del Ministro nell’attività giurisdizionale appare altresì come un’inquietante e inammissibile anticipazione del progetto di riforma dell’ordinamento giudiziario recentemente approvato dal Governo, per cui dovrebbe divenire illecito disciplinare “l’attività di interpretazione di norme di diritto che palesemente e inequivocabilmente sia contro la lettera e la volontà della legge o abbia contenuto creativo” (art. 7 lettera c n. 7 del D.D.L. nella versione approvata il 25 settembre scorso dalla Commissione Giustizia del Senato in sede referente).

Suona inoltre particolarmente dolorosa la presa di posizione del Capo dello Stato che su questa questione pare avere abbandonato il ruolo di garante dell’autonomia e indipendenza della funzione giudiziaria, preannunciando il certo annullamento della sentenza del Giudice aquilano.(...)

by Bollettino Osservatorio

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