NOTIZIARIO del 6 settembre 2003

COVER STORY: Forza Berlusconi!
da The Spectator 6 settembre, GB,
di Boris Johnson, traduzione di Giulia Alliani per Bollettino Osservatorio

Il battagliero Presidente del Consiglio italiano ha convocato Boris Johnson e Nicholas Farrell nel suo rifugio in Sardegna, e ha concesso loro di fare un'analisi del suo successo.

E' il crepuscolo in Sardegna. Il sole e' svanito dietro alle rocce a strapiombo. I grilli, da un momento all'altro, hanno smesso di cantare. Le guardie con il fucile automatico a tracolla si aggirano davanti alla macchia di mirti e olivi, e l'uomo piu' ricco d'Europa mi afferra per un braccio. La sua voce e' eccitata "Guardi!" dice, puntando la torcia "Guardi la forza di quell'albero!" E' davvero una visione suggestiva. Un antico ulivo che sembra risalire al Giurassico e' cresciuto fuori da una crepa nella roccia e, come un paziente pitone di legno, ha spaccato in due il grande masso grigio. "Straordinario" mormoro io. Il mio ospite ed io ci fermiamo pieni di reverenziale timore di fronte alla forza dell'ulivo.

Se Silvio Berlusconi, 67 anni, primo ministro italiano, sta segretamente sperando che una metafora prenda forma nella mia mente, non restera' deluso. Che cosa dimostra questo ulivo, cosi' eccessivo, se non la forza che guida Berlusconi stesso? E che cosa sta a simboleggiare questa colossale roccia spaccata? Che si possono provocare l'establishment politico italiano, o l'elite liberale europea, o semplicemente le opinioni dell'Occidente civilizzato: tutte entita' che Silvio ha scandalizzato e diviso.

Solo la settimana scorsa il ministro degli esteri svedese, Anna Lindh, ha lanciato anatemi non solo contro Berlusconi, ma anche contro l'Italia. Con Forza Italia al governo -ha asserito- l'Italia non puo' piu' essere considerata parte della tradizione europea occidentale ne' condividerne i valori. Una bella faccia tosta se si considera che il testo fondante dell'Europa e' il Trattato di Roma. Ehi! Ma dov'era la Svezia alla conferenza di Messina del 1955? Alla vista di Berlusconi che viene demonizzato da Anna Lindh potreste trovarvi come me, nell'atto istintivo di sguainare la spada per difenderlo.

Ma sospetto che sia stato l'attacco dell'Economist a fare centro su Berlusconi e il suo entourage, anche perche' viene letto dagli Americani, o almeno giace sui tavolini dei loro salotti. Per due volte questa celebre rivista (motto: l'intelligenza di essere stupidi) ha scalciato violentemente contro Silvio. Ha detto che non e' idoneo a governare l'Italia e, in un numero recente, gli ha rivolto 28 accuse, e ha detto che non solo non e' idoneo a governare l'Italia, ma non e' nemmeno adatto ad essere il Presidente dell'Unione Europea - incarico che manterra' fino a dicembre. E' proprio l'attacco dell'Economist che puo' aver contribuito alla presenza dello Spectator qui, fra le canne e il rosmarino, nella sua tenuta di 170 acri in Costa Smeralda.

Nick Farrell, il nostro corrispondente italiano nonche' biografo di Mussolini, e' volato fin qui da Predappio. Io sono stato convocato dalla parte opposta dell'isola dove, per una coincidenza, anche la famiglia Johnson stava trascorrendo la sua vacanza, seppure in una sistemazione infinitamente meno splendida. Quando Farrell ed io ci incontriamo in un bar di Porto Rotondo per discutere sulla tattica da adottare, decidiamo che, naturalmente, e' necessario sollevare il problema delle accuse con il Signor Presidente, come viene chiamato il Primo Ministro.

Ma sappiamo che sara' poco probabile per noi arrivare ad un verdetto sulle questioni chiave, che riguardano la mancata vendita nel 1985 di una fabbrica di biscotti, di proprieta' dello Stato, alla Buitoni, regina degli spaghetti. Lasciamo queste faccende agli avvocati e alle calcolatrici ormai esaurite dell'Economist. Noi abbiamo un proposito piu' grande e piu' alto: e cioe' vogliamo stabilire, secondo la nostra sensibilita', se il Signor Berlusconi, nel complesso, sia una forza benefica per l'Italia, l'Europa ed il mondo. Siamo stati per tre ore con lui.

Siamo stati seduti ad un tavolo nel soggiorno, con Berlusconi a capotavola, che mostrava i capezzoli in trasparenza, attraverso un pigiama bianco alla Marlon Brando. Di tanto in tanto quel tavolo veniva picchiato vigorosamente, tanto da far tremare i soprammobili di vetro e le statuette femminili nude in giro per la stanza. Abbiamo bevuto pinte di te' ghiacciato e zuccherato, servite in silenzio, senza bisogno di chiedere, mentre lui delineava la sua visione del mondo, robusta e neo-conservatrice. Ad un certo momento, dopo circa un'ora, il Primo Ministro e' scomparso in cucina e ha fatto portare tre coppette di gelato alla vaniglia e pistacchio, come per rifornire la sua torrenziale loquacita'.

L'abbiamo sentito esaltare la Thatcher, lodare Blair ('Che io sappia non siamo mai stati in disaccordo su qualcosa'), magnificare Bush e condannare la magistratura italiana come "antropologicamente diversa dal resto dell'umanita'". Valentino, il suo simpatico interprete, dice che e' stata l'intervista piu' dettagliata e generosa che il leader abbia mai concesso, e, verso le sette, francamente, Farrell ed io ci sentiamo un po' stanchi.

Ma non c'e' verso di fermare il raggiante e vivace multi-miliardario che tende un po' alla calvizie. Ha avuto uno scontro con il cancro un paio d'anni fa; il suo colorito e' un po' giallino per essere quello di un uomo che ha passato il mese di agosto in Sardegna; ha piu' l'aspetto di un uomo da un milione di lire che quello di un uomo da un milione di dollari. Ma e' il piu' frizzante compagnone che si sia mai visto. "Facciamo un giro"(in italiano nel testo) dice.

Quando Berlusconi e' al volante della macchina elettrica non corre tranquillo, ma accelera e frena lungo i sentieri ben puliti della sua tenuta, come Niki Lauda sulle curve di Monza. E, mentre i suoi passeggeri oscillano come anemoni marini, indica a gesti un paesaggio naturalmente splendido, con il sole che tramonta e il Mar Tirreno che volge dall'indaco all'azzurrino chiaro. Ma lui vede dappertutto i segni del lavoro delle sue mani e, in un certo senso, tutto sembra il prodotto della sua immaginazione.

"Ecco" dice, indicando una fila di plumbago azzurre "questo e' il fiore di Forza Italia. Il fiore non lo sa, ma io si'" Forza Italia! Come on Italy! Il nome stesso sembra echeggiare dalle tribune di uno stadio, e sarebbe sufficiente a far arricciare il naso ad Anna Lindh e all'Euronomenklatura. Forza Italia era il movimento da lui fondato nel 1994 sfruttando il suo patrimonio da 12 miliardi di dollari, con cui ha conquistato per la prima volta la leadership, per poi perderla quando i suoi alleati di destra gli voltarono le spalle, e gli avvocati lo circondarono (ndt.forse intende i PM). Fu accusato di corruzione. Combatte' e resistette.

Ma la FORZA era grande in Berlusconi e nel 2001 torno' all'assalto. Di porto in porto andava la nave di Forza Italia - non diversamente da quella sulla quale aveva cantato il diciassettenne Berlusconi- e folle adoranti si materializzavano davanti alle telecamere. Al costo di 20 milioni di dollari (ndt. mi sembra una cifra esagerata) distribui' capillarmente in 12 milioni di case italiane la sua magnifica Berluscografia di 128 pagine a colori, Una Vita Italiana. All'interno una fantastica, vulcanica storia di auto-propulsione all'americana; la precoce abilita' nelle traduzioni di latino e greco, una capacita' che metteva a disposizione dei compagni meno dotati in cambio di denaro; gli amici devoti rimasti con lui mentre espandeva il suo impero, a cominciare dalla citta' che costrui' nel 1960, in una palude fuori Milano, che conta 4000 abitanti e che, a giudicare dalle fotografie, e' gradevole in senso Milton-Keynesiano.

Si veniva a sapere della sua prima moglie, e di come i loro sentimenti si fossero tramutati "da amore in amicizia" prima che si trovasse una seconda moglie, una bionda da knock-out, la soap-star Veronica Lario. Venivano fornite notizie sui suoi abiti (Ferdinando Caraceni), sul suo cuoco, sul suo cancro, e, soprattutto, veniva riportata la testimonianza di sua madre Rosella. La mamma di Silvio diceva che Silvio era un tipo davvero in gamba, e qualsiasi cosa dicesse la mamma di Silvio, le altre mamme la prendevano molto seriamente. Tutte le pagine erano costellate del suo allegro sorrisetto da scoiattolino e del suo naso disneyano.

Per ogni piccolo uomo d'affari italiano simboleggiava l'ottimismo e la fiducia e l'abilita' nell'ottenere le cose che voleva. E qui, alla prima fermata della nostra scarrozzata, ha luogo una lezione sul suo approccio al poter-fare. Un giorno Silvio arrivo', e scopri' che avevano abbattuto tutti gli alberi nel raggio di 50 metri per allestire una pista per l'atterraggio degli elicotteri. Lui non la voleva una pista per gli elicotteri. Era disperato. Ando' a dormire, la sera di Pasqua, arrovellandosi sul problema. "A un certo punto decisi che da ogni male bisogna saper trarre qualcosa di buono. Pensai che potevo creare un labirinto, e poi decisi di creare qualcosa che non era mai esistito prima - un museo dei cactus."

Scendiamo e ammiriamo il bizzarro anfiteatro in cui un pubblico di 4000 spettatori spinosi, comprendente 400 specie, provenienti da sette diversi paesi, guarda giu' dalle terrazze circolari, verso una bella piscina blu affacciata sulla baia. "Questo e' il cervello del mio ministro delle finanze" dice Silvio, indicando un qualcosa che assomiglia a un carciofo rabbioso "idee dappertutto". Accarezza i fianchi polverosi di un'altra pianta per mostrare la sua ingegnosa difesa contro le formiche che si arrampicano. "E questo -dice, indicando un'abominevole collezione di spine- e' il cuscino della suocera. Questa roccia e' arrivata da Lanzarote!" Perche' e' arrivata da Lanzarote? Era proprio necessaria? Forse no, ma serviva a dimostrare che Silvio puo' smuovere le montagne.

Di certo ha smosso Farrell che sta manifestando sintomi di intenso rapimento. "Bravo Signor Presidente (in italiano nel testo)" dice il biografo di Mussolini "Veramente bravo". Berlusconi fa un gesto come per smorzare il nostro entusiasmo, ma non resiste alla tentazione di trarre una morale: "Vedete -dice- questo e' cio' che riesce a fare il settore privato!" Sono io che l'ho fatto: il vanto di ogni maschio-alfa. Come il bimbo di tre anni alla mamma che lo asseconda, come Agrippa sul fregio del Pantheon.

La sua energia e' piaciuta al popolo italiano, che l'ha ricompensato alla grande. Nel 2001 ha ottenuto una maggioranza mai vista, che gli consente di controllare le due Camere. Ha avuto la fantastica opportunita' di realizzare quello che proclamava essere il suo sogno: una riforma dell'Italia di tipo thatcheriano, che prevede tagli alle tasse. I suoi nemici scoppiavano di indignazione e, in effetti, si puo' comprendere la causa del loro fastidio. E' sconvolgente che un uomo solo abbia una simile concentrazione di potere commerciale e politico.

Fa quasi venire la nausea l'idea che quest'uomo affascinante non sia solo il piu' grande magnate dei media in Italia, essendo proprietario della piu' grande casa editrice, la Mondadori, della piu' importante squadra di calcio, il Milan, di parecchi giornali e di un bel pezzo della televisione italiana, ma anche il Primo Ministro. Gli prospettiamo questi dubbi e Berlusconi li restituisce tutti al mittente, con frasi ben oliate. No, non e' entrato in politica per proteggere i suoi interessi commerciali, come egli stesso avrebbe confessato in privato, secondo il giornalista Enzo Biagi.

Dice: "Non potevo lavorare per tutta la vita in Italia con un governo comunista, di sinistra" No, non c'e' conflitto di interessi. La gente puo' scrivere quello che vuole sui suoi giornali. "Sono l'editore piu' liberale della storia." E no, le accuse dell'Economist sono vecchie, sciocche, senza fondamento e, intanto, mentre reitera la sua difesa, il tavolo subisce una gragnuola di colpi. E' proprio la cosa giusta votare una legge che lo esoneri da ogni processo durante il periodo del suo mandato, Chirac ha fatto lo stesso.

Ma, l'oggetto di questa intervista non e' mai stato quello di stabilire la natura poco limpida dei suoi affari. Noi stavamo solo cercando di valutare se, facendo un bilancio complessivo, lui rappresenti qualcosa di buono. La nostra risposta, quando la gita sulla golf-buggy e' terminata e ci ritroviamo seduti, esausti come due urie coperte di petrolio, davanti ad una birra a Porto Rotondo, e' un si' senza riserve.

E' difficile non restare affascinati da un uomo che pone un simile interesse nei cactus e che e' capace, alle riunioni dei leaders europei, di raccontare barzellette non solo sui comandanti dei campi di concentramento nazisti, ma anche sul fatto che sua moglie se ne stia o no andando con qualcun altro. C'e' qualcosa di eroico nel suo stile, qualcosa di allegramente imperiale - dalla enorme piscina che ha creato riempiendo un bacino fra le colline sarde, alle quattro vasche per talassoterapia che ha allestito per Veronica, e che sono alimentate con dei computer piu' avanzati di quelli che vengono usati per i lanci sulla luna.

Non e' necessario che lui asserisca di non aver mai licenziato uno dei suoi 46.000 dipendenti. Ci basta scrutare da vicino le facce del suo cuoco e del suo maggiordomo, mentre ci passano accanto in un'altra golf-buggy, salutandolo con familiarita'. "Dove andate di bello?" chiede Berlusconi "Ce ne andiamo a fare un giro!" dicono. Si', sembrano felici. Secondo me, cio' che attrae in lui e' il fatto che assomiglia a tante delle cose che ha portato qui, su questa costa sarda. E' un innesto.

Improvvisamente, dopo decenni in cui la politica italiana e' stata ostaggio di una serie di cupi, sinistri partitocrati che parlano in politichese, e' sbocciato questo fiore di super entusiasmo americano. Si', puo' darsi anche che sia rimasto coinvolto in affari discutibili; puo' anche darsi che venga scoperto e debba pagarne il prezzo. Per adesso, tuttavia, sembra ragionevole permettergli di continuare con il suo programma.

Puo' fallire. Ma, a quel punto, - e questo andrebbe scritto a lettere cubitali, ripiegato e infilato nella bocca di Anna Lindh, il ministro degli esteri svedese- il popolo italiano puo' non votarlo piu'. Ad Anna Lindh forse non garba, ma lui e' stato eletto democraticamente da quello stesso popolo che lei insulta. Se dobbiamo fare un paragone tra Silvio Berlusconi e Anna Lindh, e altri politici europei, prepotenti e pieni di pretese, sono d'accordo con Farrell: come la voce narrante dice di Jay Gatsby (un uomo cui Berlusconi per qualche verso assomiglia): "meglio lui di tutti quegli altri".

il testo originale

Come andarono realmente le cose al vertice di Napoli e quando in realta' Berlusconi scese in politica (il trionfo della bugia)

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I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI CITANDO E LINKANDO LA FONTE

 

< la traduzione della Cover Story dello Spectator di questa settimana, ovvero dell'articolo di accompagnamento all'intervista a Berlusconi che e' diventata un "caso".

 

 

 

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