COMUNICATO 07 febbraio 2009

 
     

Riforma giustizia : dimenticate vittime e accertamento della verita'
di Rita Guma*

Secondo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, "Un cittadino assolto da un tribunale della Repubblica non dev’essere più chiamato ad un secondo o terzo grado dagli avvocati dell’accusa, magari solo per puntiglio". Con questa convinzione Berlusconi giustifica una parte della riforma dell'ufficio del PM da lui voluta.

Ma tale dichiarazione lascia alcune domande irrisolte, domande che pesano come un macigno sulla istanza di giustizia dei cittadini:

1) il PM non rappresenta il persecutore del cittadino, ma lo Stato. Lo Stato siamo noi, quindi il PM ci rappresenta. Inoltre - per gli aspetti penali - rappresenta le vittime. Per quale ragione il cittadino accusato dovrebbe avere piu' chance della societa' e del cittadino vittima in un processo che - affermano Berlusconi e Alfano - si prefigge di creare la parita' fra accusa e difesa?

2) Scopo del processo e' chiarire la verita' dei fatti e la sanzione dell'eventuale colpevole, ove condannato, discende da questo accertamento della verita', ne e' una conseguenza. Berlusconi stabilisce che la verita' e' raggiunta in un sol grado se l'imputato e' assolto, ma non lo e' se viene condannato. Ogni persona di buon senso si chiedera' perche' se il tribunale non fallisce nell'assolvere dovrebbe fallire nel condannare e perche' non dovrebbe essere data alla verita' una seconda chance di essere chiarita completamente.

Ovviamente non siamo d'accordo anche con altri aspetti della riforma, ma li esamineremo in un'altra occasione. Quello che qui ci premeva sottolineare e' che Berlusconi e Alfano si preoccupano tanto degli imputati e non delle vittime, ne' dell'ordine e della sicurezza pubblici, ne' della verita'. Altrimenti dovrebbero mirare ad accertare che la persona innocente lo sia davvero e che non vi siano stati errori o omissioni di prove che rischiano di lasciare in giro un delinquente (che per la ben nota regola non potra' poi essere riprocessato per lo stesso reato) e di lasciare impuniti delitti anche gravi.

Rileviamo altresi' la contraddizione con la severita' adottata con gli stupratori colti in flagrante, per i quali invece il decreto sulla sicurezza prevede il carcere preventivo obbligatorio (cioe' la pena prima della condanna, a dispetto di ogni civilta') e l'indiretta criminalizzazione della clandestinita' e non possiamo non pensare male di una giustizia che - ben lungi dal porre tutti in condizione di parita' davanti alla legge - seleziona i reati cui applicare la massima severita', lasciando fuori, inutile dirlo, in un modo o nell'altro, quelli che riguardano tipicamente i colletti bianchi (o i furbetti del quartierino, che dir si voglia).

* presidente Osservatorio sulla legalita' e sui diritti onlus

Speciale giustizia

___________

NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org