L'arco di tronfio
di Elisa Fontana

“Sarà come quello di Parigi, ma onestamente lo supererà in ogni aspetto. L’unica cosa che hanno i francesi è la storia”. Così quel miserabile Trump che nella sua follia imperiale ha presentato l’arco di trionfo che intende costruire a Washington per i 250 anni della Indipendenza degli USA.

E no, non mi ha colpito la megalomania del poveretto, mi ha colpito il tipico disprezzo dell’ignorante arricchito con quella frase da analfabeta di ritorno “l’unica cosa che hanno i francesi è la storia”.

Non mi soffermerò di certo a ribattere ad un simile troglodita, ma raccolgo mestamente questa frase, usata con indigeribile arroganza, per prendere atto che al momento il tentativo diffuso di questa destra mondiale, ignorante e orgogliosa di esserlo, è quello di cancellare secoli di tentativi, non sempre riusciti, non sempre brillanti, ma continui, di togliere l’essere umano dallo stato primitivo ed incanalarlo in una qualche strada di civiltà.

E questa strada si è dipanata lungo lo scorrere dei secoli, fra alti e bassi, fra conquiste e cadute, fra guerre e paci, scoperte e avanzamenti, speculazioni filosofiche e conquiste materiali, arretramenti e progressi. In una parola, lo scorrere della Storia, nella sua complessità, nel suo zigzagare, nel suo non essere lineare, ma nel lasciare sempre una traccia nella storia umana.

E adesso arrivano questi buzzurri nemmeno tanto ripuliti a spiegarci che “l’unica cosa che hanno è solo la storia”. Perché sono tutti uomini del fare e donne del popolo, tutti vicini al cittadino medio che trattano senza troppi fronzoli, da amiconi che hanno azzerato tutte le distanze, salvo naturalmente poi brigare per costruirsi enormi patrimoni, case da sogno e tutti quegli status symbol che l’uomo medio a cui si rivolgono si può sognare, però guarda con invidia ed ammirazione. v Ecco, credo che sia arrivato il momento di rivendicare con forza la necessità della cultura, del bello, del dialogo fra idee che, magari, non apportano soluzioni immediate, ma lanciano semi. E la difesa di quella che quel buzzurro chiama sprezzantemente “solo la storia”. Non la difesa della storia eroica e trombonesca che ne fanno a destra, dimenticando tutto ciò che fa loro comodo e costruendo miti dai piedi d’argilla, ma la Storia che ci ha permesso di arrivare fin qui, con il positivo e il negativo, le luci e le ombre di ogni Storia.

E no, il mio non è assolutamente un discorso elitario rivolto a pochi fortunati che possono studiare, approfondire, sedimentare e analizzare. No davvero. Il mio è un richiamo a tutte le forze progressiste affinché tutti possano avvicinarsi alla cultura, al bello, all’apparente inutile, perché tutti hanno diritto di conoscere e approfondire e rendersi conto dell’importanza del fluire della Storia del mondo, delle sue trasformazioni dei grandi benefici che ci sono, comunque arrivati. E quando arriveranno gli uomini del fare e le donne del popolo che vorranno convincerli di essere come loro dall’alto dei propri enormi patrimoni e delle lussuose residenze, sapranno discernere chi hanno davanti.

Una volta questi erano temi fondamentali di una sinistra che ragionava con grande apertura mentale e sapeva che ogni investimento nella scuola e nella cultura era un investimento per le future generazioni. Convincersi che la scuola sia un’azienda e la cultura un libro mastro ha permesso questa deriva insostenibile, in cui un ignorante che non più tardi di una settimana fa ci raccontava che la Crimea è circondata dall’oceano su quattro lati si permette di dire sprezzante che “hanno solo la storia”.

Riflettiamo finché siamo in tempo, la cultura è vita, altrimenti quello che ci aspetta è davvero miserabile.

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