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21 dicembre 2025
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Africa: terroristi intellettuali e terroristi-giornalisti
di Laurent Luboya

I terroristi pensanti sono i nuovi aiutanti del dominio imperiale. Non indossano né pistola né uniforme ma le loro parole uccidono la coscienza africana. Sono loro che intimidiscono i leader africani, che seminano paura intellettuale, che disorientano i popoli per tenere aperto il rubinetto del saccheggio, come ai tempi di Leopoldo II in Congo o degli amministratori coloniali dell'AOF.

Questi terroristi sono soprattutto esterni. Operano dalle capitali occidentali, attraverso l'imperialismo occidentale e i media neocoloniali, i principali canali di informazione, le agenzie di stampa, i laboratori di idee e le ONG dei media. La loro visione sull'Africa non è mai cambiata: lo sguardo di un guardiano su un presunto minore, lo sguardo di un predatore su terre sfruttate.

Dettano le narrazioni, aggiustano le parole consentite, distribuiscono il bene e il male, proprio come hanno fatto ieri i governatori coloniali.

Ma tutte le dominazioni hanno bisogno di relay interni. In Africa, questi terroristi del pensiero si affidano all'acquisto di élite, intellettuali subappaltanti, giornalisti locali formati o comprati, che fungono da eco docile alle narrazioni straniere. Sono gli eredi diretti degli assistenti coloniali, strumentalizzati capi personalizzati ed evoluti addestrati a disprezzare il proprio popolo.

Parlano la lingua del padrone, pensano secondo i suoi interessi, e disprezzano qualsiasi affermazione di sovranità africana che chiamano immediatamente populismo, pericolo o arcaismo.

Travestiti da giornalisti, "esperti" o editorialisti, prendono parola per parola il catechismo neocoloniale: demonizzare tutta la sovranità africana, criminalizzare tutte le rotture, ridicolizzare ogni ambizione di emancipazione. Hanno chiamato Lumumba un pazzo, Sankara un sognatore pericoloso, Nkrumah un utopista, Cabral un sovversivo. Anche oggi riciclano le stesse menzogne contro chi rifiuta di inginocchiarsi.

Questi terroristi del pensiero sono i griot moderni dell'Impero, ma griot senza dignità: non cantano la memoria degli antenati, ma le lodi dei padroni di ieri e di oggi. La loro missione è chiara: mantenere l'Africa in confusione mentale, sensi di colpa perpetua e dipendenza economica.

Ma la storia africana ci insegna una verità immutabile: nessuna catena è più forte di quella accettata dallo spirito. Finché non si vince la battaglia delle idee, nessuna liberazione politica o militare è sostenibile. Ecco perché, da Samory Touré a Patrice Lumumba, da Thomas Sankara alla contemporanea resistenza del Sahel, la lotta è sempre stata prima una lotta per riappropriarsi del pensiero.

Abbattere il terrorismo intellettuale è ormai un'emergenza storica. Per un popolo che prende possesso della propria immaginazione, la parola e la memoria diventa ingovernabile dalle forze del dominio. E l'Africa, quando ricorda chi è, non obbedisce.


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