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14 dicembre 2025
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Ordine Nuovo?
di Rinaldo Battaglia *

Tre anni fa, proprio tra il 12 ed il 15 dicembre 2022, nella ricorrenza della Strage neofascista di Piazza Fontana e il giorno dei 300.00 italiani presenti al funerale di quelle 16 vittime innocenti, a Brescia venivano chiusi gli ultimi atti di una nuova indagine sulla strage di Piazza della Loggia, avvenuta in città il 28 maggio 1974, con otto morti e oltre cento feriti.

Le due stragi avevano avuto molti punti in comune e, di fatto, la seconda fu il ‘continuum’ della prima, con Ordine Nuovo, l’organizzazione neofascista fondata da Pino Rauti ancora nel lontano 1956, inizialmente come ‘Centro Studi Ordine Nuovo’. Rauti comunque verrà per la Strage della Loggia Rauti poi totalmente assolto “per non aver commesso il fatto" dalla magistratura, pur sottolineando la sua ‘responsabilità morale e politica’ per la strage in oggetto.

Quel giorno, infatti, la magistratura italiana riuscì a riaprire il caso e ad indagare, quasi 50 anni dopo, due ex-esponenti di Ordine Nuovo, Marco Toffaloni e Roberto Zorzi, quali presunti esecutori materiali della strage bresciana, quando un ordigno esplose in un contenitore della spazzatura durante una manifestazione antifascista, indetta per protestare contro una serie di attentati avvenuti in loco. Peraltro, entrambi gli indagati erano veneti. Veronesi per la precisione.

Per la cronaca: Marco Toffaloni all’epoca era minorenne (16 anni) e oggi risulta cittadino svizzero e lì residente col nome di Franco Maria Muller; Roberto Zorzi invece allora di appena 20 anni, si è trasferito negli Stati Uniti molti anni fa, acquisendo la cittadinanza americana e ora vive gestendo un allevamento di cani dobermann chiamato “Il littorio”. Chissà poi come mai quel nome, vero?

È notizia, invece, molto più recente – sebbene passata quasi di nascosto nei media nazionali – che lo scorso 13 novembre 2023 il tribunale ordinario competente li ha ufficialmente rinviati a giudizio. E guarda caso, poche settimane fa, sempre il 13 novembre ma ora del 2024 – nel 50° anniversario di quella strage neofascista - a Brescia si è aperto il 16° processo su Piazza della Loggia, iniziando proprio con l’udienza di Zorzi.

Giova ricordare che su quella strage sono stati aperti ben sette fascicoli d'indagine e, negli ultimi, nel 2017 sono arrivate già due condanne definitive all'ergastolo, quella a Maurizio Tramonte e quella a Carlo Maria Maggi.

Quella su Zorzi e Toffaloni viene chiamata come la "pista veronese" sulla strage di Piazza della Loggia.

“Una pista che, secondo l'accusa, avrebbe individuato nei due imputati gli esecutori materiali dell'attentato. I due avrebbero avuti ruoli diversi ma sono ritenuti entrambi responsabili di aver materialmente piazzato la bomba scoppiata a Brescia durante una manifestazione organizzata dai sindacati nel 1974” come ebbe a scrivere il 13 novembre 2023 'Verona Sera', uno dei pochi giornali che ha preferito approfondire e rendere noto al pubblico queste novità giudiziarie. Già da tempo la magistratura era arrivata a capire i forti collegamenti che esistevano in quegli anni tra la nostra Gladio e una parallela struttura ‘Stay Behind’ jugoslava, di fatto costituita dagli ustascia croati (i grandi alleati dei fascisti del Duce e dei nazisti del Fuhrer nella nostra invasione della ex-Jugoslavia nel 1941) e ad individuare – tramite questa cellula veronese – in Ordine Nuovo il loro ‘collante’.

Più fonti negli anni passati avevano, infatti, confermato che dalle investigazioni dei carabinieri inviate alla Procura della Repubblica, tra il settembre 2015 e il marzo 2021, si era “scoperto che alcuni militanti della cellula veronese di Ordine Nuovo erano stati reclutati da Gladio e disponessero, già a metà degli anni Sessanta, dei materiali occultati in uno dei cosiddetti Nasco (i nascondigli della struttura), quello di Arbizzano di Negrar, da cui sparirono micce detonanti e alcune bombe MK2 di esclusiva fabbricazione americana, non in dotazione all’esercito italiano”.

Lo scriveranno anche nel dicembre 2023 al momento della chiusura delle indagini.

“E se già nel 1966 erano state sequestrate in una perquisizione alcune di queste bombe a due dirigenti di Ordine Nuovo di Verona, Roberto Besutti e Elio Massagrande (passarono per collezionisti d’armi), lo stesso tipo di granate, si è accertato, erano poi finite nella disponibilità di Marco Toffaloni, oggi rinviato a giudizio per strage”.

Oramai è noto a tutti – almeno a chi sa capire che il mondo non è diviso in due, coi buoni da una parte e i cattivi solo dall’altra – che Gladio era un’organizzazione paramilitare clandestina vietata ed illegale, inquadrata nella rete atlantica Stay Behind, con compiti di sabotaggio, guerriglia, propaganda ed infiltrazioni ‘tra i nemici’ in caso di invasione straniera, operativa da noi almeno già dal 1956 in sinergia con gli USA ed in ottica anti URSS.

Documenti provano che ben 12 «Nuclei di pronto impiego» vennero già in quegli anni preparati alla “guerriglia”. Poi, dal 1959 vennero trasferiti dagli Stati Uniti gli armamenti necessari (tra loro anche esplosivi in grande quantità), poi occultati dal 1963 in 139 «Nasco», di cui ben 100 nel Friuli e 7 nel Veneto. Solo nel 1972 a seguito di una casuale scoperta, da parte di alcuni ragazzi, di materiale militare altamente esplosivo (al plastico C4) del ‘Nasco di Aurisina’ (Trieste), si decise di ‘raccogliere’ tutti ‘depositi’ allora esistenti.

Dai documenti acquisiti dai magistrati di Brescia presso l’Aise (l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna), si è appurato non solo che «tutta la documentazione» relativa ai recuperi dei Nasco è stata «distrutta», ma soprattutto che esisteva «un numero di Nasco superiore a quello dichiarato», e che dopo lo smantellamento il materiale era «transitato per i Comandi dell’Arma dei carabinieri». Così scrivevano più giornali, tra cui ‘L’antifascista’ (quello fondato nel 1954 da Sandro Pertini).

Si è così saputo di diversi incontri per preparare attentati, prima di Piazza della Loggia, in una caserma dei carabinieri a Parona Valpolicella (periferia Nord di Verona), responsabile della custodia del Nasco di Arbizzano di Negrar, presenti quelli di Ordine Nuovo. Già il generale Gerardo Serravalle, alla testa di Gladio dal 1971 al 1974, nelle sue memorie pubblicate nel 1991, parlò di «una Gladio jugoslava gestita dalla CIA». Nessuno allora fece attenzione a quelle parole, che ora - 30 anni dopo - trovano un senso compiuto.

Non solo: secondo la testimonianza di una figura un tempo ai vertici di Ordine Nuovo a Verona, Claudio Lodi, erano stati proprio loro, protetti in ambito Nato, a collaborare con gli ustascia per dar vita alla ‘Gladio Jugoslava’.

Ordine Nuovo è stata dunque ben più di un’organizzazione politica. Del resto, sono gli stessi carabinieri, che hanno affiancato i magistrati di Brescia, a scrivere che «Ordine Nuovo era una forza antinvasione dipendente dalla Ftase di Verona», ovvero dal più importante comando Nato dopo Napoli per il Sud Europa.

Mi ha sempre colpito una frase di Gerardo Serravalle (“Da Gladio a Cosa Nostra” di Luigi Grimandi – Edizioni Kappa Vu – pag. 44) in cui asseriva che “i nostri politici di governo hanno ritenuto di mantenere Stay Behind (Gladio) sino alla fine del 1990. Quindi sono stati tenacemente convinti dell’imminenza di una guerra e della conseguente eventualità dell’invasione”.

A costo anche di mantenere vive organizzazioni neofasciste come Ordine Nuovo o di accettare stragi come quelle di Piazza Fontana o Piazza della Loggia? Viene, inevitabilmente, da chiedersi. E sarebbe interessante sentire, in merito, la risposta dei familiari delle vittime di quelle stragi e di quegli anni sporchi di sangue e terrore.

E magari, a quelli di Piazza della Loggia, chiedere cosa ne pensano che dal 10 novembre 2022 nella loro Brescia, in via Crocifissa di Rosa, 46 (a 12 misurati minuti, a piedi, dal dolore di quella piazza), il partito dei Fratelli d'Italia abbia dedicato il proprio circolo a Pino Rauti. La scelta di intitolargli il circolo – si lesse in una nota del partito - “è stata fatta per riaffermare con forza la continuità ideale della nostra politica: il pensiero di Rauti, infatti, tra ecologismo, visione spirituale della vita, attivismo sociale e culturale, può e deve essere riaffermato oggi di fronte alla crisi dell'occidente". Pino Rauti, sì quello di Ordine Nuovo, sebbene totalmente assolto “per non aver commesso il fatto" ma non per la sua ‘responsabilità morale e politica’.

Di recente un generale, poi eletto, ha definito l’Italia di oggi come il “Mondo al contrario”. Ho paura che il suo giudizio sia tardivo: è da molti decenni che siamo un paese anomalo e molto legato al passato. Fascista in particolare, anche dopo il 25 Aprile 1945, quando – così mi avevano insegnato a scuola – l’Italia è stata liberata dal fascismo.

Del resto Herbert Matthews, il grande giornalista USA, lo scriveva già nel 1956 sul New York Times: “Non avete ucciso realmente il fascismo, è una malattia di cui soffrirete per decenni e riapparirà in forme che non riconoscerete”.

Resta da chiedersi quando finirà la malattia? Quanto altro tempo ci servirà per trovare i giusti vaccini?

14 dicembre 2025 – 3 anni dopo - liberamente tratto dal mio ‘Il tempo che torna indietro – Terza Parte” - Amazon – 2025

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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