9 gennaio 2002

 
     

Conflitti d'interesse
di Rodolfo Roselli

Indipendentemente dagli stipendi, comunque immeritati, che vengono elargiti ai nostri parlamentari, ad aggravare la situazione è un permanente conflitto d'interessi tra mandato parlamentare e contemporaneo esercizio della libera professione. Se il parlamentare vuole esercitare anche la libera professione, è ovvio che deve lavorare part-time per il Parlamento, e sarebbe molto onesto che comunicasse a noi, suoi datori di lavoro, la parte che intende dedicare ai suoi doveri parlamentari.

Lavorare al 50% per proprio conto, significa avere raddoppiato lo stipendio di parlamentare, che invece imporrebbe di lavorare a tempo pieno. Ma sembra che questa doppia remunerazione sia un fatto scontato (ma non noto ai cittadini), perché, Cesare Salvi (vicepresidente del Senato) ha dichiarato che ,"impedire per legge che un parlamentare eserciti la libera professione, significherebbe impoverire la rappresentanza delle Camere e rompere il legame tra legislatore e la società civile". Il che vuol dire che gli altri, che non hanno questa possibilità, avrebbero una minore rappresentatività al Parlamento ed un legame più scarso con la società civile.

Siamo così arrivati a sancire rappresentanti del popolo di serie A e di serie B. Sarei molto curioso di conoscere il parere di quel senatore che, diventa nervoso quando si parla di retribuzioni e compensi dei suoi colleghi e, naturalmente, non ritiene assolutamente immorale che gli aumenti vengano decisi dagli stessi percettori degli aumenti. Stranamente su questo argomento sia l'Ulivo che il Polo sono concordi nell'affermare che un libero professionista , anche parlamentare, se lavora solo per il Parlamento si sente ingabbiato. A mio parere, chi sostiene queste scemenze, meriterebbe di essere ingabbiato o al manicomio o …altrove !

La cosa strana è che ,per un professore , che viene eletto in Parlamento, esiste una norma che gli impone di mettersi in aspettativa. Perché a loro si e agli altri no ? Misteri ! I liberi professionisti che siedono in Senato , sono 95, a Montecitorio 164. Questi professionisti sono avvocati, giornalisti, medici, dottori commercialisti, ingegneri, architetti e notai. Nel governo ,18 su 51 sottosegretari ,sono liberi professionisti Emblematico, ma non isolato, è stato il caso del sottosegretario Carlo Taormina che ha difeso imputati ,contro i quali il suo ministero si era costituito parte civile. Ma altri casi analoghi discutibili esistono come, per il ministro dei trasporti Pietro Lunardi e per il presidente della Commissione Giustizia della Camera , Gaetano Pecorella. Ma questi casi sono avvenuti anche in passato.

Ad esempio il Presidente del Consiglio Adone Zoli, continuò ad esercitare la professione di avvocato durante il suo mandato di Presidente del Consiglio, come se nulla fosse. Francesco Serao, presidente del Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti, ha affermato che, in Italia lavorano solo quelli che hanno un conflitto d'interessi, proprio perché questo li mette nella posizione di essere allo stesso tempo giudici e parti in causa e quindi i preferiti dal ricevere incarichi professionali a discapito degli altri che non godono di queste rendite di posizione. L'ex Ministro della Funzione Pubblica Sabino Cassese, sostiene urgente una legge che stabilisca le incompatibilità tra funzione pubblica e privata. Basterebbe ad esempio che i professionisti parlamentari vengano sospesi, dai rispettivi Ordini Professionali, evitando automaticamente l'assunzione d'incarichi privati in enti e società sottoposti alla loro sfera d'influenza.

Negli Stati Uniti una legge del 1978 impone ai parlamentari, ai giudici federali e ai membri dell'esecutivo di prendere parte a decisioni che possano coinvolgere i loro interesssi personali. In Spagna una legge del 1995 afferma il principio d'incompatibilità per i componenti del Governo e sottosegretari con qualsiasi attività pubblica o privata. In particola questa legge prevede che il mandato parlamentare venga esercitato in regime di esclusività assoluta, e quindi è incompatibile con qualsiasi attività pubblica o privata, per conto proprio o di terzi e a qualsiasi titolo retribuita.

In Gran Bretagna i ministri sono tenuti, per legge, ad abbandonare le attività quotidiane di collaborazione in un'organizzazione professionale In Francia la Costituzione sancisce l'incompatibilità tra membro del governo e attività professionale e l'incompatibilità scatta dopo un mese dalla nomina ,e in quel periodo ,l'interessato non può prendere parte alle procedure di voto. Il codice penale, inoltre, vieta agli ex titolari di cariche pubbliche di assumere nel quinquennio successivo incarichi privati o collaborazioni in società private.

Come si vede all'estero esistono leggi precise e non fumosi comitati di persone più o meno sagge, e queste leggi sono un obbligo per tutti senza alcuna esclusione. Naturalmente in Italia nessuna legge esiste in proposito e, poiché l'opinione pubblica comincia a stancarsi di questi ulteriori privilegi, hanno escogitato un ennesimo trucco con la costituzione di una autority di vigilanza, dove in vigilati, in ultima analisi, saranno sempre coloro che vigileranno. Ci sarebbero molte cose da dire in proposito, ma vediamone solo alcune Infatti saranno tre saggi, secondo il disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri, a valutare i casi di interesse privato in conflitto con le cariche nello stato e negli enti locali. In assenza di una legge specifica e coattiva, queste persone, che dovrebbero vigilare sull'attività politica di funzionari pubblici, saranno scelti e nominati proprio dai presidenti di Camera e Senato, cioè dai membri del più alto consesso politico .

Anche se appartenenti alla magistratura o professori universitari e noti personaggi economici, possono agire solo d'ufficio e non su denunzia dei cittadini, possono solo promuovere la rimozione dalla carica dell'interessato, ma la effettiva decisione avverrà in Parlamento, così come oggi avviene per l'immunità parlamentare, e quindi anche la decisione sarà politica e decisamente influenzata dalle correnti politiche esistenti al momento. Ma anche le persone da controllare sono ben delimitate e ad esempio sono esclusi i parlamentari, ma sono anche esclusi tutti i funzionari pubblici che non siano presidenti delle Regioni e delle Province e Sindaci. Ma la chicca finale è che, dopo tutta questa commedia, non sono previste specifiche sanzioni al di fuori di quelle vigenti dalle normative attuali. Ma se esistono già delle sanzioni, i casi sono due ,o sono efficaci o non sono efficaci. Se sono efficaci, questa autorità non dovrebbe servire, basterebbe attuare le leggi vigenti. Se non sono efficaci, a che serve l'autorità, che avrebbe come scopo finale di applicare queste sanzioni inefficaci ? Come vedete per gabbare il cittadino le vie sono infinite !

Ma se si vuole misurare a che livello di sfrontatezza si è giunti con i privilegi parlamentari, basti pensare che tutti i titolari di pensione di anzianità, vecchiaia, invalidità, prepensionamento sono obbligati a dichiarare i redditi non cumulabili con il trattamento di pensione in modo che l'INPS possa trattenere queste quote per tenerne conto all'erogazione della pensione. La legge 662/96 ha inoltre introdotto una sanzione onerosa a carico di quei pensionati che omettano di produrre tale dichiarazione. Benissimo, tutto questo non è valido per i pensionati che svolgono funzioni connesse a cariche pubbliche elettive, cioè parlamentari nazionali ed europei, consiglieri regionali etc. E questa non è forse un'altra forma di conflitto d'interessi ? Occorre sapere queste cose e rifletterci su, e ricordarsene adeguatamente nel prossimo futuro !

intervento su Radio Gamma 5 del 4.1.2002

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