NOTIZIARIO del 3 febbraio 2002

 
     

"Il Parlamento non vuole le regole anti-corruzione"

Denuncia del pm milanese Gherardo Colombo: "Ci sono fondamentali convenzioni che non vengono ratificate"
di PIERO COLAPRICO

MILANO - Dottor Colombo, sa che l'Italia è rimasto l'unico paese del G7 a non aver ratificato il trattato Ocse sulla corruzione internazionale? "Purtroppo non mi stupisce. Credo che sia più d'una la convenzione internazionale in tema di giustizia che attende il sì del nostro Parlamento. In situazione analoga dovrebbe trovarsi una convenzione del consiglio d'Europa sulla corruzione, e anche l'importantissimo il trattato bilaterale con la Svizzera sull'assistenza giudiziaria".

Si riferisce a quello firmato a Berna da Flick e già approvato dalla Svizzera? "Sì, credo sia stata firmato nel settembre del '98. Da allora, è rimasto sulla carta, non è mai diventato operativo"

In Francia, un anno fa, c'è stato un forte dibattito tra opinione pubblica, magistratura e politica sulla mancata approvazione del trattato dell'Ocse e i francesi l'hanno recentemente approvato. invece, in Italia questo dibattito non è mai stato avviato... "Circa tre anni fa, a Ginevra, insieme ad altri magistrati di cinque diversi paesi europei, ho sottoscritto un appello diretto ai parlamenti e ai governi perché, tra l'altro, si ratificassero più rapidamente i trattati internazionali. Per l'appello di Ginevra venne in Svizzera anche una troupe della Rai: giornalista, cameraman e via dicendo. Nessun servizio è stato mai trasmesso, per quel che ne so, dalla televisione italiana. Questo dà un po' il senso del complessivo interesse che in Italia ha suscitato allora e suscita oggi il tema della giustizia internazionale".

Forse perché all'uomo comune è difficile capire queste convenzioni a cosa servano. "Mah. Allora mi faccia fare una premessa per spiegare di che parliamo. Si sta assistendo negli ultimi anni ad un curioso fenomeno: quanto più i rapporti finanziari ed economici si svolgono liberamente tra i vari mercati, quanto più le persone possono circolare senza ostacoli o formalità tra i vari paesi del mondo, tanto più continua a essere problematico assicurare un'altrettanto libera e veloce tutela a quelli - persone singole o collettività - che potrebbero essere danneggiati dalla quasi istantanea circolazione di denaro, beni, persone".

E cioè? "Può succedere che nello spazio di un nulla ingenti somme di denaro, destinate alla corruzione di un funzionario, un politico o un magistrato, possano essere trasferite dal conto corrente del corruttore a quelle del corrotto. Che possa essere incamerato in una banca straniera il profitto di una truffa ai danni della Comunità europea. Che l'azionista di maggioranza possa sottrarre a quelli di minoranza una parte degli utili della società nascondendoli in una società off-shore e nel relativo conto corrente".

Che, come abbiamo appreso da Tangentopoli, si tratta spesso di soldi che viaggiano estero su estero, no? "Già. Infatti, se queste attività si esaurissero nel territorio dello Stato, non sarebbe difficile per magistrati e investigatori acquisire tutte le informazioni su queste operazioni. Invece, quando si oltrepassano le frontiere, per ottenere le notizie che permettano di ricollegare corruttore e corrotto, di individuare il profitto, di svelare la sottrazione degli utili, occorre seguire le burocratiche e cavillose strade dell'assistenza giudiziaria internazionale. Occorre rivolgersi a magistrati e poliziotti di altri paesi. E attendere magari degli anni per ottenere le informazioni richieste, vedersi sfuggire da sotto il naso il denaro che andrebbe restituito a chi ne ha diritto perché, nel frattempo, questo è stato trasferito altrove. E, come nella tela di Penelope, bisogna ricominciare tutto da capo".

Ma dopo Mani pulite, lei ha la sensazione che i metodi di pagare le mazzette della corruzione siano cambiati? "E' difficile rispondere a questa domanda perché ancora oggi è stata scoperta solo una piccola parte di quel che è successo in passato. Certo è che il mondo cambia, e con esso i sistemi di movimentazione del denaro, anche nel campo della corruzione. Quando un meccanismo viene individuato, e Mani pulite ne ha scoperti tanti, lo si abbandona, perché rischioso, e si sperimentano sistemi più raffinati e complessi".

Ma le mazzette oggi si pagano attraverso giochi azionari? "Come si fa a dirlo allo stato dell'opera? Posso dirle che già una decina d'anni fa, scrivendo di riciclaggio, ipotizzavo la possibilità di utilizzare la Borsa per ripulire capitali illeciti. Insomma, se i controlli non sono attenti e incisivi, il sistema potrebbe prestarsi".

Ed è a questo punto che dovrebbero intervenire anche le convenzioni, come quella dell' Ocse, per togliere frontiere alla giustizia, vero? "Proprio così. La comunità internazionale, e cioè i vari enti sovranazionali che hanno il compito di promuovere, agevolare e solidificare i rapporti economici, finanziari e commerciali tra i vari stati si danno il loro daffare nel cercare di intervenire sull'argomento, pur con i loro limiti dipendenti da una generale carenza di sovranità nel campo della giustizia. Cioè, per quel che possono, cercano di elaborare i testi di nuove convenzioni internazionali che facilitino l'assistenza giudiziaria, a cominciare dal rendere omogenei gli ordinamenti nei vari stati...".

Ma allora perché questo impegno non dà i suoi frutti? "Beh, non è raro che siano gli stessi stati, che pure a livello internazionale hanno contribuito, impiegando risorse umane e finanziarie, a creare nuovi mezzi di cooperazione, a ostacolarne di fatto il funzionamento. L'Italia sembra distinguersi, per continuità del proprio recente atteggiamento, nel vanificare la possibilità che la giustizia internazionale sia soltanto un pochino più celere".

Quindi, cosa succede? "Succede, come si diceva all'inizio, che le ratifiche tardano ad arrivare e le convenzioni, sin quando non sono ratificate, non valgono un bel nulla". Chi le deve ratificare? "La ratifica si fa per legge, le leggi le fa il Parlamento".

Scusi se ribatto ancora sullo stesso tasto, ma questa mancanza di ratifica come la spiega? E' la stessa voglia di amnesia, di cui parlava Borrelli a proposito di Tangentopoli? "Non lo deve chiedere a me, ma al Parlamento. E' pur vero che talora esistono difficoltà di coordinamento della legislazione internazionale con quella domestica, ma la mia opinione è che anche tali difficoltà potrebbero essere risolte in tempi ragionevoli. Personalmente non mi spiego perché, ad esempio, non sia stato ancora ratificato il trattato con la Svizzera, che darebbe soltanto vantaggi alle possibilità di investigare della magistratura italiana, soprattutto in materia di corruzione e riciclaggio, senza alcun contraccolpo con la coerenza del nostro ordinamento".

Nella convenzione dell'Ocse è invece previsto che anche le società possano rispondere penalmente dell'operato di chi le rappresenta. può essere questo fatto che ritarda la ratifica? "Per la verità, la convenzione si limita a prevedere la responsabilità - penale o non penale per la convenzione è indifferente - delle persone giuridiche nel caso di corruzione di un funzionario straniero. In conseguenza, il problema potrebbe essere risolto anche senza l'introduzione di un istituto sino ad ora sconosciuto in Italia, ma sempre più praticato all'estero, come la responsabilità penale delle società. In ogni caso, faccio presente che la convenzione Ocse è stata adottata il 21 novembre 1997, quasi tre anni fa. Non è passato ancora abbastanza tempo perché i problemi connessi alla ratifica possano essere risolti?".

Già, come mai siamo l'unico dei sette paesi industrializzati del mondo che non l'ha fatto? Non amiamo le regole? "Si capisce che il Parlamento italiano ha così tanti provvedimenti da dover prendere che non può occuparsi tempestivamente delle questioni di giustizia internazionale... Viceversa, dal mio punto di vista, la ratifica di questi trattati mostrerebbe un'attenzione verso la legalità dei mercati della quale sinora non ho notato segni sicuri. Ma sembra che il tema del rispetto della legalità non sia molto di moda. E' come se desse fastidio a tutti, come se senza regole si fosse più liberi. Una tendenza verso l'omologazione al più forte, difficilmente spiegabile a chi, senza le regole, piuttosto che più libero si trova in completa balia di chi senza regole può calpestare chi vuole. Anche i piccoli azionisti, i piccoli risparmiatori, insomma coloro che dalla legalità sarebbero tutelati in ogni caso, sembrano non percepire il problema".

Non vorrebbe allora rilanciare in questa sede l'appello fatto, vanamente, da Ginevra? "Abbiamo già dato, e in varie sedi. Istituzioni, convegni, informazione, sia in Italia che all'estero. Non vedo cosa potrei o dovrei aggiungere ancora. Piuttosto, c'è chi potrebbe fare, e credo che il pallino sia ora nelle sue mani".
Il Corriere della sera 2001

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