Cialtroneide
di Elisa Fontana

La Cialtroneide è la figlia maggiore della Propagandeide, la storia della propaganda asfissiante, martellante, scientifica che, come ogni propaganda che si rispetti ha il compito di coprire la voragine di idee, ma soprattutto di fatti, di governi che hanno lanciato presuntuosamente le parole e i proclami oltre ogni reale obiettivo, in un delirio di “basta dirlo per farlo”.

No, non sto alludendo affatto a generiche tecniche di distrazione di massa, sto proprio parlando del governo Meloni e delle sue contorsioni per nascondere il materiale politico di cui è fatto: il nulla.

Ricordate il condono edilizio tombale che Giorgina tirò fuori dal cilindro da mettere nella finanziaria come arma letale per vincere le regionali in Campania? Le elezioni le hanno comunque perse, ma siccome la coerenza è una cosa seria è stato mantenuto nella presente finanziaria della follia, ma ridotta di rango, perché al momento della riscrittura avvenuta dopo il blitz contro Giorgetti, è diventato un ordine del giorno, cioè un niente.

Perché finita l’emergenza del voto in Campania il coraggioso governo si è mostrato per quel che è: una ne fa e cento ne promette, invano. E poi un bel condono torna sempre utile per una prossima occasione elettorale, no? E maramao a chi ci aveva creduto.

Vogliamo parlare della misura più propagandistica e senza senso? L’oro custodito dalla Banca d’Italia appartiene al popolo italiano. Si stava addirittura aprendo un contenzioso con la BCE per questo emendamento non solo cervellotico, ma al di fuori di qualsiasi legge e trattato.

Giorgetti è dovuto volare fino a Bruxelles a spiegare a Lagarde che portasse pazienza, un emendamento farlocco non si negava a nessuno, pur di far divertire i nostri garruli sovranisti. E così, riscritto l’emendamento, svetta in tutta la sua totale inutilità propagandistica. Dispiace solo per coloro che, scrivendo che l’oro appartiene al popolo italiano, pensavano di poterlo presentare alla cassa del supermercato per fare la spesa.

E poi c’è l’operazione propagandistica del secolo: il ponte di Messina a cui in molti avevano creduto, dimostrando scarsa conoscenza del soggetto principe: Salvini. Ridicolizzato dalla Corte dei Conti il progetto del ponte è stato scippato di gran quantità di finanziamenti, a perenne monito di tutti coloro che ancora, dopo millemila bugie politiche credono a Salvini anche quando comunica l’ora esatta.

E, infatti, ricordate il mantra salviniano che ci perseguita da anni? Se vado al governo il mio primo atto sarà l’abolizione della legge Fornero, enunciazione seguita da vere e proprie azioni squadristiche dei felici seguaci sotto casa di Fornero e dei suoi genitori, due persone anziane che volentieri avrebbero fatto a meno di cotanta attenzione.

Bene, non solo la Legge Fornero è lì inamovibile dopo tre anni di governo, ma con la finanziaria di quest’anno è stata pure peggiorata e inasprita per i lavoratori precoci e i lavoratori addetti a lavori usuranti, cioè due categorie che più delle altre avrebbero dovute essere protette e, per somma ingiuria, gli si taglia pure il fondo a loro dedicato.

E ancora, ricordate non più tardi del mese di settembre scorso la nostra brillantissima Giorgina annunciare alla platea amica di Comunione e Fatturazione un fantasmagorico piano casa che avrebbe risolto i problemi abitativi di milioni di persone? Bene, sono state messe a disposizione risorse che in proporzione a quanto promesso permetteranno di costruire forse un bilocale, con tanti saluti all’ennesima botta di propaganda.

Ma non abbiate timore, fidatevi di quel che dice Bocchino: alla fine hanno votato tutti compatti. E ci mancherebbe, altrimenti come si porta avanti un altro biennio di Propagandeide?

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