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24 dicembre 2025
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Il canto di Natale in Sloveno
di Rinaldo Battaglia *

La Storia racconta l’uccisione, per mano fascista, dell’insegnante e grande organista sloveno Lojze Bratuz, nativo da sempre di Gorizia.

Era arrivato dalla mamma a Gorizia, quartiere Podgora, nel lontano 1902 e ben anni 16 prima che lì arrivasse, dopo il 4 novembre ’18, il tricolore dell’Italia. Venne massacrato ed ucciso solamente perché colpevole di voler continuare, nonostante tutto, a dirigere un coro sloveno anche sotto le festività di Natale.

Pensate: voleva cantare a Natale in Sloveno a Gorizia, la sua città.

Peraltro – grande bestemmia - col suo nome originario e non di ‘Luigi Bertossi’, come altri lo avevano ribattezzato, imitando duemila anni dopo Gesù col suo amico, il pescatore Simone, trasformato in Pietro.

Anche il giorno dopo Natale, il 26 dicembre 1936 si era permesso di farlo.

Venne così picchiato a morte, il giorno successivo, il 27 dicembre, e ucciso da squadristi fascisti del Duce, facendogli bere olio, prima usato nei motori delle auto, mescolato con benzina e frammenti di vetro. Morì dopo un’atroce agonia di alcune settimane (il 16 febbraio ‘37) lasciando due figlie piccole e la moglie Ljubka Sorli, nota poetessa slovena, più volte poi torturata a Trieste dalla banda fascista del Commissario di Polizia Gaetano Collotti, anni dopo grande collaboratore dei nazisti nella Risiera di San Sabba.

La figlia Lojzka diverrà invece una grande attrice teatrale slovena. Slovena, non italiana. E credo abbia fatto bene.

Ancora oggi la figura di Lojze Bratuz è ricordata con orgoglio ed onore nella nostra comunità slovena del goriziano. Resta per tutti un simbolo del diritto di autonomia e libertà per ogni minoranza, non solo slovena.

A quel tempo in Italia, patriotticamente, bisognava cantare il Natale solo nella ‘lingua patriota’.

Ma cos’è in definitiva la Patria? Cos’era per Lojze, originario da famiglia da secoli di Gorizia, prima che lì arrivasse la bandiera dell’Italia? Cos’è? Tra tutte le definizioni di ‘Patria’ quella che più amo e in quella che più mi ritrovo risulta – pensate – quella di Najib Mahfuz, purtroppo in Italia poco conosciuto ma grande arabo ed egiziano, premio Nobel per la Letteratura nel lontano 1988: ‘la Patria di un uomo non è il luogo dov’è nato, ma quello dove cessano i suoi tentativi di fuggire’.

24 dicembre 2025 – 89 anni dopo – Liberamente tratto dal mio 'La colpa di esser minoranza' - ed. AliRibelli - 2020

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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