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COMUNICATO 13 ottobre
2008
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Francia
'grazia' Marina Petrella : indignazione A seguito dell'annuncio della mancata concessione dell'estradizione per la brigatista rossa Marina Petrella da parte del presidente francese Sarkozy, l'Osservatorio esprime la propria indignazione e si chiede se l'impegno delle persone coinvolte nell'ottenimento di tale risultato non fosse degno di miglior causa. Marina Petrella - aderente alle Brigate Rosse - fu condannata all'ergastolo al processo Moro-ter, nel 1992 - per l'omicidio di un agente di polizia, per tentato sequestro e tentato omicidio, sequestro di un magistrato, per rapina a mano armata e diversi attentati. Resasi subito latitante veniva arrestata in Francia nell'agosto 2007 e si scopriva che si era rifatta una vita e viveva come se niente fosse accaduto in conseguenza dei suoi atti giovanili. Il presidente francese Nicolas Sarkozy in una conferenza stampa durante il G8 annunciava che Parigi avrebbe estradato la Petrella, aggiungendo pero' un invito al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a chiedere la grazia al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano "tenuto conto di quando e' avvenuta la condanna, della situazione psicologica e delle condizioni di salute della Petrella". Insomma, la proposta di una sorta di estradizione condizionata, cui il Capo dello Stato rispondeva precisando che il potere di grazia e' di sua spettanza in base alla Costituzione. Tuttavia la Francia non concedera' l'estradizione, forse proprio per il rischio che l'ex terrorista paghi in Italia il suo debito con la giustizia. Si apprende che Carla Bruni, prima consorte di Francia, e la sorella Valeria Bruni Tedeschi si sarebbero adoperate per ottenere che Marina Petrella non fosse estradata nel nostro Paese che si sarebbero addirittura recate al capezzale della ex terrorista per darle in anteprima il lieto annuncio riguardo alla decisione del presidente francese. L'Osservatorio sulla legalita' e sui diritti Onlus, pur comprendendo le eventuali esigenze umanitarie, ritiene di fare le seguenti considerazioni sull'accaduto: - l'ex terrorista non ha trascorso molto tempo in prigione - avendo vissuto libera e latitante per la maggior parte del tempo dalla data della condanna - ed e' entrata in depressione ed a rischio suicidio solo dopo l'arresto in Francia, non in conseguenza del pentimento per le sue azioni, il cui ricordo non le ha impedito di farsi una vita oltre confine ed una famiglia mentre altre famiglie erano state distrutte per il suo agire; - in Italia non vi e' la pena di morte ne' la tortura e non vi sono pene disumane o degradanti, oltre ad essere previsti per le persone malate in carcere trattamenti sanitari ed arresti domiciliari, per cui la scelta di Sarkozy di non estradare Petrella piu' che umanitaria appare tutta politica (la Francia ha sempre protetto i terroristi italiani responsabili degli anni di piombo e fuggiti oltralpe per rifarsi una vita e una carriera). - le sorelle Bruni avrebbero potuto usare la loro notorieta' e la loro relazione familiare con il presidente francese per cause migliori, ad esempio contro il terrorismo, non a favore di una ex terrorista che e' "ex" solo in quanto oggi non in attivita' ma non in quanto pentita o in quanto abbia pagato il suo debito con la giustizia. Il messaggio che passa (premio per chi delinque, cedimento dello Stato al ricatto morale e menefreghismo francese nei confronti della sovranita' italiana) e' poco edificante e certo diseducativo. Peccato che non sara' la Francia (o solo la Francia) a subire il contraccolpo di questa scelta, ma l'Italia, a partire dalle famiglie delle vittime ed a finire ai piccoli delinquenti che non hanno mai torto un capello a nessuno ma che passano parte della loro vita in prigione e la cui eventuale depressione (reale o presunta) per la carcerazione non finisce sui giornali se non quando essa diventa un annuncio mortuario. E anche allora, solo per pochi minuti. * presidente Osservatorio sulla legalita' e sui diritti onlus ___________ NB:
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