11 agosto 2003

 
     

Software svizzero contro le mine antiuomo
di Vincent Landon per swissinfo

Da Zurigo un nuovo programma informatico sostiene lo sminamento delle regioni toccate da conflitti armati. Il prodotto, sviluppato dai tecnici del Politecnico di Zurigo, aiuta gli specialisti ad identificare le aree d’intervento. Lo strumento informatico permette di realizzare in tempi brevi delle mappe precise del territorio.

Con l’affissione delle cartine geografiche, la popolazione civile può essere informata tempestivamente. Si evita così che i civili incappino nei pericoli dei campi minati. Il sistema, chiamato «Management System for Mine Action» (IMSMA) ha già trovato l’approvazione di numerose istituzioni internazionali. Le Nazioni unite, come l’Unione europea e gli Stati Uniti, utilizzano già il programma. Per la prima volta IMSMA è stato utilizzato in Kosovo negli scorsi anni e nel frattempo è impiegato in oltre 30 paesi fra cui l’Iraq.

Un problema impellente Secondo una stima del Dipartimento di Stato, il ministero degli affari esteri statunitense, nel mondo si contano attualmente almeno 50 milioni di mine antiuomo. Sarebbero ben 100 milioni secondo il Centro internazionale per lo sminamento umanitario di Ginevra (CISU).

La Fondazione svizzera per lo sminamento, un’associazione non governativa con base a Zurigo, stima che ogni 30 minuti esplode una mina, seminando morte e dolore anche a anni di distanza dalla fine di un conflitto armato. «Ci vogliono mesi se non anni per eliminare tutti gli ordigni», spiega l’informatico Reto Häni del Centro di studio per la sicurezza del Politecnico di Zurigo. «È importante che le mine siano disinnescate per permettere alla popolazione di ritornare ad una vita normale», continua lo specialista.

Somma delle informazioni «Ci sono ancora migliaia di mine rimaste attive dalla Seconda guerra mondiale. Solo che sono disseminate in luoghi deserti, dove non colpiscono nessuno. Ma una mina sotterrata nei paraggi di una scuola può avere delle conseguenze catastrofiche per tutta una comunità». Inserendo un’ampia gamma di informazioni nel computer, il sistema IMSMA permette di elaborare in tempi brevi e con un’alta affidabilità la dimensione e l’ubicazione dei campi minati o degli ordigni inesplosi.

Fra i dati che vengono immessi ci sono gli spostamenti delle truppe in conflitto, i rapporti di incidenti avvenuti in precedenza, gli spostamenti di velivoli da guerra e i loro lanci di ordigni o delle interviste con dei militari coinvolti nel conflitto. Le informazioni vengono usate per informare la popolazione civile e per pianificare le azioni di sminamento.

«Uno dei traguardi è quello di ridurre il numero delle vittime delle mine antiuomo», afferma Häni a swissinfo. «Affiggendo delle mappe chiare che evidenziano le aree pericolose, è possibile sensibilizzare la popolazione e evitare gli sconfinamenti con i rischi relativi». Il CISU ha sostenuto lo sviluppo del software che combina informazioni geografiche (GIS) e sostiene concretamente sia la popolazione civile, le truppe dei contingenti internazionali di pace e le organizzazioni umanitarie.

Il problema rimane «Il problema principale delle mine antiuomo non è disinnescarle, ma localizzarle», afferma il portavoce de CISU, Davide Orifici. Visto il numero di ordigni, ci vogliono anni per eliminare i segni di un conflitto da un paese. «Con le informazioni combinate, elaborate dal sistema del Politecnico di Zurigo, si possono realizzare in tempi brevi delle mappe dettaglia delle zone toccate da conflitti, facilitando la pianificazione degli interventi».

I sei paesi su cui grava maggiormente il peso delle mine antiuomo sono la Cambogia, l’Afghanistan, il Mozambico, l’Angola, il Nicaragua e la Bosnia-Herzegovina. Nel 1997 il Trattato internazionale di Ottawa ha messo al bando le mine antiuomo.

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