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Nemichettismo a Natale
di Elisa Fontana
Quando uno è un signore non perde occasione per dimostrarlo.
Nella intellighentsija di destra volano gli stracci alla faccia del periodo natalizio e della nascita di Gesù Bambino.
Marcello Veneziani, intellettuale di destra fra i più accreditati, ha scritto sulla Verità un ritrattino del governo niente male: “Solo vaghi annunci, tanta fuffa, piccole affermazioni simboliche, del tipo ‘l’oro è del popolo italiano’, un po’ di retorica comiziale e qualche ipocrisia”.
Ma non si ferma qui: “Da quando è al governo la destra non è cambiato nulla nella nostra vita di italiani, di cittadini, di contribuenti e anche in quella di “intellettuali”, di “patrioti’” e di uomini “di destra”. Tutto è rimasto come prima, nel bene, nel male, nella mediocrità generale e particolare».
Ce n’è abbastanza per una sfida a duello all’alba dietro il convento delle Carmelitane Scalze, ne converrete. E, infatti la sanguinosa onta è stata immediatamente lavata addirittura durante un discorso in Parlamento dal ministro della cultura e dei duelli Giuli. Ma sentite la nobiltà delle sue parole.
Prima iscrive “il vecchio amico” Veneziani nel fronte del nemichettismo, perché un colpo d’ala d’annunziano sta bene con tutto e poi affonda, con stile, eleganza e savoir faire: ”Egli, dopo aver confidato a suo tempo che aveva rifiutato l’onore di diventare il ministro della Cultura del governo Meloni, oggi sversa su di noi la bile nera di cui trabocca evidentemente il suo animo ricolmo di cieco rimpianto.
Si rassereni: nello sciagurato giorno in cui il nemichettismo dovesse espugnare Palazzo Chigi, il nostro ex consigliere Rai in quota An (per tacer d’altro) sarà senz’altro premiato honoris causa». Un vero signore che usa argomenti squisitamente politici nella singolar tenzone e praticamente sta dicendo al reprobo di essere roso dall’invidia per non essere lui al posto di Giuli e che la sinistra saprà premiarlo.
Dimenticando forse nella foga che lui medesimo, l’immaginifico ministro, splendido nei suoi stivali di cuoio è stato addirittura la terza scelta di Meloni: prima Veneziani, poi Sangiuliano e infine… lui.
Ci sarebbe da rimandarlo a settembre, ma non usa più. Peccato.
 
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