Legge
Tremonti 1
a
cura di Red con contributo di Vanna Mottarelli
Legge
Tremonti I contenuti del provvedimento e i precedenti
La legge Tremonti bis è lo strumento legislativo con il quale il governo
intende "dare una spinta decisiva all'economia". Il provvedimento prende
il nome di Tremonti bis perchè è la riedizione di una legge del 1994.
Il nuovo testo, inserito in un maxi disegno di legge, presentato dal Consiglio
dei ministri il 28 giugno 2001 ha, rispetto alla normativa del '94 un
raggio d'azione più ampio, anche se ne lascia inalterata la "ratio": detassare
l'investimento in sè, a prescindere dalle fonti di finanziamento. Vengono
detassati pure gli investimenti in formazione e l' aggiornamento professionale,
mentre il numero dei soggetti beneficiati si allarga ai lavoratori autonomi,
alle banche e alle assicurazioni. La nuova normativa agirà in contemporanea
con lo strumento che maggiormente sta suscitando il favore delle imprese
del Sud: il credito di imposta sui nuovi investimenti. Si tratta, inoltre,
di una modalità applicativa del tutto differente rispetto alla Dit (dual
income tax). "I meccanismi della Dit - ha spiegato il ministro Giulio
Tremonti - hanno incentivato solo gli aumenti di capitale, con un campo
di applicazione molto limitato". Ora invece, lasciando inalterati "tutti
i diritti della Dit", si attiva un meccanismo "che non parte dal Capitale
- ha continuato Tremonti - per arrivare all'economica, ma è dentro l'economia".
La legge Tremonti bis avrà effetto retroattivo: aldilà infatti dei tempi
di approvazione da parte delle Camere, considera validi ai fini delle
agevolazioni anche gli investimenti operati dalla fine di giugno. la detassazione
si applicherà al 50% degli investimenti effettuati, superiori alla media
degli ultimi cinque anni. Nel dettaglio, verrà calcolato ai fini della
agevolazione anche il costo dei dipendenti impegnati in attività di formazione,
fino a un 20% del costo complessivo. Non sarà necessaria alcuna copertura
finanziaria, "dal momento che - ha spiegato Tremonti - si tratta di norme
che si autofinanziano". Un problema potrebbe emergere per l'effetto cumulo
delle nuove misure con il credito d'imposta. Su questo il ministro ha
però assicurato che "sarà trovata la copertura". Con l'espressione credito
d'imposta si indica i crediti di restituzione, di cui è titolare il contribuente,
non derivanti da un pagamento indebito e che sono fatti valere attraverso
la compensazione con il debito di imposta in sede di dichiarazione o mediante
il rimborso. La Dit rappresenta una modalità di tassazione agevolata del
reddito di impresa. L'agevolazione riguarda la totalità dei soggetti ed
è applicabile solo se si verifica un incremento del capitale netto investito.
In questo modo si intende incentivare la capitalizzazione delle imprese
piuttosto che il ricorso a finanziamenti di terzi. Il calcolo dell'agevolazione
consiste nella tassazione all'aliquota ridotta del 19% della parte di
reddito che è data dalla moltiplicazione dell'incremento del capitale
investito per il tasso di rendimento ordinario, attualmente del 7%. La
residua parte del reddito è tassata secondo le aliquote ordinarie.
il sole 24 ore del 30 giu
L'interpretazione
critica di Vanna Mottarelli, commercialista.
(...) L’argomento, molto complesso, potrebbe risultare di difficile comprensione
per i non addetti ai lavori. In queste poche righe cercherò di spiegare,
in parole povere, gli aspetti più salienti della vicenda. A norma dell’articolo
3 della Legge Tremonti, le aziende che, negli anni 1994 e 1995, reinvestivano
utili per l’acquisto di beni strumentali, potevano beneficiare di una
detassazione, in misura pari al 50% del costo che eccedeva la media degli
investimenti del quinquennio 1989/1993. Più bassa era tale media, più
alto era, pertanto, lo sgravio fiscale. Ciò può essere meglio spiegato
con un esempio. Ipotizziamo di avere, da un lato, un utilizzatore di beni
strumentali e, dall’altro, un produttore di tali beni, che per comodità
chiameremo, con nomi di fantasia, rispettivamente Giovanni Rossi e Luigi
Bianchi. Il sig. Giovanni Rossi, titolare di un’impresa di costruzioni,
a causa difficoltà finanziarie, aveva un parco attrezzature (gru, ruspe,
ecc.) vecchio di dieci anni. Negli anni 1994 e 1995, colse al volo l’opportunità
offerta dalla legge Tremonti per anticipare la sostituzione delle attrezzature
che perdevano i pezzi, investendo allo scopo in azienda un utile di lire
cento milioni. Il predetto utile entrava integralmente nel meccanismo
previsto dall’agevolazione di cui all’articolo 3 della Tremonti, essendo
stata pari a zero la media degli investimenti del quinquennio 1989/1993.
Il nostro imprenditore defiscalizzò, quindi, una quota di utile di lire
cinquanta milioni, con un risparmio secco, in termini di imposte, di oltre
25 milioni. In altri termini le attrezzature, dal valore di cento milioni,
sono costate meno di settantacinque milioni (Un vero affare!!!). Il sig.
Luigi Bianchi, produttore di gru, ruspe e altre attrezzature per costruttori
edili, che da anni, a causa della crisi del mercato dell’edilizia riusciva
a piazzare pochissimi beni strumentali, beneficiò implicitamente della
legge Tremonti, in termini di rilancio della propria attività. L’opportunità
offerta da tale legge stimolò, infatti, al pari del sig. Giovanni Rossi,
altri costruttori edili ad anticipare di qualche anno il rinnovo del proprio
parco attrezzature obsoleto. Fin qui lettera e spirito della norma. Nulla
da ridire al riguardo. Veniamo ora al caso concreto di Mediaset. La società
di Berlusconi aveva dichiarato pari a zero la propria media di investimenti
per il quinquennio 1989/1993 (Non male per essere una grande industria,
proprietaria di tre reti televisive!!!). Tutti gli investimenti 1994/1995
beneficiarono del meccanismo della Legge Tremonti. Mediaset, infatti,
nel biennio 1994/1995 aveva acquistato opere dell’ingegno (diritti di
sfruttamento di film, di spettacoli, di spot pubblicitari, ecc.) per lire
921.248.238.000, di cui lire 460.624.119.000 in esenzione fiscale, con
un risparmio di imposte di lire 243.694.921.458 (meditate contribuenti,
meditate !!!). Il colosso televisivo aveva, tuttavia, dovuto affrontare
diversi ostacoli, in quanto la legge mal si conciliava con le ambiziose
esigenze di espansione dell’azienda: L’articolo 3 della Legge Tremonti
prevedeva l’agevolazione per i soli beni strumentali Gli investimenti
di Mediaset erano tutti riconducibili alla categoria di beni immateriali
(beni che non si possono toccare con mano, ma che hanno un elevato valore
commerciale) e, più in particolare, erano inerenti lo sfruttamento delle
opere dell’ingegno (diritti di autore e simili). L’articolo 3 della Legge
Tremonti limita il campo delle agevolazioni agli utili reinvestiti Dal
contesto della sentenza della Commissione Tributaria di Milano emerge
che gli utili civilistici realizzati da Mediaset nel biennio 1994/1995,
ammontavano a complessive lire 325.014.113.000. Gli utili medesimi, (essendo
stata dichiarata pari a zero la media degli investimenti del quinquennio
1989/1993), una volta reinvestiti integralmente in azienda, avrebbero
ridotto l’imponibile fiscale del cinquanta per cento (lire 162.507.056.500),
con un risparmio di imposte di circa lire 86 miliardi (troppo poco per
un investimento programmato di circa mille miliardi!!!). L’articolo 3
della Legge Tremonti limitava l’agevolazione ai beni nuovi Non tutte le
opere acquistate dalla società avevano il requisito della novità. Mediaset
acquistò, nel biennio 1994/1995, diritti per lo sfruttamento in televisione
di film già proiettati nei cinema (anche in Italia) per complessive lire
434.156.044.936, di cui lire 217.078.022.468 in esenzione di imposta.
Come risolvere i suddetti problemi? Tornare in Parlamento per apportare
correttivi alla legge? E se tali modifiche non fossero state approvate?
A risolvere gli enigmi di cui ai punti 1 (beni immateriali) e 2 (investimenti
eccedenti gli utili dichiarati ai fini fiscali) intervenne, in data 27
ottobre 1994, la provvidenziale circolare 181/E del Ministero delle Finanze,
che stabilì, in sintesi: appartengono alla categoria dei beni strumentali
anche i beni immateriali, quali lo sfruttamento opere dell’ingegno, ecc.
(et voilà: il primo scoglio è stato superato!!!); se vengono effettuati
investimenti in agevolazione di imposta in misura superiore agli utili,
le perdite fiscali che ne derivano possono essere portate a nuovo negli
esercizi successivi, ma non oltre il quinto (in altri termini sugli utili
dal 1996 in poi non verranno pagate imposte fino all’assorbimento delle
perdite fiscali derivanti dall’eccedenza di investimenti rispetto agli
utili reinvestiti). Questa modifica, tradotta in termini monetari, ha
consentito a Mediaset di realizzare un ulteriore risparmio di imposte
di circa lire 157 miliardi (differenza tra i 243 miliardi ottenuti complessivamente
e gli 86 miliardi derivanti dal reinvestimento dei soli utili). L’inconveniente
di cui al punto 3 (requisito della novità dei beni) non venne risolto
dai chiarimenti ministeriali, tanto che si instaurò il predetto contenzioso
tributario. L’Ufficio delle Imposte Dirette di Milano riprese a tassazione
un imponibile di lire 217.078.022.468, liquidando, a carico di Mediaset,
imposte per lire 52.052.575.000 e irrogando sanzioni per pari importo,
per un totale complessivo di lire 104.105.144.000, oltre interessi, da
conteggiare a far tempo dagli esercizi 1994 e 1995. Provvidenziale per
Mediast fu la sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Milano,
la quale elaborò una teoria tutta sua: "I film, vecchi per il cinema,
potevano beneficiare delle agevolazioni della Legge Tremonti, in quanto
nuovi per la televisione" (...)
(Per
una serie di fortuite circostanze, l'elaborato di Vanna Mottarelli venne
pubblicato sul libro L’odore dei soldi di Marco Travaglio ed Elio Veltri,
balzato agli onori delle cronache dopo la tanto discussa trasmissione
di "Satyricon".
L'On. Giulio Tremonti ha citato avanti il Tribunale civile di Roma l'On.
Elio Veltri, il giornalista Marco Travaglio, la casa editrice Editori
Riuniti e la commercialista Vanna Mottarelli per il capitolo sulla Legge
Tremonti del libro L'odore dei soldi, chiedendo un risarcimento danni,
in solido, pari a un miliardo di lire.)
(da 'l Gazetin, APRILE 2001) © LaboS Editrice, Morbegno
Riportiamo
anche, per correttezza, un comunicato stampa di Mediaset sulla vicenda:
Cologno Monzese - 15 Giugno 2000 1994 - '95: MEDIASET IN REGOLA CON LA
LEGGE TREMONTI
Mediaset, come molte altre società in Italia, ha utilizzato nel 1994-1995
i dispositivi della legge Tremonti, e lo ha fatto nel pieno rispetto di
tutte le regole e le prescrizioni normative Gli effetti dell'applicazione
della legge Tremonti sono stati analiticamente resi pubblici nel prospetto
informativo di quotazione del giugno 1996 e nei bilanci certificati. A
suo tempo l'azienda ha prodotto alle autorità competenti tutta la documentazione
atta a comprovare la correttezza nella modalità di applicazione della
legge.
Bollettino
Osservatorio
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I
CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI CITANDO E LINKANDO LA FONTE
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