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16 dicembre 2025
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Le lacrime di Dora
di Rinaldo Battaglia *

Il 16 dicembre 1944 - 81 anni fa - un missile V 2 colpì il Cinema "Rex" ad Anversa, dove si erano nascoste per l’allarme anti-aereo centinaia di famiglie. Si contarono almeno 567 morti. Buona parte erano bambini, almeno oltre 300.

Il V-2 era il fiore all’occhiello dello Sturmbannführer (Maggiore) delle S.S. Wernher Magnus Maximilian von Braun, il ‘genio’ che portò l’uomo sulla luna il 21 luglio 1969.

I V-2 furono i primi missili che siano stati lanciati nel cielo e che si siano avvicinati così tanto a Dio, da sfiorarne le porte del Paradiso e far tremare persino il trono su cui l’Eterno è da sempre seduto. In confronto il fratello maggiore, il V-1, era una scarpa o una mezza ciabatta. E quello che faceva sognare nel ‘44 Hitler era la capacità di sviluppo che in pochi mesi il genio dell’ing. Von Braun aveva permesso.

Per arrivare dal primo lancio del V-1 nel dicembre ’41 al primo obbiettivo colpito (la città di Londra il 13 giugno 1944) Von Braun ci mise 2 anni e mezzo. E quella notizia, 7 giorni dopo la Normandia, aveva rincuorato il Fuhrer e ubriacato di illusioni i suoi generali.

E il V-1 era ‘solo’ una bomba volante, telecomandata, un piccolo aereo senza pilota, lungo 8 metri, con apertura alare di 5 metri, 1,2 tonnellata di peso e capace di portare altri 800 kg di esplosivo con cui colpire l’obbiettivo. Grazie all’impianto auto-propulsivo con un pulsoreattore, Von Braun era riuscito fargli raggiungere i 550 km orari e la capacità di arrivare anche a 300 km di distanza dalla sede del lancio.

E Londra era più vicina dei 300 km dalle coste francesi o del Belgio. Volava ad una quota tra gli 800 e i 1.000 metri, difficile colpirlo in volo, difficile difendersi. Ne seppero qualcosa gli inglesi della capitale, o della costa e molte città belghe e olandesi, conquistate dagli Alleati dopo il D-Day.

Furono 13.000 i V-1 lanciati con successo e 29.000 quelli costruiti. In buona parte nel lager sotterraneo di Dora - Mittelbau, vicino alla città di Nordhausen.

Ma il V-2 era altra cosa. Era pura magia, la scienza fatta uomo o meglio ‘mostro’. Von Braun puntava ad arrivare a 7-8.000 km di distanza, che voleva dire ben oltre New York, distante neanche 6.000 dalle basi di lancio comode a Dora.

Il primo V-2 poteva arrivare a 13 tonn. di cui 1 di esplosivi e 9 di combustibile, lungo 14 metri, con diametro di 1.70 metri e una velocità di 5.800 km orari, una gittata di 300 km. La propulsione era generata da un motore a razzo, alimentato da alcool etilico con acqua ed ossigeno liquido, che miscelati creavano una spinta da 300 tonn.

Lanciato da rampe (fisse e persino mobili) toccava in cielo i 100 km di altezza e con un sistema radioguidato si potevano impostarne o modificarne le rotte. Veniva trasportato con serbatoi vuoti e riempiti solo sulla piattaforma. Lì veniva inclinato nella direzione voluta e messo nel motore il razzo d’accensione, comandato a distanza elettricamente da tecnici che poi a mezzo radar e radio seguivano il percorso del V-2 da appositi osservatori, anche lontani.

Una specie di Cape Canaveral e di NASA. Analogie? Profezie?

Magia allo stato puro. Chi lo avrebbe fermato?

Un notevole balzo in avanti per il genio di Von Braun da quando aveva incendiato, 20 anni prima, la casa paterna, cercando di far volare in cielo un trenino-giocattolo, come fosse il dolce canarino della cara mamma Emmy.

Bastava solo lavorarci, studiare, provare, sperimentare. Era solo questione di tempo, di potenziare la ‘tenuta’, dopodiché in un’ora si era a New York. E con il gioco del fuso orario, Hitler avrebbe cancellato dal suolo la città, molte ore prima che il V-2 fosse lanciato. Era solo questione di tempo, nulla di più. Pure sulla luna Von Braun poteva arrivare ed il Fuhrer avrebbe marciato col passo dell’oca anche sul satellite, dopo aver portato il suo impero da nord a sud, da est a ovest. Solo questione di tempo. A Dora era sempre e solo questione di tempo.

Chi li avrebbe fermati? E dopo il V-2, la bomba atomica? Marte?

Neanche la Gestapo riuscì a bloccare Von Braun, preoccupata dal troppo ascendente che stava avendo sul Fuhrer. Un giorno, 13 marzo ‘44, un generale lo fece arrestare, con chissà quali accuse, forse spionaggio. Qualche giorno dopo Hitler lo liberò quasi scusandosi e dandogli ancora maggior lustro. Ed è facile scommettere che quel generale non sia arrivato poi a sera.

Nessuno lo dirà mai, ma solo il V-2 in pochi mesi di vita (4/5 mesi) provocò almeno 2.700 morti e quasi 7.000 feriti solo sul territorio inglese. E poi Bruxelles, Anversa, distruzione e morte piovuta dal cielo come un temporale o una grandinata primaverile.

Un piccolo passo per l’uomo e un grande passo per Von Braun e la conferma per Churchill che fosse davvero un ‘criminale di guerra’, onorificenza già acquisita con merito negli anni precedenti con l’altro modello, il fratello debole. Ma il modello V-1 nasceva tra la Polonia e Peenemunde, il V-2 era invece solo figlio delle viscere di Dora.

Lì c’erano il brevetto, lo stampo, i diritti d’autore, le royalties che spettavano a tutti i deportati. Ma nessuno di loro mai sarà edotto in merito e mai nulla a loro sarà riconosciuto. A far carriera sarà solo Von Braun. E forse per gli altri ‘haftlinge’ (prigionieri) morti nella vacanza di Dora è stato meglio così. Era difficile trovare le parole idonee per farlo a loro capire.

Nessuno lo dirà mai ma davvero dentro Dora vi furono molti eroi a cui mai si dedicheranno vie, piazze o mausolei ad Affile o Predappio, eroi nascosti, vestiti da schiavi, condannati a morte certa e in breve tempo, ma che fecero di tutto per bloccare e rallentare le medaglie o le promozioni al genio Von Braun. Ma più che alle sue mancate medaglie, quegli eroi pensavano alle donne di Londra, ai bambini di New York, ai ragazzi dei quartieri neri del Bronx o ai ricchi dei palazzi di Manhattan.

Se Von Braun non riuscì a perfezionare la V-2, a non dare maggiore spinta al reattore, a non costruire subito la V-3, ad esser obbligato a realizzare solamente dopo 25 anni un super-propulsore capace non solo di arrivare a New York, ma perfino di circumnavigare la terra o di toccare il suolo lunare con un dito, sarà solo e soltanto merito degli eroi nascosti di Dora.

Molti morirono impiccati, altri si spensero come fiamme di candela quando la cera finisce, molti vennero sepolti dentro le viscere di Dora, ma riuscirono a fermare il genio della scienza o meglio colui che la NASA anni dopo glorificherà come ‘indubbiamente il più grande scienziato della tecnica missilistica ed aerospaziale della storia’. Probabilmente la NASA era parte interessata, ma il giudizio non può che rispecchiare la genialità eccezionale di Von Braun.

Direttore del Marshall Space Flight Center, inventore e progettista di Saturn V SA-506, il super-propulsore di Apollo 11, quello che il 21 luglio 1969 portò l’uomo a passeggio sulla luna, insignito con la National Medal of Science nel 1975, onorato con 25 lauree honoris causa, celebrato con tanto di dedica di un cratere sulla luna nel 1994 col suo nome. Caso più unico che raro, concesso a pochissimi ‘terrestri’.

Ma anche sporco criminale di guerra e dell’umanità, assassino di quartieri di intere città, sterminatore crudele di una generazione nelle viscere di Dora e di altri lager o campi collegati.

Nessuno lo dirà mai, ma senza gli impiccati di Dora il mondo oggi sarebbe diverso. Senza le lacrime dei martiri di Dora il mondo oggi stato totalmente sarebbe diverso.

E a premiare Von Braun non sarebbe stato Eisenhower (sì, proprio lui) o Nixon ma Adolf Hitler, forse vent’anni prima e – perché no - con a fianco il suo socio, padre e maestro di criminalità, Benito Mussolini.

16 dicembre 2025 – 81 anni dopo - Liberamente tratto dal mio ‘Alla sera mangiavamo la neve’ - editore AliRibelli - 2021

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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