NOTIZIARIO del 7 novembre 2001

 
     

Cronologia di Tangentopoli (2)

riduzione a cura di Rita Guma 7.11.01

1995

FEBBRAIO. Mentre il gip di Brescia proscioglie Di Pietro dalle accuse di Cusani e un agente della scorta sventa un attentato contro Gerardo D'Ambrosio, torna in campo il Gico di Firenze con il suo capo, tenente colonnello Giuseppe Autuori, che consegna alla procura fiorentina un dossier di 263 pagine sul caso Autoparco: "Una franca rivisitazione di fatti e situazioni già rappresentate".
I veleni contro Di Maggio, Nobili & C., già smascherati dai giudici di Brescia, tornano in circolazione con l'aggiunta di nuove insinuazioni contro Armando Spataro e Ilda Bocassini.

MARZO. Cusani va a trovare Gorrini per complimentarsi della sua deposizione agli ispettori e procurarsene una copia. Poi avvicina Tradati (così almeno riferirà quest'ultimo) per invitarlo a presentarsi agli ispettori di Mancuso e denunciare pressioni del pool per incastrare Berlusconi. Mancuso blocca il decreto del governo per la creazione del "Sis" da affidare a Di Pietro.

APRILE. Di Pietro, dopo alcuni incontri con Berlusconi e Previti, fa sapere che alle prossime elezioni non appoggerà nessuno, tantomeno il Polo. Il dossier Gorrini e alcuni altri ricompaiono tra le mani dell'avvocato Carlo Taormina, legale del generale Cerciello e futuro cadidato di Forza Italia.

Il giorno 7, Taormina e Cerciello denunciano Di Pietro per presunte pressioni sul maresciallo Nanocchio al fine di convincerlo a tirare in ballo il generale e Berlusconi. L'accusa sara' presto smentitadallo stesso Nanocchio e il procedimento sara' archiviato a Brescia, ma intanto Di Pietro è di nuovo indagato per abuso d'ufficio e lascia per sempre la magistratura.
Il 13, a TEMPO REALE, Berlusconi rivela che Tonino gli confidò di non aver condiviso l'invito a comparire nei suoi confronti. Il 18, Taormina, reduce da alcuni incontri in via dell'Anima, chiede che Di Pietro testimoni al processo Cerciello per chiarire una lunga serie di vicende "oscure": le stesse contenute nel dossier Gorrini, con l'aggiunta dell'Autoparco, di traffici d'armi e chi più ne ha più ne metta. Il tribunale respinge la richiesta.

MAGGIO. La relazione degli ispettori, che scagionano il pool dalle accuse di Biondi e chiudono i lavori con un encomio solenne a Mani Pulite, non piace affatto al ministro Mancuso. Che, il giorno 5, avvia l'azione disciplinare contro il pool per aver "intimidito" gli ispettori e annuncia una nuova ispezione a Milano. Non contento, chiede nuove indagini sui suicidi in carcere di Gabriele Cagliari e Sergio Moroni (salvo poi scoprire che Moroni non era mai stato arrestato). Il 19 si scopre che il pg Catelani ha pure promosso un'indagine informale dei carabinieri contro Borrelli, per una vicenda equestre. Mesi prima, su un settimanale, Borrelli era stato ritratto al galoppatoio su un cavallo con la sigla "G.G." sulla sella. Sigla che secondo un anonimo, corrisponde al Giancarlo Gorrini. Informato della cosa, Borrelli denuncia Catelani al Csm. La sigla è di tal Giovanni Gennari, vecchio proprietario dell'animale. Ma intanto, per qualche giorno, i giornali non parlano d'altro, proprio mentre, il 20, viene chiesto il rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi per corruzione.

GIUGNO. Il pm bresciano Fabio Salamone interroga Gorrini e Pillitteri, poi, il giorno 3, indaga Tonino per concussione: avrebbe premuto su Gorrini e D'Adamo affinché ripianassero i debiti di gioco di Rea. L'11 arriva il bis: Di Pietro inquisito per altre concussioni ai danni di Gorrini (prestito di 100 milioni, Mercedes, pacchetto sinistri della Maa affidato allo studio della moglie Susanna Mazzoleni). L'11, IL GIORNALE torna alla carica contro Davigo: stavolta titola sulla "strana coppia Davigo-Cerciello", insinuando chissà quali traffici tra il pm e il generale inquisito per corruzione. In realtà il pm s'era iscritto con altri magistrati ad una cooperativa nata per costruire alloggi, e se n'era andato qualche giorno dopo l'ingresso di Cerciello (che comunque, all'epoca, era il numero uno della Guardia di Finanza milanese, neppure sfiorato da sospetti).
Il 14, c'è una nuova richiesta di rinvio a giudizio per Berlusconi: frode fiscale per la villa di Macherio. Il Cavaliere risponde con esposto al pg della Cassazione Ferdinando Zucconi Galli Fonseca per ben 130 presunte fughe di notizie e per l'accanimento persecutorio del pool contro l'inerme Biscione: altra inchiesta a Brescia. E, il 19 Salamone indaga Di Pietro per abuso d'ufficio: avrebbe aiutato Rea a diventare capo dei vigili di Milano. L'indomani, si diffonde una voce: Di Pietro è stato arrestato. Il 30, ci si mette anche Craxi che inonda i giornali con il fax dei tabulati Sip sulle telefonati di Di Pietro nel 1992: "Me li diede Parisi". Vuole dimostrare che Mani Pulite è tutta un bluff, che Di Pietro era pilotato via cavo da amici avvocati e imputati. Poi si offre a Salamone: "Se vuole sentirmi su Di Pietro, sono qui".

LUGLIO. Il giorno 2, Di Pietro viene interrogato a Brescia per 18 ore e denuncia 137 tentativi di delegittimazione ai suoi danni. Il 7, secondo round di 5 ore. Salamone indaga anche sul complotto che lo indusse a dimettersi dal pool: Previti, Dinacci, De Biase e Paolo Berlusconi gli indiziati.

AGOSTO. Craxi invita Salamone a indagare su un viaggio di Di Pietro in Costarica, dove avrebbe incontrato fantomatiche "importanti personalità della finanza italiana e internazionale". Mani Pulite come complotto planetario. Salamone prepara le valigie per Hammamet. Il parlamento riesuma il decreto Biondi e, con qualche correttivo peggiorativo, lo approva plebiscitariamente sotto il nome di "Riforma della custodia cautelare".

SETTEMBRE. Di Pietro scopre che un agente della scorta, anziché proteggerlo, lo spiava e riferiva ai "superiori" i suoi spostamenti. Poi denuncia a Brescia che un certo Roberto Napoli, agente del Sisde, gli ha confidato di averlo spiato fina dal 1992. Napoli conferma: "Mi ordinarono di indagare su Di Pietro e su tutto il pool, non scoprii nulla di illecito, Parisi sapeva tutto". Le informative finivano anche ad un alto dirigente romano del Sisde, Bruno Contrada. Il 2, Di Pietro è a Cernobbio, con un durissimo discorso contro il colpo di spugna: "Se lo tenteranno, scenderò in campo per fermarli". L'indomani Berlusconi, allarmatissimo, chiama D'Adamo per sventare la minaccia: "Ingegnere, il suo amico è fuori di testa, bisogna che lei si prepari. Siamo nelle sue mani!". Seguiranno sette incontri ad Arcore, per concordare aiuti finanziari al gruppo D'Adamo, che naviga in pessime acque. Intanto IL GIORNALE tira in ballo Di Pietro per Affittopoli (un alloggio in via Andegari, avuto dalla Cariplo ad equo canone). E, il 15, Brescia lo indaga per l'ennesima volta: concussione e abuso d'ufficio per il piano di informatizzazione del tribunale di Milano. Il 29, si smonta anche la bufala mancusiana degli ispettori "intimiditi": su proposta del pg della Cassazione, il Csm archivia l'indagine disciplinare contro Borrelli e il pool. A Milano si trascina stancamente la seconda ispezione. Craxi, preoccupato, avverte l'avvocato Salvatore Lo Giudice: "Se qualcuno in prima fila non apre il 289 ("attentato agli organi costituzionali", n.d.a.) e affronta la testa del serpente, non si va da nessuna parte. L'obiettivo è la fine dell'imbroglione trafficante". Cioè di Di Pietro che, secondo Craxi, è pure un falso laureato. Falsa laurea e 289: due tra gli argomenti preferiti del fido Ferrara.

OTTOBRE. Nuova inchiesta della procura di Brescia contro Di Pietro: questa volta è accusato di falso ideologico insieme a Borrelli, per aver firmato i verbali di alcuni interrogatori della polizia giudiziaria senza avervi presenziato per intero. Ma si indaga anche sulla deposizione dell'agente Napoli, che ha rivelato lo spionaggio continuato e illegale del Sisde ai danni del pool (dossier Achille): nessuno scoprirà mai chi fosse questo Achille, anche perché il capo del servizio Gaetano Marino negherà per mesi l'esistenza stessa del fascicolo, salvo poi consegnarlo con tante scuse al comitato di controllo sui servizi segreti.
Il giorno 12, nuova bufala berlusconiana: questa volta il bersaglio è Borrelli, che avrebbe gravemente peccato avvertendo Scalfaro dell'avviso di garanzia a Berlusconi prima che quest'ultimo ne avesse notiziza. Borrelli precisa che Scalfaro lo seppe negli stessi minuti in cui Berlusconi veniva informato da un colonnello dei carabinieri. E comunque il segreto investigativo è a discrezione del pm. Scandalo enorme, per un fatto che persino Tiziana Parenti giudica "corretto". Mancuso, che sta per essere sfiduciato dal parlamento, fa in tempo a scatenare un supplemento di ispezione, un'inchiesta a Brescia per violazione del segreto e un'azione disciplinare al Csm. E altre azioni disciplinari chiedono gli ispettori per i pm milanesi Ilio Poppa, Gherardo Colombo, Fabio De Pasquale. Parlando alla Camera nel giorno dell'addio, Mancuso invoca un'ispezione a Palermo. Poi, alludendo a due Consigli dei ministri "secretati", lascerà cadere il sospetto che vi si fosse parlato di gravi reati commessi dal pool di Caselli.

NOVEMBRE. Il gip romano Maurizio Pacioni denuncia Borrelli, Davigo, Colombo e Ghitti per omissione in atti d'ufficio e falso ideologico: avrebbero tenuto sotto scacco l'ispettore capo Ugo Dinacci tramite un'inchiesta sul figlio, l'avvocato Filippo.

DICEMBRE. Il 5 dicembre, il Gip di Brescia archivia le accuse di Cerciello e censura le indagini di Salamone. Il 7, il comitato servizi segreti interroga il comandante della Guardia di Finanza Costantino Berlenghi per sapere se membri del Corpo abbiano spiato il pool: il generale smentisce sdegnato; poi si scoprirà l'attività illegale di dossieraggio di vari ufficiali e sottufficiali (Simonetti, Nanocchio, Salato). Il 20 Salamonefa partire una raffica di richieste di rinvio a giudizio per l'ex-pm: cinque concussioni e due abusi d'ufficio. La Falange armata aveva previsto tutto da dieci giorni: "Di Pietro ha infranto i patti: adesso la sua fine è segnata". Colombo, Davigo e Greco sono indagati per le nuove accuse di Cusani su un'improbabile missione pilotata da Tradati in Svizzera alla ricerca di carte Fininvest. Lo stesso giorno, il 22, IL GIORNALE pubblica un'intervista a Maurizio Raggio, prestanome dei conti di Craxi e latitante in Messico, realizzata sei mesi prima e inspiegabilmente tenuta da parte. Raggio sostiene che Pacini Battaglia avrebbe versato 5 miliardi a Lucibello che, d'intesa con Di Pietro, li avrebbe trasferiti in Austria. Tutti gli interessati smentiscono. Compreso Raggio.

CONTINUA
(Questa pagina e' una sintesi della storia di Tangentopoli con nomi e cognomi scritta da Marco Travaglio per Micro
mega)

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