Giovanni Masotti, vittima della verità
di Gianluca Testoni

Paludato e un po' narciso, ma della vecchia scuola, quella che ti insegna che le notizie le vai a prendere e cercare là dove nascono e sono. Inviato in vari teatri internazionali, ma anche cronista parlamentare.

Decisamente di centrodestra, quando tentò la carrire politica fu un mezzo fiasco e quindi chiese di rientrare in Rai. Erano altri tempi e Sangiuliano dovevano ancora venire alla ribalta.

Lo collocarono come jolly, di fatto trombato da lì alla pensione. A quel punto fece l'unica cosa che sapeva fare: il giornalista.

C'era una guerra dimenticata e a bassa tensione 12 anni fa, però con già molti morti (almeno 18.000)soprattutto tra i civili che si trovavano a casa loro, nel Donbas, tra i due fuochi dei russi e degli ucraini dell'ovest.

Giovanni Masotti andò in prima linea senza neanche il giubbotto PRESS, intervistò i russi e i russofoni. Scoprì che le truppe di Kiev erano perlopiù tifosi ultras di alcune squadre del Campionato Ucraino, che svettava una organizzazione Pravyj Sektor dichiaratamente nazista che aveva dato origine ad un battaglione chiamato Azov.

Ma quello che fece clamore furono le interviste ad alcuni fascisti romani che combattevano con gli ucraini. Le armi erano quelle sovietiche con qualche eccezione USA.

Tornato in patria Masotti con il suo aplomb britannico presentò due dei tre servizi fatti. Il terzo non andò in onda perché Giovanni Masotti era già stato licenziato in tronco.

11 anni fa aveva già scoperto tutto facendo diligentemente il suo mestiere senza che le sue opinioni personali influenzassero i reportage.

R. I. P. Giovanni Masotti, Roma 26 ottobre 1951- Roma 22 dicembre 2025.

Dossier diritti